«Se toccano una, rispondiamo tutte». Con questo slogan si è svolto il flashmob in memoria di Ornella Pinto, vittima di femminicidio con attivisti e associazioni in piazza Dante. Un evento nato alla vigilia di due date importanti: la prima, domani, quando si festeggerà la festa della mamma e Ornella era madre di un bimbo di 4 anni, oggi rimasto senza entrambi i genitori e cresciuto dai nonni e dalle zie; l’altra, martedì 11 maggio, giorno del compleanno della vittima, che avrebbe compiuto 40 anni, se non fosse stata ammazzata lo scorso 13 marzo dall’uomo che diceva di amarla.
L’iniziativa è nata anche perché «l'emergenza sanitaria ha aumentato il rischio di violenza sulle donne, che spesso si manifesta all’interno della famiglia», si legge in un volantino. «Non è un gesto di follia, un raptus oppure l’impulso improvviso di un folle.
«Siamo scesi in piazza come persone per gridare il dolore e la rabbia di altre persone, in questo caso donne, che sono vittime di femminicidio - afferma Rosaria Guarino - tutto è nato con l’ultimo caso, quello di Ornella Pinto, nostra amica e collega di tante di noi che sono qui e come lei insegnavano al Liceo Artistico Di Napoli. Non è casuale la giornata di oggi. Vogliamo sollecitare la necessità di giustizia, perché oggi un femminicida se si presenta spontaneamente o richiede il rito abbreviato si vede ridotta la pena. Abbiamo avuto l’esempio del caso di Fortuna Bellisario, il cui assassino è stato rimesso ai domiciliari dopo 2 anni dal fatto perché non ritenuto pericoloso». Per Stefania Fanelli, responsabile dello sportello anti violenza dell’associazione Frida Kahlo di Marano «occorre un’azione corale per arginare la violenza contro le donne. La legge sul codice rosso prevede la formazione obbligatoria delle forze dell’ordine, ma ancora oggi non è così. Spesso raccogliamo storie di donne che hanno denunciato e hanno subito un processo di vittimizzazione secondaria, non sentendosi accolte. Ma anche per i magistrati vale il discorso della formazione, perché quello che è accaduto per il caso Bellisario è agghiacciante. Quindi inasprimento delle pene, ma anche un piano straordinario per l’occupazione femminile dato che spesso le donne non denunciano perché non hanno indipendenza economica, infine la prevenzione poiché la Convenzione di Istanbul stabilisce di introdurre l’educazione ai sentimenti nelle scuole».