L’Archivio di Stato di Napoli come una discoteca. La vicenda che coinvolge il sito culturale, un ex monastero benedettino del ’500 che sabato ha fatto da location per un ricevimento nuziale, ha fatto presto il giro dei giornali e del web. Alcune immagini pubblicate da Repubblica Napoli ritraggono gli ambienti che ospitano dipinti, affreschi e documenti avvolti nel fumo e affollati dagli invitati, con il patrimonio storico del bene che sarebbe stato messo a rischio, e diversi riferiscono che sono entrati in funzione gli allarmi antincendio.
I sindacati tuonano: «Gli ambienti monumentali dell’Archivio di Stato non sono adatti a questo tipo di manifestazioni pubbliche. L’altissimo numero di invitati ha reso il lavoro di salvaguardia e vigilanza del patrimonio, da parte dei dipendenti AsNa, estremamente difficoltoso» dicono Cgil-Fp, Cisl-Fp, Confsal Unsa e Uilpa in una nota congiunta. Il direttore generale degli archivi del ministero della Cultura, Antonio Tarasco, comunica di aver inviato una lettera alla direttrice dell’Archivio, Candida Carrino, con la richiesta di urgenti chiarimenti, in cui scrive: «Se emergeranno responsabilità da parte dell’Archivio di Stato di Napoli, saranno adottati i conseguenti provvedimenti»; il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli chiede di sapere «dalla direzione non solo se l’evento in questione abbia ottenuto tutti i permessi e i pareri favorevoli, ma anche se non si ritenga necessario interrompere qualsiasi forma di evento mondano all’interno dell’Archivio». Sul banco degli imputati c’è così la Carrino, da 5 anni alla guida del sito: «Le opere erano al sicuro. Sono la prima interessata a tutelare l’archivio e le sue dotazioni».
Direttrice, è vero che le opere erano a rischio?
«Assolutamente no. Si è parlato di fumi e fiamme libere nelle sale: i primi erano l’effetto dell’evaporazione del ghiaccio secco, adottato nei teatri lirici, parimenti tutelati, e comunque sorvegliati dal personale di sala; le seconde, che si pensa provenissero da candele, sono invece state prodotte da luci a led, colorate ma ipotermiche. Ma quando le evaporazioni sono salite di intensità si è intervenuto per non far suonare gli allarmi antincendio. Che infatti, a differenza di quanto riportato, non sono scattati».
Sarebbero stati accesi forni e stufe negli atri esterni.
«I forni erano a microonde e le stufe sempre a led».
Si racconta di resse di persone nelle vicinanze di quadri importanti.
«Anche questo lo smentisco: i cibi sono stati consumati da seduti, in tavoli da dieci persone, nelle sale Catasti e Filangieri. Mentre l’aperitivo è stato servito nel chiostro del Platano, ma tra i tavoli e l’affresco c’era la sorveglianza dei dipendenti e dei camerieri, con una distanza di sicurezza garantita da un apposito cordone».
E la musica?
«Gli organizzatori l’hanno diffusa nel primo atrio, all’aperto, come accade anche durante le manifestazioni culturali e artistiche che ospitiamo. A mezzanotte, come da regolamento, la musica è stata stoppata. Ieri mattina i controlli non hanno riscontrato alcun danno, ma la polemica è tutta molto strana: gli sposi hanno stipulato un’assicurazione che serve a ripagare eventuali danni, come fa chiunque prenda in affitto un sito culturale. Noi, ripeto, diamo spesso in concessione l’Archivio per eventi privati».
È una pratica ben vista dal ministero della Cultura?
«Altroché. Lo Stato ci chiede di mettere i beni a disposizione di privati, per renderli produttivi. E io rivendico questo uso, ancorché svolto nella stretta osservanza delle regole. Come è successo sabato».
Tuttavia c’è chi contesta l’assenza di permessi specifici.
«Ho tutti i documenti in regola e posso produrli in qualsiasi momento: a marzo gli sposi hanno fatto richiesta di concessione di alcuni ambienti dell’Archivio per festeggiare il matrimonio. A maggio ho richiesto il parere dell’architetto responsabile che nel giro di alcune settimane ha dato l’ok, ad ottobre è stato stipulato un contratto di concessione per l’uso temporaneo degli spazi, compresa la convenzione in conto terzi per il personale. Il catering è stato affidato alla ditta Alba Catering, in possesso dei requisiti di legge per lo svolgimento di tale attività in ambienti tutelati dal codice dei beni culturali, poi sono stati effettuati dai fornitori e delle maestranze numerosi sopralluoghi con la dottoressa Ricciardi, la nostra funzionaria archivistica, al fine di chiarire norme e limiti dell’utilizzo dei luoghi, e la stessa cosa è avvenuta con la società che si occupa della manutenzione impiantistica».
Cosa sente di dire?
«Provo un rammarico profondo, in questi anni ho agito con entusiasmo per far sì che l’Archivio trovasse la meritata collocazione all’interno dei luoghi della cultura, eppure non è stato sufficiente ad evitare una macchina del fango infondata».