L'evasione lampo di Pippotto: «Con un inganno quell'uomo è salito sulla mia macchina»

L'evasione lampo di Pippotto: «Con un inganno quell'uomo è salito sulla mia macchina»
di Luigi Sabino
Domenica 9 Maggio 2021, 10:05 - Ultimo agg. 10 Maggio, 08:32
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«Mi hanno rubato l'auto, per favore potete darmi un passaggio fino alla stazione di Perugia?». È così che Pippotto, al secolo Domenico D'Andrea, killer dell'edicolante Salvatore Buglione, è riuscito a convincere un'ignara automobilista ad accompagnarlo nel capoluogo umbro dopo la sua evasione dal carcere di Capanne. La donna, come da lei stessa raccontato agli investigatori, ha riferito di essere stata fermata da D'Andrea mentre percorreva la Strada regionale Pievaiola poco prima dell'una quando le si è parato dinanzi un uomo che, con marcato accento napoletano, le chiedeva un passaggio perché gli avevano trafugato l'auto e aveva bisogno di raggiungere lo scalo ferroviario perché lì, a suo dire, aveva delle persone che lo avrebbero aiutato a tornare a casa. Una richiesta d'aiuto che la signora non si sente di ignorare anche se questo, per lei, significherà trascorrere la successiva mezz'ora in compagnia di un ergastolano evaso.

Sono circa le 13.30 quando i due arrivano alla stazione di Fontivegge dove Pippotto, dopo averla ringraziata, scende dall'auto e si allontana. La donna, forse insospettita, forse desiderosa di dare un ulteriore aiuto a una persona in difficoltà, però, compie un gesto che si rivelerà fondamentale per ricostruire almeno la fase iniziale della fuga, allerta la centrale operativa della Polizia di Stato segnalando di aver incontrato un uomo cui era stata appena rubata la macchina.

Segnalazione che in quel momento, però, non viene messa in relazione con l'evasione perché solo dieci minuti prima è scattato l'allarme. D'Andrea, infatti, era atteso per la chiamata WhatsApp che gli spettava ma solo quando non si è presentato gli agenti della Polizia Penitenziaria si sono accorti della sua fuga. Immediatamente sono cominciate le ricerche e, soprattutto, le indagini per scoprire come Pippotto avesse fatto a lasciare il penitenziario. Fondamentali sono state le immagini riprese da una telecamera di sorveglianza installata nell'area dove D'Andrea, dal 10 marzo scorso, svolgeva lavoro esterno per buona condotta. L'occhio elettronico lo riprende prima mentre si guarda intorno con circospezione per assicurarsi di non essere sorvegliato, poi, mentre, a passo svelto, si dirige verso una zona del perimetro del penitenziario dove non è presente il muro di cinta ma solo una rete di protezione. Sono le 11.07. Sul posto, gli investigatori, troveranno che, effettivamente, la recinzione è stata piegata dal peso del fuggitivo che, poi, ha fatto perdere le sue tracce attraverso i campi circostanti. Nelle campagne Pippotto, anche perché non conosce l'area circostante al penitenziario, vagherà per circa due ore, fino a quando non raggiunge la strada e incrocia la donna che lo accompagnerà a Perugia. Di lui si perdono le tracce nonostante l'imponente caccia all'uomo predisposta dalle forze dell'ordine cui partecipa anche un elicottero.

Una volta arrivato alla stazione, D'Andrea, infatti, sembra essere svanito nel nulla, messo in allarme dallo spiegamento di forze. Solo quando inizia a fare buio esce di nuovo allo scoperto. Sono le 21.15 quando si avvicina a un tassista che sosta nella zona di Fontivegge. «Mi puoi accompagnare a Firenze? Non ho soldi ma appena arrivati faccio in modo di farti un bonifico». L'uomo, anche a causa dell'aspetto trasandato di Pippotto, però, rifiuta e, appena questi si allontana, chiama le forze dell'ordine. La descrizione che fornisce, dall'accento partenopeo alla tuta grigia che indossa, corrisponde a quella dell'evaso. In pochi minuti la zona di Fontivegge è circondata dagli investigatori. D'Andrea è localizzato all'interno di un boschetto di via Ettore Ricci, a pochi passi dal Comando regionale della Guardia di Finanza. Quando si vede scoperto, tenta la fuga ma è immobilizzato dagli uomini del vicequestore aggiunto Adriano Felici. «Volevo andare via da Perugia - ha raccontato - anche se non avevo una meta precisa». Nei giorni scorsi D'Andrea era stato trovato positivo alla morfina. Un fatto gravissimo che gli avrebbe fatto perdere i benefici della buona condotta.

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