Napoli, il disastro delle piste ciclabili:
«Poche, mal progettate e pericolose»

Un tratto della pista ciclabile a Fuorigrotta
Un tratto della pista ciclabile a Fuorigrotta
di Antonio Folle
Martedì 21 Maggio 2019, 20:52
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La mobilità alternativa attraverso l'utilizzo della bici è da sempre uno dei principali cavalli di battaglia dell'amministrazione arancione targata Luigi de Magistris. Copiosi gli investimenti su questo fronte. Oltre un milione di euro per la sola realizzazione del tratto che collega l'area flegrea con il lungomare, un progetto istituito dall'amministrazione Jervolino. L'investimento doveva servire a rivalutare aree poco valorizzate anche dal punto di vista paesaggistico e, soprattutto, a ridurre i pesanti livelli di inquinamento. Nei fatti, però, oggi la pista ciclabile napoletana - in origine il progetto prevedeva circa 20 km di ciclabile oltre a incentivi per il trasporto delle bici a bordo di metropolitane e bus - è uno disastro. Gli spazi che dovrebbero essere destinati al solo transito delle bici nei due sensi di marcia sono quasi sempre occupati da scooter in sosta selvaggia, rendendo così del tutto inutile la corsia riservata ai ciclisti. Una problematica, quella del mancato rispetto delle aree destinate alle biciclette, più volte denunciata anche da varie associazioni di categoria che hanno puntato il dito sui mancati controlli da parte della polizia municipale.
 
 


Non migliore, ovviamente, il fronte legato alla manutenzione dei vari monconi che compongono la pista ciclabile napoletana. Nel quartiere di Fuorigrotta paletti divelti, attraversamenti pedonali incoprensibili - spesso poco visibili - e pezzi di asfalto mancanti rendono la ciclabile addirittura pericolosa. A via Caracciolo, dove le discrete condizioni del manto stradale consentirebbero un agevole transito alle biciclette, la pista ciclabile, oltre che delimitata dal famoso - e famigerato - cordolo della discordia, è costantemente occupata da pedoni che la utilizzano come area di passeggio privilegiata, penalizzando così ancora una volta i ciclisti.

Bike sharing? Non pervenuto. L'ambizioso progetto lanciato nel 2013 doveva rappresentare, sulla falsariga di città come Milano o Bologna, la "spina dorsale" della mobilità alternativa. Ma dopo poche settimane il progetto si è definitivamente arenato e gli stalli per le bici in condivisione si sono trasformati, tra l'indignazione generale, in aree parcheggio per gli scooter. Tra qualche mese - secondo alcune indiscrezioni provenienti da palazzo San Giacomo - dovrebbe partire un nuovo progetto, ma ancora nulla è stato stabilito. 

La consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle Maria Muscarà individua nel primo cittadino Luigi de Magistris, il primo responsabile del fallimento del progetto-pista ciclabile. «I soldi sono stati investiti male - la rabbia della consigliera pentastellata, molto nota in città per le sue iniziative a favore della mobilità ciclabile - se si pensa che in alcune zone come Fuorigrotta il percorso ciclabile non riceve da anni alcuna manutenzione e si è trasformato in un pericolo per i ciclisti. Il sindaco di Napoli - l'affondo dell'esponente del consiglio regionale - confonde i napoletani quando parla di pista ciclabile. Quella che è stata creata a Napoli non è una pista ciclabile, ma un percorso ciclopedonale, tutt'altra cosa rispetto ai progetti e ai trionfalistici annunci iniziali. Dopo aver speso milioni di euro ci troviamo a non avere una pista ciclabile e, cosa ancor peggiore, ci troviamo di fronte a nuovi annunci propagandistici che hanno il solo scopo di attrarre facili consensi elettorali. Prima di lanciarsi in nuove avventure - ha poi concluso Maria Muscarà - de Magistris spieghi a Napoli e ai napoletani che fine ha fatto il vecchio progetto del bike sharing, naufragato nel silenzio più totale».

Le attuali condizioni del trasporto pubblico, infine, rendono pressochè impossibile il trasporto delle bici a bordo dei mezzi. Tra le principali obiezioni sollevate da chi non voleva l'istituzione di una pista ciclabile a Napoli, infatti, la particolare conformazione della città di Napoli che, con le sue ampie salite, non permette di certo un viaggio "facile" per soggetti poco allenati. Il progetto iniziale del Comune di Napoli prevedeva il trasporto agevolato delle bici a bordo delle metropolitane e dei bus per ovviare al problema dei faticosi saliscendi. Difficile, però, pensare di poter trasportare una bicicletta a bordo di metropolitane e bus quasi sempre iperaffollati e dove in alcune ore del giorno si è letteralmente schiacciati alle pareti da migliaia di viaggiatori accalcati. 
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