Babygang a Napoli, notte di follia: in 40 assaltano poliziotti e carabinieri

Babygang a Napoli, notte di follia: in 40 assaltano poliziotti e carabinieri
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 3 Dicembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 12:48
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Per fortuna erano solo uova, petardi e fumogeni. Non pistole o bombe. Cronache dalla città senza più regole. Nel cuore del centro storico di Napoli accade che una quarantina di ragazzini decidano di divertirsi prendendo di mira poliziotti e carabinieri tendendo loro un agguato. Anzi, il termine più appropriato sarebbe imboscata.

È l'ultima cartolina dall'inferno cittadino.

Popolato da angeli, ma anche da molti, ancora troppi diavoli. Anche giovanissimi. Perché erano tutti infraquattordicenni gli autori dell'ultima bravata di lunedì sera a due passi dalla Ferrovia. 

Ricapitoliamo i fatti: è lunedì sera quando alcune bande di ragazzini si radunano in piazza Volturno. Attenzione all'orario: sono le 22, e mentre i napoletani onesti e perbene se ne restano in casa rispettando il lockdown c'è una marea di minorenni che ronza tra Porta Capuana e il Borgo Sant'Antonio Abate: tutti figli di genitori irresponsabili e incapaci - evidentemente - di usufruire di quel diritto chiamato patria potestà. Non conoscono regole, questi piccoli teppisti che identificarli come scugnizzi equivarrebbe a insultare la memoria di chi invece a quell'età ha fatto le Quattro Giornate di Napoli.

Le bande di microdelinquenti hanno già in mente un piano: vogliono divertirsi attaccando le forze dell'ordine. Età media 12-16 anni: e forse tra loro ci sono anche i protagonisti dell'assalto portato agli agenti delle Volanti della Polizia di Stato a gennaio scorso, in occasione della rivolta dei fuocarazzi, sempre al Borgo.

Le decine di ragazzini sono usciti di casa armati di petardi, fumogeni, uova e anche qualche sasso. Segno di una determinatissima premeditazione che ha la sua finalità: marcare il territorio come proprio. E guai a chi si intromette, fossero pure gli uomini dello Stato con una divisa.

Le bande iniziano a dar fuoco ad alcuni cassonetti della spazzatura. I roghi determinano l'immediato arrivo di squadre dei vigili del fuoco per spegnere i focolai d'incendio.

Qualcuno, tra i residenti della zona del Borgo, si affaccia alla finestra, osserva e poi - quasi si trattasse di uno stancante deja vu - indolentemente se ne torna a letto. Perché da certe parti è meglio farsi i fatti propri, e non esporsi mai.

La notizia dei focolai d'incendio e di raduni in strada mobilita le forze dell'ordine. Sul posto arriva prima una Volante della Polizia di Stato: gli agenti comprendono che di fronte a quella marea di ragazzini esagitati che accompagnano l'arrivo della pattuglia con epiteti e minacce servono rinforzi.

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Ma, nel frattempo, ecco sopraggiungere un'auto dei carabinieri con a bordo i militari della compagnia Stella. I carabinieri osano, scendono dall'auto per disperdere quell'accozzaglia di teppistelli: e per tutta risposta vengono fatti oggetto di un fitto lancio di petardi, fumogeni e uova (una delle quali colpisce un militare in pieno volto.

A quel punto la situazione si sta facendo seria, e per questo i militari chiedono l'intervento dei rinforzi. In pochi minuti sul posto sopraggiungono altre gazzelle del radiomobile e un paio di macchine dei militari della compagnia Napoli Centro. E soltanto così il pattume di giovanissimi assalitori si disperde fuggendo lungo i vicoli che disegnano il dedalo di quella casbah chiamata Buvero.

I carabinieri identificano alcune persone che assistevano all'assalto. Quattro giovani: tutti maggiorenni (tra loro anche una donna e un 28enne affidato ai servizi sociali che aveva l'obbligo di essere a casa a quell'ora), ritenuti comunque estranei al raid.

L'ennesimo premeditato assalto alle forze dell'ordine non resterà impunito. Già da stamattina si assisterà ad una risposta ferma e decisa: l'Arma dei carabinieri stringerà in una morsa l'intero Borgo Sant'Antonio Abate. Indagini in corso per identificare e denunciare alla Procura dei minori i piccoli teppisti che si sono divertiti ad attaccare le divise.

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