«Siamo consapevoli - hanno detto - che il nostro ricorso non ci potrà portare ad essere reintegrati nel posto di lavoro, ed agiamo esclusivamente mossi dal desiderio di contribuire a tutelare l'esercizio di un diritto fondamentale, spettante a chiunque, quale quello di libertà di manifestazione del pensiero e di critica, in Italia ed in Europa».
Gi ex operai sottolineano, infine, che quando inscenarono di Marchionne, erano in uno stato di «grande prostrazione». «Il nostro intento è esclusivamente quello di tutelare la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto di critica - hanno concluso - eravamo sindacalisti ed in cassa integrazione già da sei anni, quando davamo vita a tale rappresentazione, al di fuori dell'orario di lavoro ed in un luogo pubblico. Versavamo altresì in uno stato di grande prostrazione, perché solo pochi giorni prima una nostra collega, dello stesso reparto ed in cassa integrazione, si era tolta la vita».