Alberghi, ristoranti e lidi sono strapieni e lo resteranno per tutta l’estate, ma gli imprenditori del turismo non riescono ancora a dormire sonni tranquilli. L’incubo dell’estate, a Ischia, è rappresentato dalla carenza di personale e dal crollo delle risposte alle offerte di lavoro. L’eccezionale tsunami dei flussi vacanzieri, atteso e auspicato dopo i due anni della pandemia, si sta riversando su un’isola che fa un’enorme fatica a gestire le sue ondate: con un meno 30 per cento di addetti negli hotel, soprattutto fra il personale di sala, e addirittura una riduzione che supera il 40 per cento nei ristoranti e nei bar, le conseguenze dell’ultima emergenza si notano ad occhio. Un’emergenza che fa sentire i suoi effetti in tutta Italia, legata secondo molti osservatori alla preferenza dei lavoratori precari per il Reddito di cittadinanza; ma che in questa isola tutta votata al turismo si tocca con mano ad ogni passo. Con l’unica eccezione degli hotel a 5 stelle e gli extralusso, che restano ben presidiati in ragione di contratti di lavoro stabili e personale fidelizzato, in tutti gli alberghi è stata ridotta quantità e qualità dei servizi, mentre bar e ristoranti già nel pieno della stagione lavorativa si vedono costretti a mantenere ancora le giornate di chiusura settimanale, per evitare di sfiancare il personale che viaggia a scartamento ridotto. E non solo. Sono sempre più numerosi gli hotel che chiudono definitivamente le cucine, seguendo l’esempio di Villa Carolina, Punta Imperatore, Bagattella. Altri riducono i servizi: niente lavanderia, niente pulizia della camera due volte al giorno, e così via. Per la prima volta è stata introdotta la prenotazione “lunga”: in questo periodo le camere vengono affittate per non meno di 4 notti, ad agosto per minimo una settimana. «Impensabile cambiare la biancheria e preparare le camere per turisti diversi ogni giorno», spiega il titolare di una struttura a tre stelle.
I rimedi? Confesercenti annuncia il ricorso a un’agenzia di lavoro interinale che fornisca personale a rotazione alle piccole e medie imprese del turismo. C’è chi è tornato a reclutare lavoratori sulla terraferma, offrendo vitto e alloggio oltre allo stipendio. E perfino chi ha risolto il problema affidandosi ai buoni uffici di un prete. La mancata risposta agli annunci di lavoro riguarda soprattutto le qualifiche medio basse: camerieri di sala e ai piani, aiuti chef e lavapiatti, facchini, massaggiatori delle terme e bagnini sui lidi, banconisti nei bar. Il risultato? Lunghe attese ai tavolini per l’aperitivo o il caffè, malumori tra i clienti e tanto caos. Come nel resto d’Italia, in tanti - fra gli imprenditori del settore turistico - se la prendono con il meccanismo del reddito di cittadinanza, ma qualcuno punta il dito anche contro la drastica riduzione della Naspi: l’assegno di disoccupazione erogato ai lavoratori del terziario, di fatto dimezzato, avrebbe spinto molti a cercare lavoro in altri settori, quello dell’edilizia soprattutto. «La situazione è catastrofica soprattutto in ristoranti e bar e non solo a Ischia», dice Marco Bottiglieri dell’esecutivo provinciale di Confesercenti, che annuncia per il fine settimana un vertice a Napoli con i responsabili di una società specializzata in lavoro interinale: «Intendiamo assicurarci un certo numero di lavoratori che verranno impiegati nelle strutture ischitane a turnazione». Cercare manodopera in terraferma sembra essere l’imperativo. Ma la strada non è facile. «Da un paio di settimane abbiamo iniziato a cercare anche camerieri e aiuti chef su Napoli e provincia, offrendo, oltre allo stipendio, anche vitto ed alloggio. Ma la risposta non arriva e noi andiamo sempre più in difficoltà», racconta Raffaele Buono, proprietario dello Strand Delfini alla baia di Cartaromana.
«Mi sono rivolto a un amico prete e mi ha risolto il problema»: non ha invocato l’aiuto divino il manager della Sud Italia Travel, Saverio Presutti, che invece più praticamente ha telefonato alcune settimane fa a un sacerdote napoletano e tramite gli ambienti ecclesiastici ha reclutato alcuni ragazzi e ragazze che adesso lavorano ai desk dell’agenzia, o come “guide” per gestire l’accoglienza dei turisti e i servizi connessi. «Ci troviamo davvero bene con questi ragazzi ai quali diamo oltre allo stipendio, anche il vitto e l’alloggio, considerato che non risiedono sull’isola. Mi piace rimarcare questo aspetto perchè se gli uffici di collocamento funzionassero seriamente, si scoprirebbe che ci sono tanti giovani e giovanissimi che desiderano lavorare sul serio e fare la giusta esperienza. In questo caso - sorride Presutti - l’amico prete ha davvero fatto il suo piccolo miracolo». E riguardo la crisi di reclutamento di certe fasce di personale, Presutti introduce nel dibattito un punto di vita assolutamente inedito e interessante. «Non è solo colpa del Reddito ma anche del fatto che nel corso degli anni passati la Naspi è stata dimezzata e prenderla, anche al ribasso, non è cosa semplice nelle condizioni attuali. Non solo infatti la Naspi viene riconosciuta solo per tre mesi e non più per sei come accadeva prima, ma per accedere al beneficio occorrono sei mesi di lavoro continuato: una condizione impossibile da concretizzare a causa dell’accorciamento della stagione turistica dovuto a varie cause, non ultima la pandemia. In queste condizioni i percettori di Reddito di cittadinanza non accettano di lavorare per soli quattro mesi, con il risultato di rimanere alla fine senza Reddito e senza assegno di disoccupazione».