Bufera sulla Campania. Il giudice Scognamiglio: «Non conosco né De Luca né Mastursi. Io e mio marito separati in casa»

Bufera sulla Campania. Il giudice Scognamiglio: «Non conosco né De Luca né Mastursi. Io e mio marito separati in casa»
Sabato 21 Novembre 2015, 10:46 - Ultimo agg. 12 Novembre, 07:51
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«Non conosco assolutamente né de Luca, né Mastursi, né Vetrano con i quali non ho mai avuto contatti di alcun genere, né, quindi, ho loro mai chiesto, né potuto chiedere, alcun favore né per me né per mio marito». Lo afferma il giudice Anna Scognamiglio, in una dichiarazione diffusa tramite il suo legale, avvocato Giovanbattista Vignola.



La convivenza del giudice Anna Scognamiglio con il marito Guglielmo Manna «era solo formale e dovuta alla necessità di salvaguardare l'equilibrio psichico dei nostri due ragazzi; insomma vivevamo da »separati in casa «e ognuno di noi aveva ed ha la sua vita, anche sentimentale, del tutto autonoma» ha affermato lo stesso giudice Scognamiglio.



«La decisione favorevole a De Luca è stata assunta, all'unanimità, da tutti i componenti del Collegio Giudicante, era conforme a quanto già deciso in precedenza dal Presidente della Sezione ed è stata, poi, confermata integralmente, in sede di reclamo, da altro Collegio del Tribunale, ancora una volta, all'unanimità
» ha proseguito il giudice.



«Se altri hanno assunto una iniziativa del genere - ha aggiunto Scognamiglio - se ne assumeranno le loro responsabilità per aver sfruttato, a mia totale insaputa, il mio nome e la conoscenza del fatto che ero stata designata quale relatrice del processo De Luca». «L'unico elemento indiziante a mio carico, è costituito dal fatto che beneficiario della richiesta illecita rivolta a De Luca sarebbe mio marito il che potrebbe comportare, sul piano astratto, il legittimo sospetto di un mio coinvolgimento nei fatti. Nel mio caso, però - spiega Scognamiglio - un siffatto sospetto non ha motivo di essere poiché, da tempo, i rapporti con mio marito si sono fortemente incrinati tanto da indurmi, già tre anni orsono, a presentare in Tribunale un ricorso di separazione».



«Mai e poi mai avrei compromesso i miei principi morali e la mia professionalità allo scopo di procurargli illeciti vantaggi di carriera.
Aggiungo, che dopo la perquisizione da me subita e dopo aver preso cognizione del capo di imputazione, ho posto fine alla convivenza, sia pure solo formale, con mio marito».
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