Intercettazioni telefoniche e ambientali, attività di captazione che per mesi hanno scavato sulla zona grigia: quella della borghesia napoletana, dei consulenti legali, dei manager a prestazione, dei responsabili degli uffici tecnici. Tutti alle prese con la principale voce di spesa del bilancio regionale, vale a dire la sanità campana, da tempo target indiscusso della camorra napoletana.
Inchiesta sul clan Lo Russo e su alcune ramificazioni camorristiche del centro storico, le indagini fanno registrare una sorta di salto di livello, dalla strada al palazzo, dai marciapiedi dove si spaccia e si organizzano piccole trame di malaffare agli appalti. è in quest'ottica che la Dda di Napoli riesce a intercettare anche Guglielmo Manna, un avvocato che - è bene chiarirlo - con la camorra non ha nulla a che spartire.
La sua voce viene captata ed è in queste intercettazioni che si allude a possibili scambi di favori.
Intanto, l'inchiesta punta a verificare il materiale acquisito in più riprese, a partire dal 19 ottobre ad oggi, quando saranno aperti - in presenza di un consulente informatico della Procura di Roma - computer e telefonini di volta in volta acquisiti. Sono indagati in questa vicenda, oltre a Manna e alla moglie Scognamiglio, anche De Luca (che non è stato perquisito), Carmelo Mastursi (ex capo della segreteria politica di De Luca), l'avvocato avellinese Giuseppe Vetrano, Gianfranco Brancaccio e Giorgio Poziello. Nessuna delle persone coinvolte risponde di reati legati al crimine organizzato.