«Mi hanno rubato l'auto, per favore potete darmi un passaggio fino alla stazione di Perugia?». È così che Pippotto, al secolo Domenico D'Andrea, killer dell'edicolante Salvatore Buglione, è riuscito a convincere un'ignara automobilista ad accompagnarlo nel capoluogo umbro dopo la sua evasione dal carcere di Capanne. La donna, come da lei stessa raccontato agli investigatori, ha riferito di essere stata fermata da D'Andrea mentre percorreva la Strada regionale Pievaiola poco prima dell'una quando le si è parato dinanzi un uomo che, con marcato accento napoletano, le chiedeva un passaggio perché gli avevano trafugato l'auto e aveva bisogno di raggiungere lo scalo ferroviario perché lì, a suo dire, aveva delle persone che lo avrebbero aiutato a tornare a casa. Una richiesta d'aiuto che la signora non si sente di ignorare anche se questo, per lei, significherà trascorrere la successiva mezz'ora in compagnia di un ergastolano evaso.
Sono circa le 13.30 quando i due arrivano alla stazione di Fontivegge dove Pippotto, dopo averla ringraziata, scende dall'auto e si allontana. La donna, forse insospettita, forse desiderosa di dare un ulteriore aiuto a una persona in difficoltà, però, compie un gesto che si rivelerà fondamentale per ricostruire almeno la fase iniziale della fuga, allerta la centrale operativa della Polizia di Stato segnalando di aver incontrato un uomo cui era stata appena rubata la macchina.
Una volta arrivato alla stazione, D'Andrea, infatti, sembra essere svanito nel nulla, messo in allarme dallo spiegamento di forze. Solo quando inizia a fare buio esce di nuovo allo scoperto. Sono le 21.15 quando si avvicina a un tassista che sosta nella zona di Fontivegge. «Mi puoi accompagnare a Firenze? Non ho soldi ma appena arrivati faccio in modo di farti un bonifico». L'uomo, anche a causa dell'aspetto trasandato di Pippotto, però, rifiuta e, appena questi si allontana, chiama le forze dell'ordine. La descrizione che fornisce, dall'accento partenopeo alla tuta grigia che indossa, corrisponde a quella dell'evaso. In pochi minuti la zona di Fontivegge è circondata dagli investigatori. D'Andrea è localizzato all'interno di un boschetto di via Ettore Ricci, a pochi passi dal Comando regionale della Guardia di Finanza. Quando si vede scoperto, tenta la fuga ma è immobilizzato dagli uomini del vicequestore aggiunto Adriano Felici. «Volevo andare via da Perugia - ha raccontato - anche se non avevo una meta precisa». Nei giorni scorsi D'Andrea era stato trovato positivo alla morfina. Un fatto gravissimo che gli avrebbe fatto perdere i benefici della buona condotta.