Giovanbattista Cutolo ucciso a Napoli: il killer gelido e (quasi) infastidito

Daniela Di Maggio madre coraggio in lacrime

Il sit-in per Giogiò
Il sit-in per Giogiò
di Melina Chiapparino, Leandro Del Gaudio
Mercoledì 20 Marzo 2024, 08:07
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Non ha mai abbassato lo sguardo. E non ha tradito un minimo di emozione. Ha incrociato gli occhi della mamma del ragazzo ucciso pochi mesi fa e non ha fatto una piega. Gelido, indifferente, ai limiti della strafottenza, nel chiuso di pochi metri quadrati. Eccoli i due protagonisti di questa storiaccia diventata caso nazionale. Lì all'interno dell'aula di giustizia del Tribunale dei Minori, c'è un ragazzo di 17 anni (che verrà condannato a 20 anni di reclusione per omicidio volontario) e Daniela Di Maggio, la donna che ha avuto la forza di scrollare le coscienze di molti dalla rassegnazione.

Daniela è accanto al marito e al loro avvocato di fiducia, il penalista Claudio Botti, stringe tra le mani una foto del figlio Giovanbattista Cutolo, il musicista di 24 anni ucciso lo scorso agosto.

Poi, all'improvviso, entra lui, l'assassino di 17 anni. Non ha le manette, perché è minore. Si accomoda davanti alla donna, la guarda, ma non si scompone più di tanto. Daniela piange, lui resta di sasso, quasi infastidito. Potrebbe alzare le mani e chiedere perdono, mimando un gesto di riconciliazione, ma sembra distante anni luce dal processo che si sta celebrando a suo carico. Accanto al babykiller, i suoi genitori. Tutt'altro che remissivi, tutt'altro che colpiti da un moto di orgoglio o di pudore per quanto provocato dal figlio il 31 agosto all'interno di un pub di piazza Municipio. Anzi, si mostrano arroganti, finanche minacciosi.

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Un contesto familiare noto, quello che circonda il giovane assassino. Pensate: appena qualche settimana dopo il delitto, tra parenti e amici del 17enne c'era chi lo incoraggiava a non arrendersi, lì nel chiuso di un carcere minorile di Catanzaro. Parole di sfida puntualmente postate sui canali social, a partire da TikTok, dove è stata addirittura pubblicata la scena di un colloquio tra il minorenne e i propri genitori. Una scena ripresa da una donna (probabilmente una zia), che ha poi trovato la forza di celebrare il ragazzino come «l'amore della propria vita». Commenti, post e scene di vita vissuta che hanno inciso nella scelta del giudice di negare la messa alla prova, per poi firmare una condanna esemplare, anche per staccare il 17enne da un simile contesto.

 

Dunque, il giovane assassino e la madre priva del proprio figlio, mutilata per sempre del ragazzo che sognava di fare il musicista e di mettere a frutto il talento allenato al conservatorio di San Pietro a Majella. Due facce della stessa tragedia, in un vortice di emozioni che poi esplodono - ovviamente a corrente invertita - dopo la lettura della sentenza. Sono da poco passate le due di ieri pomeriggio, quando il gup pronuncia il verdetto: condanna a 20 anni di reclusione. Tensione e gioia, rabbia ed emozione. Proviamo a rivedere la scena all'esterno del Palazzo di giustizia.

La gioia è esplosa sul volto di Daniela Di Maggio che ieri, poco dopo le 14,30, si è affrettata ad uscire dal tribunale per gridare a tutti cosa stava provando, battendo su un concetto in particolare: «Non è stata una vittoria personale ma la vittoria della giustizia giusta», quella culminata con la condanna a 20 anni del 17enne killer di suo figlio. Quindi; i sorrisi, gli applausi ed i cori affettuosi dedicati a Giogiò dagli amici e dai familiari presenti ieri al sit-in, davanti al Tribunale dei minori, sono andati avanti quasi come un momento di liberazione. Ma non è mancata altra tensione, altro veleno. Il momento di commozione è stato improvvisamente interrotto, le urla di gioia sono state sovrastate da altre urla. Questa volta urla di rancore minaccioso. Poco distante da Daniela, infatti, il gruppetto di amici e musicisti, coetanei del 24enne, è diventato il bersaglio di gesti e parole offensive. «Il padre del killer ha sbeffeggiato gli amici di mio figlio» ha raccontato la madre di Giogiò che non ha esitato a sottolineare come «tutto questo sia ancora una volta la prova evidente che non ci possa essere riabilitazione, il seme del male e della violenza è insito in questa famiglia».

È successo tutto in una manciata di istanti. I parenti del 17enne condannato mentre attraversavano il marciapiede, all'ingresso del Tribunale, presidiato da numerose forse dell'ordine e polizia in tenuta antisommossa, hanno incrociato gli sguardi dei ragazzi riuniti nel sit-in. Il padre del killer, come confermato da Daniela, ha provocato e insultato fino a simulare con le mani il simbolo di una pistola gli amici del giovane musicista, che hanno risposto urlandogli contro e ribellandosi a quell'ennesima azione di violenza. Mentre il clima di tensione saliva, gli agenti di polizia hanno rafforzato le cortine a presidio del marciapiede antistante il tribunale dove si trovava il gruppetto dei musicisti amici di Giogiò e, velocemente, hanno fatto allontanare i familiari del 17enne che, nonostante tutto, continuavano ad inveire e urlare contro i ragazzi del sit-in. Brutta scena che sembra confermare l'importanza del verdetto pronunciato ieri.
 

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