«Io apro», i ristoratori di Napoli sfidano i divieti: «Noi come il pusher scagionato per fame»

«Io apro», i ristoratori di Napoli sfidano i divieti: «Noi come il pusher scagionato per fame»
di Gennaro Di Biase
Venerdì 15 Gennaio 2021, 08:30 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 08:06
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Ci siamo: il giorno di «IoApro1501» è arrivato. L'ora X della rivolta dei ristoratori contro le restrizioni anti-Covid scatta stasera, allo scoccare delle 18. Le chat, e i gruppi di ristoratori e gestori di locali, fremono in queste ore. Fioccano pareri legali sui rischi per chi resterà aperto e apparecchierà tavoli o tavolini per i clienti, che non saranno a loro volta esenti da sanzioni. Tra miriadi di opinioni, propagande sovraniste, negazioniste e fake news, sui social gira una «scheda di adesione a IoApro» da inviare all'indirizzo «info@assofir.it» e ci si appella al caso «di un pusher che rappresenta un importante precedente, e un monito, per tutti quelli che non aderiranno all'iniziativa #ioapro», spiega l'avvocato Angelo Pisani di Noi Consumatori. Ieri è nato il gruppo Telegram «IoAproNapoli», che vanta circa 200 iscritti (in aumento progressivo), dopo la nascita del gruppo «IoAproCampania» l'altro ieri, sullo stesso social, che ora va verso i 300 utenti. 

Sono circa 200 gli imprenditori disposti a rischiare in città, ma non manca chi si sta tirando indietro, spaventato dal rischio di sanzioni, dal rafforzamento dei controlli anti-movida previsto in zona baretti a Chiaia, o convinto dalle associazioni di categoria che si sono sfilate dalla rivolta. È ovvio che il numero di adesioni effettive si scoprirà solo stasera a cena, quartiere per quartiere.

Locale per locale. Non mancano i dubbi, né gli indecisi, ma neppure manca una serie di locali pronta ad aprire. Il fronte più attivo della protesta, in queste ore, porta avanti il caso del «pusher». «In vista della manifestazione dei ristoratori IoApro - commenta Pisani - è necessario che governo e categorie trovino un accordo e si adottino le migliori misure a tutela degli effetti della pandemia sulla collettività. I ristoratori che rimarranno aperti per protesta anche oltre le 18, hanno un solo modo per mantenersi: lavorare onestamente. A questo proposito c'è già un significativo precedente giurisprudenziale che potrà essere utilizzato per la loro difesa. I giudici del Tribunale del riesame di Milano infatti hanno fatto cadere le accuse a carico di un cittadino del Gambia, sentenziandone la scarcerazione per assenza di gravi indizi. L'africano, che si mantiene grazie alla sua attività di pusher, secondo i giudici milanesi che decidono per il rilascio dei detenuti, farebbe lo spacciatore perché, - conclude Pisani - non avendo alcun provento derivante da attività lavorativa, lo spaccio appare l'unico modo per mantenersi».

A fronte della crescita dei gruppi IoAproNapoli e Campania, dove in ogni caso, e malgrado le svariate richieste di potenziali clienti, non esistono liste di ristoranti che violeranno le norme, è nata anche la chat «IoNonApro», con relativo hashtag. Su tutto, come si legge anche nel noto «dpcm autonomo», acronimo del «Decalogo Pratico Commercianti Motivati» che illustra le condizioni della rivolta, si chiede di «rispettare le norme anti-Covid», portare i «conti al tavolo alle 21.45», senza reiterare la violazione in caso di controllo. Il probabile rischio multe, di fatto, ha diviso i ristoratori. Decisioni di adesione last-minute alla rivolta sono attese anche su via Partenope. 

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«L'intenzione c'è - racconta Marco Varriale, ristoratore in zona Chiaia, l'altro giorno presente alla marcia su Roma in autostrada - Aprirò se, come spero, vedrò altri locali aperti. Diversi colleghi sono della mia stessa idea ma sono state tante in questi mesi le proteste fallite all'ultimo momento. Purtroppo la nostra categoria fatica a essere unita». Sarà una giornata travagliata, insomma, per i pubblici esercizi, in attesa anche di provvedimenti del Governo in crisi. «Oggi scade il dpcm che vieta l'apertura al pubblico dei locali nei weekend - osserva Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania - Oggi è previsto il nuovo provvedimento, ma l'incertezza delle istituzioni, e queste regole emanate a poche ore dalla loro entrata in vigore, non aiutano nessuno, né il commercio né la politica». 

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