Duplice omicidio a Ercolano, l'assassino confessa: «Li ho uccisi io, pensavo fossero rapinatori»

Duplice omicidio a Ercolano, l'assassino confessa: «Li ho uccisi io, pensavo fossero rapinatori»
di Carla Cataldo
Mercoledì 28 Settembre 2022, 07:03 - Ultimo agg. 29 Settembre, 08:55
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Lo sguardo, fino ad allora perso nel vuoto, fissa i giudici, mentre un sospiro accompagna le parole mai dette. «Sono dispiaciuto per quello che è successo. Sono dispiaciuto per la mia famiglia e anche per le famiglie di questi ragazzi». La voce che rimbalza nell'aula della Corte d'assise di Napoli è quella di Vincenzo Palumbo, il camionista di Ercolano che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2021 ha ucciso a colpi di pistola Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, due ventenni di Portici che l'imputato credeva fossero dei ladri. Ieri Palumbo, alla sbarra per duplice omicidio volontario, ha spezzato quel silenzio lungo quasi un anno. Lo ha fatto con delle scuse a metà, giustificandosi con la sua famiglia e solo dopo con quella di Tullio e Giuseppe. Ma poi si è difeso, provando a dimostrare che quella notte non ha sparato per uccidere.

Una lunga testimonianza che ha fatto emergere con chiarezza la distanza tra la versione di Palumbo e la ricostruzione messa in piedi da carabinieri e pm che hanno condotto e coordinato le indagini.

Non a caso le risposte di Palumbo sono state rintuzzate puntualmente dagli avvocati delle famiglie, Capozzo e Bartolino e dallo stesso rappresentante della pubblica accusa Luciano D'Angelo (oggi in aula con la collega Barbara Aprea).

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Quella notte Tullio e Giuseppe si trovavano in via Marsiglia, nella periferia alta di Ercolano. All'improvviso vengono investiti da una pioggia di proiettili esplosi da Palumbo: credeva fossero dei ladri. Durante l'interrogatorio Palumbo ha confermato di essere sceso in strada per capire cosa fosse accaduto. «Mi sono avvicinato alla macchina ho sentito un lamento, sono tornato indietro e ho chiamato i carabinieri. Non ha avuto l'impulso di soccorrere chi era rimasto ferito dopo avere sentito i lamenti?», ha chiesto il pm D'Angelo. «No, - la gelida replica - ho preferito avvertire i carabinieri». 

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