Lavoro, in migliaia a Napoli per dire no al Green pass

Lavoro, in migliaia a Napoli per dire no al Green pass
di Alessio Liberini
Sabato 13 Novembre 2021, 21:47 - Ultimo agg. 23:59
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«Lotta dura senza paura, insorgiamo» è questo il grido che accompagna i circa mille antagonisti, arrivati da ogni parte d’Italia, che questo pomeriggio hanno bloccato l’intera città di Napoli per quasi 5 ore. Alla manifestazione per «il lavoro» e «per dare solidarietà nei confronti degli aderenti del Movimento Disoccupati 7 Novembre» – alcuni di questi indagati per «associazione a delinquere» - promossa dallo stesso Movimento, il laboratorio Politico Iskra e SiCobas Nazionale ed indetta già tempo fa, prima che il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese varasse la direttiva per il divieto di manifestazioni nei centri storici cittadini al fine di evitare la diffusione del contagio da Covid – hanno preso parte centinaia di realtà lavorative, giunte da ogni regione del Paese, che affrontano in queste ore momenti di grande difficoltà e di precariato. Gli stessi che ora come un’onda insorgono in risposta allo sblocco dei licenziamenti che sta causando una gravissima emorragia occupazione in tutto lo Stivale.

Intorno alle ore 17 così i manifestanti sono arrivati all’esterno della Prefettura di Napoli, in piazza del Plebiscito e dopo circa 20 minuti di assedio pacifico, scandito da cori fumogeni e bandiere, una delegazione del Movimento Disoccupati 7 Novembre è stata accolta dal Prefetto di Napoli, Claudio Palomba. «L’incontro è andato molto bene – trapela da alcuni di questi in uscita dalla Prefettura – settimana prossima probabilmente incontreremo il sindaco Gaetano Manfredi».

Tutto era partito nel primo pomeriggio odierno, intorno alle 14 e 30, quando in piazza Mancini, sotto la statua di Giuseppe Garibaldi, migliaia di manifestanti, composti da gruppi della sinistra radicale,operai e studenti di ogni ordine e grado, si erano radunati per dar via ad un corteo che fino a qualche ora prima non era stato nemmeno autorizzato, in seguito alle recenti disposizioni del Viminale per l’emergenza sanitaria.  «Noi non siamo contro il vaccino, io sono anche vaccinato – spiega un manifestante alla partenza della manifestazione – siamo contro il Green Pass e contro chi usa tale strumento per lasciare intere famiglie in mezzo ad una strada».

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Nonostante i divieti così il corteo, che per la prefettura – secondo quanto dicono gli stessi organizzatori - sarebbe dovuto essere statico, si è messo in marcia ugualmente in direzione di Piazza Plebiscito, ma senza toccare la "zona rossa" istituita dalla Questura che ha interdetto l’accesso all’area di Santa Lucia, per evitare che i manifestanti arrivassero all’esterno del Palazzo della Regione Campania.

Ad aprire il corteo, iniziato dal Corso Umberto I, c’erano alcuni cartonati realizzati dagli antagonisti. «L’associazione a delinquere sono loro» si legge sui manifesti, portati in piazza quasi come scudi, seguiti dai ritratti del Premier Mario Draghi, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la Presidente della BCE Christine Lagarde e i segretari nazionali dei tre sindacati confederali di CGIL, CISL e UIL, tutti aditati con cori e slogan come «nemici dei lavoratori».  «Ci hanno detto di vietare i cortei – spiega un manifestante dal megafono -  per evitare il contagio ma nelle fabbriche pare non ci sia, la pandemia esiste ma la vogliono usare come arma di repressione contro i lavoratori». Nel mentre il corteo andava avanti in direzione di Piazza Bovio dove la Borsa di Napoli era letteralmente blindata da numerosi agenti della Polizia di Stato in tenuta antisommossa.

Tra gli aderenti alla manifestazione numerosissime rappresentanze di crisi industriali in atto, in queste ore, in Italia, tra questi anche gli operai toscani della Gkn di Campi Bisenzio ed altri lavoratori in agitazione provenienti da ogni parte d’Italia.

Tra questi c’è anche Antonio Rinaldo, Rsu e sindacalista Fiom del sito Electrolux di Susegana, comune in provincia di Treviso, che oggi ha percorso in auto più di 700 chilometri per venire a manifestare nel capoluogo campano. «Sono napoletano in realtà – spiega – ma mi sono dovuto trasferire a Treviso per poter lavorare, i miei figli sono nati in Veneto». Lo stesso lamenta inoltre i paradossi riguardanti il settore dell’elettrodomestico. «Da noi rischia di chiudere l’ACC di Belluno che ci ha sempre fornito i motori dei frigoriferi e non c’è stato un intervento del Governo, Whirlpool a Napoli purtroppo ha già chiuso ma paradossalmente il settore del bianco è andato alle stelle in questi tempi, ricevendo un’impennata di ordini. C’è stata un’impennata di ordini, ma non si è vista un’impennata di assunzioni e neanche dell’aumento contrattuale che è ridicolo».

Nel frattempo il corteo era arrivato in via Medina dove, all’esterno della Questura, gli antagonisti hanno acceso fumogeni colorati e fuochi d’artificio, senza però arrivare allo scontro con gli agenti. «Non è politica è delinquenza – ha gridato un manifestante ai poliziotti- guardate le facce su quei cartelli sono loro da indagare, in una società normale i disoccupati non ci dovrebbero essere».

All’arrivo invece in piazza Plebiscito, avvenuto verso le 17, i manifestanti hanno presidiato l’esterno della Prefettura con cori, fumogeni e bandiere, assordando i presenti. Dopo circa venti minuti, dove la piazza sembrava essere diventata un vero e proprio stadio, alcuni promotori della manifestazione sono stati accolti all’interno del palazzo istituzionale dallo stesso prefetto, Claudio Palomba. «Abbiamo concordato (col prefetto ndr) – spiega Eduardo Sorge, rappresentante del Movimento 7 Novembre, appena terminato l’incontro – che entro la fine di questo mese ci sarà la riconvocazione del tavolo inter istituzionale che ha in cantiere 5 progetti per dare una soluzione concreta in questa vertenza» «Ma principalmente oggi – precisa Sorge – è stata una giornata politica, non si parlava solo della vertenza (la nostra ndr), ma del lavoro in generale. In testa al corteo c’erano i disoccupati ma a seguire vi erano i portuali di Napoli e di tante altre realtà di lotta a dimostrazione che i nostri bisogni ce li andiamo a riprendere solo con il nostro fronte unico di classe. Non sono solo i sindacati confederati dei sindacati a difendere i diritti dei lavoratori e lo dimostra il fatto che un’organizzazione come il SiCobas è sottoposta a fogli di via, denunce e ritiri di permessi di soggiorno. Il fatto che oggi quei laboratori siano stati in piazza insieme è il risultato più importante, al di la di qualsiasi tavolo di trattativa».

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