Green pass, la sfida del turismo a Napoli: «Regole chiare o sarà il caos»

Green pass, la sfida del turismo a Napoli: «Regole chiare o sarà il caos»
di Valerio Iuliano
Mercoledì 4 Agosto 2021, 09:00 - Ultimo agg. 16:46
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La libertà di circolazione all'interno di bar e ristoranti al chiuso sarà vincolata all'esibizione del green pass da venerdì 6 agosto. Per gli esercenti napoletani si tratta di una novità positiva sul fronte della salute pubblica, anche se, per alcune categorie, le regole non sono ancora del tutto chiare e le perplessità non mancano. Il decreto approvato a luglio elenca una serie di servizi e ambiti accessibili solo con il Green pass. Tra questi, figurano gli esercizi di ristorazione al chiuso e il testo normativo esclude dalle nuove disposizioni gli under 12. Sul Green pass, è categorico il presidente della Regione De Luca: «Mi pare del tutto ragionevole affermare il principio per cui chi frequenta luoghi pubblici debba essere vaccinato. Sono assolutamente d'accordo con il Green pass anche perché la Regione Campania lo ha già fatto 4 mesi fa, pure se a Roma non se ne sono accorti. Se avessero utilizzato il lavoro della Campania, avremmo fatto prima e creato meno confusione». I titolari delle attività coinvolte dalle nuove disposizioni saranno tenuti a verificare il possesso della «certificazione verde Covid 19», che attesta la vaccinazione effettuata - anche con una sola dose - o la guarigione avvenuta oppure ancora un test molecolare o antigenico con esito negativo. Nell'eventualità di violazioni, la multa va da 400 a 1000 euro sia per l'esercente che per il cliente, con uno sconto del 30% se si paga entro 5 giorni. 

«Ritengo che la ratio della norma sia giusta - spiega Massimo Di Porzio, presidente della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi aderente alla Confcommercio, oltre che titolare del ristorante Umberto - e quindi sono d'accordo sul Green pass. Tuttavia bisognava estenderlo a tutti, non solo ai locali al chiuso, già penalizzati tantissimo durante un anno e mezzo di pandemia. Spero che non ci siano cali di presenze, anche perché sono certo che i clienti si sentiranno ancora più sicuri, sapendo che anche tutti gli altri clienti in sala sono vaccinati. Controlleremo con l'app verificaC19 la validità del Green pass ed effettueremo il tracciamento di una persona per tavolo, ma non chiederemo altri documenti, perché non compete a noi. Questo deve essere chiaro: siamo ristoratori, non poliziotti». La app ministeriale servirà ai titolari per accertarsi della validità del Green pass, che i clienti potranno esibire attraverso lo smartphone o con la certificazione cartacea. «È l'unica modalità prevista per le verifiche - aggiunge Di Porzio - e alcuni colleghi che la usano per il catering dal mese di luglio talvolta hanno segnalato qualche anomalia. Ma non dovrebbero esserci problemi. Considero, però, che il Green pass dovrebbe valere per tutti, anche per chi utilizza i mezzi di trasporto». Michele Giugliano, titolare di Mimì alla ferrovia, rivela di non aver compreso del tutto il testo normativo, come gli aspetti relativi al numero di persone da controllare per ciascun gruppo. «Spero solo di non dover controllare tutti quelli che entrano ma uno solo per tavolo.

In ogni caso, si tratta di un'iniziativa positiva perché in questo modo aumenta la sicurezza dei clienti. Provvederemo a disporre più tavoli all'esterno. Conto di arrivare a 15 tavoli all'aperto con 40 persone. Mentre all'interno accogliamo fino a 120 persone. In questo periodo a Napoli ci sono tanti turisti giovani. Anche grazie alla certificazione, ci riprenderemo presto». 

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Al Gambrinus sono già pronti ad accogliere la certificazione verde. «Se serve a risolvere il problema del Covid - segnala il responsabile marketing Massimiliano Rosati - va benissimo. Dal punto di vista lavorativo, rallenterà la nostra attività. Ma controlleremo tutti quelli che consumeranno all'interno, mentre per chi consuma al banco non è previsto. Lo segnaleremo con i cartelli necessari». Una sorta di cordone servirà a delimitare il passaggio verso la sala dove occorre il Green pass.

Per le strutture ricettive il discorso cambia. Il Green pass non dovrà essere esibito da chi si reca in un albergo solo per soggiornarvi. «È necessario invece - sottolinea il presidente di Federalberghi Napoli Antonio Izzo - per i servizi come ristorazione, bar e piscine al coperto». Il paradosso sta nel fatto che la certificazione è obbligatoria solo per chi frequenta gli spazi chiusi all'interno della struttura. Ma se il ristorante è all'aperto, il Green pass non serve. E nemmeno per chi volesse consumare la colazione in camera. «Come associazione - riprende Izzo - ci stiamo attrezzando per indicare, all'interno delle strutture, dove è necessario avere il Green pass, con un sistema di cartelli. Ma sarebbe opportuno che fosse tutto chiaro per i viaggiatori, anche attraverso un'adeguata campagna di comunicazione. Non siamo contrari, anzi. Per ripartire è un ottimo strumento, che permette anche al nostro personale di lavorare con maggiore serenità». Sulla stessa lunghezza d'onda Giancarlo Carriero, presidente del Convention Bureau di Napoli e patron del Grand Hotel Regina Isabella di Lacco Ameno. «Il Green pass è benvenuto, perché spingerà i riottosi a vaccinarsi. C'è qualche perplessità sull'uso della certificazione nei ristoranti non all'aperto ed è incomprensibile anche l'utilizzo nei centri termali, che sono presidi sanitari. Ma è l'unica azione seria per il rilancio del turismo», conclude Carriero. 

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