Fatture pagate due volte, maxi stangata su centri privati e dirigenti dell'Asl Na3

Fatture pagate due volte, maxi stangata su centri privati e dirigenti dell'Asl Na3
di Pierluigi Frattasi
Mercoledì 9 Gennaio 2019, 13:33
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Fatture pagate due volte per le cure riabilitative. Liquidate anche prestazioni sanitarie erogate senza titolo o addirittura mai fatte. Stangata della Corte dei Conti della Campania sui centri di riabilitazione dell'Asl Napoli 3 Sud, per un danno erariale di circa 6,3 milioni di euro negli anni 2003-2011. Indagini condotte dalla Guardia di Finanza, gruppo Tutela Spesa Pubblica di Napoli, nell'ambito dell'inchiesta dei pm contabili Ferruccio Capalbo e Francesco Vitiello. Il collegio, presieduto da Michael Sciascia, ha condannato imprenditori e dirigenti dell'azienda sanitaria. Nello specifico, Antonio Mancino, titolare del centro di terapia fisica Silvia per 877mila euro, la A&P Multiservizi Srl, già Centro diagnostico Plinio srl, per 5,4 milioni. Condannati in via sussidiaria Salvatore Brancaccio, in qualità di direttore del distretto sanitario 34 dell'Ex Asl Na 5, poi confluita nell'Asl Na 3 Sud, e Felice Maiorana, già sostituto del direttore del distretto 55 dell'Asl Na 3 Sud, per un milione ciascuno, mentre l'avvocato Chiara Di Biase, responsabile del servizio affari legali dell'Asl Na 3, per 600mila euro, «per non aver adeguatamente supportato nell'attività consultiva» l'amministrazione sulla migliore soluzione da adottare. In pratica, i dipendenti dell'Asl dovranno pagare solo nel caso in cui non lo facessero i condannati in via principale. Tutti i condannati avranno modo di ricorrere in appello. Respinta, invece, la domanda per Maurizio D'Amora, all'epoca direttore generale dell'Asl Na 3 Sud. Estromesso dal giudizio Pasquale Esposito.
 
Le indagini sono scattate nel 2014, su esposto del sindacato Fials di Napoli. Nel mirino la «liquidazione di adeguamenti tariffari non dovuti» da parte dei distretti 34 e 55 dell'Asl Na 3 Sud in favore dei due centri privati di riabilitazione convenzionati con il servizio sanitario nazionale.

Esborsi partiti nel 2013, dopo una sentenza del Consiglio di Stato sulla definizione delle tariffe per le cure di riabilitazione, fissate da Palazzo Santa Lucia nel 2000, ma aggiornate solo nel 2009 dal commissario ad acta. Quest'ultimo atto peraltro non riconosciuto inizialmente dalla Regione, che l'aveva annullato in autotutela lo stesso anno. Ne era seguito un lungo contenzioso, chiuso solo nel 2013. Subito dopo i due centri avevano fatto richiesta degli adeguamenti.

Per i giudici i centri Silvia e Plinio hanno «consapevolmente equivocato sulla portata interpretativa della sentenza, speculando sul parere espresso dall'avvocato» dell'Asl. «Hanno presentato all'Asl le fatture con causale l'espresso richiamo volutamente fallace e ingannevole all'adeguamento tariffario, senza specificare la tipologia delle prestazioni rese». Una condotta che ha provocato «un gravissimo pregiudizio al disastrato bilancio della sanità regionale, tanto che la Regione Campania di lì a poco è stata costretta ad adottare un piano di rientro dal deficit sanitario». «Il centro Plinio - sottolineano i giudici - ha presentato le fatture nonostante fosse pienamente consapevole di non possedere alcun titolo abilitativo». Censurato poi il comportamento dei dirigenti dell'Asl per la liquidazione delle fatture senza previa verifica obbligatoria sugli adeguamenti.
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