Linea dura sugli ultrà: tifosi di Napoli e Roma 2 mesi senza trasferte

La squadra di Spalletti senza sostenitori in 4 gare

Gli scontri tra ultras di Napoli e Roma in autostrada
Gli scontri tra ultras di Napoli e Roma in autostrada
di Pino Taormina
Sabato 14 Gennaio 2023, 23:00 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 16:40
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Due mesi di trasferte vietate per i tifosi di Roma e Napoli. Tesserati e non tesserati. I settori ospiti saranno chiusi fino al 14 marzo, per riaprire ai tifosi azzurri solo il 19 marzo, quando la squadra di Spalletti giocherà in casa del Torino all’Olimpico. Non solo: vietata anche la vendita ai residenti a Napoli e Roma in qualsiasi altro settore dello stadio. Insomma, off limits. Con il Napoli primo in classifica, così vicino al terzo scudetto, vengono bloccati veri e propri esodi. Per due mesi. Perché in questi sessanta giorni il Viminale è sicuro, certo, che verranno individuati tutti coloro che, a vario titolo, hanno preso parte agli scontri di domenica scorsa sull’Autostrada del Sole, all’altezza dell’area di servizio di Badia al Pino. E una volta individuati, al di là delle responsabilità penali, verranno “daspati”.Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha firmato ieri il provvedimento di prevenzione sulle trasferte dei tifosi di Roma e Napoli. Piantedosi aveva parlato di «qualche provvedimento di prevenzione» non alternativo a misure individuali per i singoli autori - come i Daspo - per i quali è in corso una intensa attività di polizia. Per i tifosi napoletani, dunque, saranno vietate le trasferte di sabato prossimo a Salerno (scontata, visti i precedenti), poi quella di La Spezia (a maggio gara interrotta nel primo tempo per invasione di campo), Reggio Emilia (dove gioca il Sassuolo) ed Empoli.

È giusto dire no a tutti? Il Napoli è perplesso: il club azzurro non commenta, il giro di vite che colpisce l’intera tifoseria non convince però De Laurentiis che vuole pene pesanti per gli autori degli atti teppistici, per i violenti. Un provvedimento del genere colpisce la maggior parte della tifoseria azzurra che è fatta di persone perbene in un momento magico della storia del Napoli. Le trasferte azzurre sono quasi per tutti vere e proprie feste. Quella del governo Meloni è una misura straordinaria. Bisognerebbe isolare i violenti, senza prendersela con tutti gli ultrà.
De Laurentiis da tempo invoca il metodo Thatcher, quello con cui la Lady di ferro sconfisse gli hooligans. In fondo, il divieto ha come obiettivo quello di fermare i massicci spostamenti di Van e auto, proprio per svolgere le indagini senza timori di altri incroci ad alta tensione tra romanisti e napoletani. Peraltro, tra le trasferte vietate, proprio quella dei giallorossi al Maradona il 29 gennaio (e possibile bis sempre a Fuorigrotta il primo febbraio per i quarti di finale di Coppa Italia): è dal 2014, dalla morte di Ciro Esposito prima della finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina all’Olimpico, che ogni sfida tra Napoli e Roma si gioca senza tifosi ospiti. 

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Qualcosa doveva pur succedere, dopo le immagini di violenza di domenica scorsa.

Per Piantedosi c’è ancora un concreto pericolo che tali comportamenti possano ripetersi, con conseguenti rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica. E così, dopo aver preso atto delle valutazioni del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive, ha disposto la chiusura dei settori ospiti. In realtà, in questa settimana tra le ipotesi punitive sul tavolo del Casms anche il provvedimento di chiusura della Curva A dello stadio Maradona: le prime indagini, infatti, avrebbero individuato tra i partecipanti agli scontri sull’A1 alcuni esponenti di gruppi che, tradizionalmente, occupano la Curva A.

Poi la frenata: non si possono punire 15 mila persone per il comportamento violento di poche centinaia di violenti. Ma tra gli ultrà, nella notte di Napoli-Juventus, serpeggiava un discreto malcontento: perché le forze dell’ordine, proprio ai varchi della Curva A, hanno impedito l’accesso sugli spalti degli striscioni con l’indicazione dei nomi dei gruppi “sospettati” di aver preso parte ai raid dell’8 gennaio contro gli ultrà giallorossi. In attesa di trovare i colpevoli, insomma, arriva la prima risposta della Questura di Napoli che ha impedito che venissero esposti le sigle dei gruppi ultrà sotto indagine. Al Maradona tutto ha funzionato alla perfezione: all’unico tifoso che ha pensato di accendere un bengala, sono bastati pochi secondi per capire l’entità dell’errore. È stato fermato e denunciato. Perché c’è un sistema di videosorveglianza di altissimo livello che non consente comportamenti illeciti. Lo stesso sistema che ha consentito ai poliziotti di denunciare una persona per aver lanciato delle uova all’indirizzo dell’autobus della Juventus.
 

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