L’esplosione di felicità che fa tremare il Maradona

De Laurentiis euforico promette «Ora la Champions, con Spalletti»

Una tifosa al Maradona
Una tifosa al Maradona
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 5 Maggio 2023, 01:00 - Ultimo agg. 09:05
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L’Inno alla Gioia torna a risuonare al Maradona, e sono note dolcissime quelle che accompagnano, al 90esimo di Udinese-Napoli, il fischio finale della partita. Il Napoli è Campione d’Italia, e il catino di Fuorigrotta esplode come un vulcano. Il concentrato di adrenalina si libera come lava incandescente nell’eruzione di una felicità incontenibile. Si piange di gioia, si piange come bambini stasera al Maradona. Napoli Campione. «Grazie! - dirà a fine partita Aurelio De Laurentiis a centro campo - Voi mi avevate chiesto di vincere, e abbiamo vinto! Oggi è il coronamento di un’aspettativa che durava da 33 anni; quando sono arrivato ho detto: ci vorranno 10 anni per arrivare in Europa: promessa mantenuta in anticipo. Poi altri 10 anni per vincere lo scudetto, e anche questo è arrivato in anticipo. Ora ci manca di rivincerlo, e poi ci manca la Champions».

«Questa squadra - prosegue il presidente del Napoli - si era appesantita di responsabilità e ci voleva una manciata di aria nuova, una capacità di volare in alto come gruppo, senza individualità che remassero come un freno. Il futuro del Napoli? Il progetto non si ferma mai, e questo è un punto di partenza, non di arrivo. Si riparte con Spalletti. Higuain, Cavani, Koulibaly: credo che questo scudetto lo abbiamo costruito in tutti questi anni».
È un fiume in piena, De Laurentiis: «Stiamo girando il film di questa stagione, già dallo scorso agosto.

Un aggettivo? Ci vorrebbe Modugno per dire “meraviglioso”. C’è stata perseveranza da parte nostra, siamo andati contro il sistema perché il calcio italiano è bloccato per colpa del sistema. Quando sei da solo a lottare contro il sistema fatichi molto di più. Mi auguro che questo scudetto sia un segnale per il calcio italiano. adesso non ci dobbiamo più fermare, un inizio per una continuity che non abbia mai fine. i protagonisti non si cambiano mai quelli che funzionano, non vogliamo trattenere gli scontenti. gli osimhen i kvara non si toccano

Una serata interminabile, a Fuorigrotta. Ma sì, perché chiudere gli occhi per poi riaprirli improvvisamente regala un’emozione attesa da 33 anni. Alle sette del pomeriggio è già torcida scatenata. Il Maradona è già quasi pieno, ed è tutto un concerto di trombette, cori, inni, bandiere. Lo stadio - eccezionalmente aperto per permettere la visione di Udinese-Napoli sugli schermi allestiti - pulsa di azzurro in ogni dove. Azzurra è anche l’immensa bandiera che copre il verde del campo: al centro lo stemma della Società Sportiva Calcio Napoli, con ai lati la data del 4 maggio 2023, che stasera viene scolpita negli annali della storia di una città e di tutto il Mezzogiorno: perché mai come stavolta, a comandare in campionato sono le squadre del Sud e del Centro. Mai successo prima. Cinquantamila anime in delirio. Il ricavato dei biglietti, venduti a cinque euro e subito andati esauriti, saranno devoluti in beneficenza.

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E se prima della partita si volevano stupire i 50mila fortunati con effetti speciali, beh il risultato è stato ottenuto. Luci al laser, effetti speciali e un disc jockey pronto a scatenare il delirio sugli spalti con le canzoni più care alla tifoseria napoletana. Brividi e occhi lucidi quando parte la canzone argentina dedicata a Maradona. Sulla pista d’atletica sono stati allestiti otto maxischermi, due per ogni settore (Distinti, Curva A, Curva B, Posillipo-Nisida) che vanno ad aggiungersi ai due tabelloni già presenti nell’impianto. Dall’alto, i droni delle televisioni di mezzo mondo inquadrano il grande spettacolo.

 

È l’ora. Alle 20,45 il colpo d’occhio è catturato da una sola nota cromatica: l’azzurro. Quasi tutti indossano la maglietta d’ordinanza, dagli adulti ai ragazzini con le casacche di Osimhen e Kvaratskhelia, Di Lorenzo e Zielinski, ma sono tanti quelli che hanno deciso di vestirsi con la maglia di Diego Armando Maradona. Migliaia di famiglie, tantissimi bambini. Non manca sulle spalle dei napoletani la storia di questo club negli ultimi anni, incisa sulle casacche con i nomi di Hamsik, Lavezzi e Cavani, tirate fuori dall’armadio per ricordare i momenti belli in cui lo scudetto si sognava nell’era De Laurentiis, che rilevò una società retrocessa in Serie C e in 17 anni l’ha riportata sulla vetta. Il presidente aveva scelto di non andare a Udine con la squadra ma di restare qui, per godersi la serata in una full immersion con i napoletani proprio allo stadio, in una nuova condivisione tra club e ultras, che peraltro funziona. Il clima è rovente, gli occhi si incollano ai maxischermi. Inizia la partita, eccitazione alle stelle.
Ci sono tanti chilometri che separano Napoli a Udine, ma stasera è come se il match si disputasse qui. Gelo al gol del vantaggio udinese: al tredicesimo insacca Lovric (e poi dicono che il 13 porta fortuna). Si mette subito male, ma dagli spalti l’incitamento agli azzurri si fa sempre più intenso, sperando quasi che il vento riesca a portare i cori fino in Friuli. Partita storta, stregata fino a quando - al settimo minuto del secondo tempo - l’incantesimo si spezza grazie al piede magico di Osimhen. Uno a uno. «Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor!», «Sarò con te! Ma tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore...»: tripudio di cori, brillano anche i fumogeni rossi. Il travaglio è finito, il Napoli è campione d’Italia. Ora la festa può davvero cominciare.
 

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