Emilio Fede svegliato dai poliziotti di Napoli alle 4 di mattina: «Trattato come un boss»

Emilio Fede svegliato dai poliziotti di Napoli alle 4 di mattina: «Trattato come un boss»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 27 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 28 Giugno, 07:02
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Emilio Fede svegliato dai poliziotti alle 4 di mattina mentre dormiva nel solito albergo sul lungomare di Napoli. Non c'è pace per l'ex direttore del Tg4, che ha compiuto 90 anni il giorno dopo la morte di sua moglie, l'ex senatrice Diana de Feo. «Tutto chiarito - smorza ora le sue dichiarazioni l'ex anchorman di Mediaset e Rai - ma a volte penso di essere diventato una sorta di boss per ricevere così tante attenzioni da parte delle forze dell'ordine, che pure continuo a rispettare ed essere loro grato». Non è infatti la prima volta che Fede si ritrova in simili situazioni, già pochi mesi fa fu svegliato nel cuore della notte per un controllo e, prima ancora, scattò un vero e proprio blitz nei suoi confronti mentre cenava con la moglie in un ristorante sul lungomare. «Speravo - dice - ci fosse maggiore comprensione visto pure il momento personale che sto vivendo e il dolore fortissimo che ho subito con la perdita della mia Diana». 

Tutto è avvenuto nella notte di venerdì, quella seguente al giorno in cui Fede aveva partecipato ai funerali della moglie nella chiesa di San Gennaro al Vomero. Il giornalista è infatti agli arresti domiciliari per scontare una pena di 4 anni e 7 mesi di reclusione per la vicenda Ruby e - come per tutti i cittadini ai quali è concesso di scontare la condanna a casa - è soggetto a questo tipo di controlli per verificare che le disposizioni siano osservate. «Non ce la facevo - spiega al Mattino - a dormire a Villa Lucia, nella stessa casa dove mia moglie è defunta, avevo avvertito di questo i carabinieri, ma evidentemente la comunicazione non è stata trasferita».

Quando sono arrivati i poliziotti alle 4 in hotel, Fede dormiva. Per sollecitarlo gli agenti hanno dovuto chiamare la sua assistente personale. Dopo l'incidente di un mese fa, quando il giornalista è stato investito da un'auto, Fede è costretto infatti a spostarsi solo grazie all'ausilio di una sedia a rotelle e con un'assistente. Alla fine dei controlli, compresa la situazione, l'ex direttore di Studio Aperto ha stretto la mano agli agenti che erano andati a svegliarlo, avendo compreso il disguido che si era verificato. I poliziotti infatti, non trovando l'ex anchorman nell'incantevole Villa Lucia al Vomero, si sono allarmati e si sono quindi recati al solito hotel che Fede utilizza durante i suoi soggiorni a Napoli. 

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«Per partecipare ai funerali di mia moglie - spiega Fede - avevo chiesto l'autorizzazione al Tribunale di sorveglianza di Milano per venire a Napoli. Poi, dopo il funerale, non me la sono sentita di dormire nella stessa casa in cui mia moglie è morta e sono andato in albergo, ma avevo avvertito». Il giornalista spiega le disposizioni che deve osservare durante i suoi soggiorni all'ombra del Vesuvio. «A Napoli - dice - posso mangiare in hotel ma dovrei dormire obbligatoriamente a Villa Lucia ma non me la sento, chiederò per pietà di cambiare questa cosa che è una tragedia nella tragedia. Ora dovrò rientrare a Milano, anche se io amo Napoli perché anche mia moglie l'amava».

Si sente però accerchiato da questi continui controlli. Lo scorso anno ricorda di quando fu persino arrestato davanti a tante persone mentre cenava con la sua Diana, reo - secondo gli agenti di allora - di non aver comunicato al Tribunale di sorveglianza che si sarebbe spostato da Milano a Napoli. Adesso, invece, il giornalista è sicuro di aver fatto tutte le comunicazioni prescritte dalla legge e in questo momento di dolore per la perdita della moglie non si sarebbe aspettato questo trattamento con un blitz in piena notte. 

 

Sull'episodio è intervenuta ieri la capogruppo di Forza Italia al Senato, Annamaria Bernini. «L'irruzione notturna della polizia nella camera d'albergo di Emilio Fede per verificare se aveva il permesso per partecipare a Napoli ai funerali della moglie - ha detto la senatrice - non è degna di un Paese civile. È semmai un'inaccettabile deriva da Stato di polizia giudiziaria, segnale di un accanimento assolutamente inaudito nei confronti di un uomo di novant'anni. Questo non vale ovviamente per gli agenti che hanno fatto solo il loro dovere, ma per chi ha assunto questa decisione persecutoria». 

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