Lockdown a Napoli, in Villa Comunale sfida alle regole: spingono i figli nel parco

Lockdown a Napoli, in Villa Comunale sfida alle regole: spingono i figli nel parco
di Elena Romanazzi
Domenica 14 Marzo 2021, 10:41
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Prima una pedalata, da piazza del Gesù a piazza Vittoria. Per ritrovarsi grandi e bimbetti, davanti alla Villa Comunale per riprendersela. Riprendere i propri spazi, la propria vita, ad un anno dal lockdown. Ed entrare in Villa, costi quel che costi, anche se è vietato. È stata questa la nuova protesta promossa dai genitori «Usciamo dagli schermi», Comunità Santa Fede Liberata, Nati per giocare, Set Napoli, Afasp (Associazione Familiari Amici Sofferenti Psichici Campania), Napoli Pedala ed anche questa volta contro l'ordinanza di De Luca che ha chiuso Lungomare, piazze, parchi e ville per l'aumento dei contagi in tutta la Campania. Lasciando ancora più in isolamento - secondo i promotori dell'iniziativa - i piccoli che vivono blindati in casa.


LA PROTESTA
L'iniziativa della quale era informata la Questura ha visto in tarda mattinata un bel po' di persone a piazza Vittoria.

Genitori che hanno aiutato i propri piccoli ad entrare in Villa. Un gesto simbolico, una sorta di disobbedienza civile, quello che in genere ogni padre e madre dici ai propri figli di non fare mai. «Non scavalcate i cancelli che è pericoloso». Questa volta gli è stato consentito. Altri piccoli sono entrati attraverso le sbarre perché mingherlini e i custodi della Villa ci hanno giocato un po'. E è scoppiata la bufera sui social. «Tutti vorremmo andare in villa ma non si può e questa è una violazione della legge», si legge in un commento. In altri «Bell'esempio per i ragazzi, vergognatevi».

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Le sbarre - per questi genitori che si sono dati appuntamento - non ci dovrebbero essere. Giusto qualche passo per far sentire liberi i ragazzini. È tutto è documentato e pubblicato sui social. «Dopo un anno di chiusura - scrivono per annunciare l'iniziativa - quasi ininterrotta delle scuole di ogni ordine e grado in Campania e di luoghi di cultura si chiudono anche parchi, piazze, lungomari! Al di là dell'impraticabilità di questa misura in una città aperta e porosa come Napoli, è chiaro che l'attacco è simbolico, e così la sua violenza. «L'ultima ordinanza regionale esercita anche una materiale violenza sulle nostre vite quotidiane, nostre e di chi vive un disagio psichico e sociale. Serrare i parchi anziché renderli tutti agibili, blindare le piazze anziché pedonalizzarle, chiudere i lungomari anziché aprire le scuole mentre negozi di ogni tipo restano aperti con le loro vetrine zeppe di tablet, videogame e saccarosi vari significa letteralmente procedere alla nostra tumulazione per l'ennesima ottusa decisione politica, che pensa alla città come al cortile di casa sua, senza considerare che la città è la casa di tutti i suoi abitanti, anzi, per alcuni, l'unica casa». Da qui la protesta l'invito a tutti a partecipare. «Noi non ci stiamo più, continuiamo la lotta che stiamo portando avanti per la riapertura della scuola e per l'agibilità di spazi di vita comunitaria e solidale, la nostra pratica di disobbedienza civile e di riappropriazione della nostra vita continua con una pedalata e una maratona da piazza del Gesù alla Villa comunale con un presidio per chiedere riapertura di parchi, scuole e piazze».


Ananda Ferrentino, fa parte di «Usciamo dagli schermi». Ha una figlia di dieci anni ed era alla manifestazione. Hanno aderito - spiega - tanti genitori contro l'ennesima ordinanza di de Luca. «C'è bisogno di spazio per respirare - sottolinea - non possiamo tumulare i nostri figli in casa, occorre farli respirare, consegnargli degli spazi di vita. Un parco è pubblico non dovrebbe avere neanche la cancellata, questa non è tutela della salute dei nostri figli. È un anno che si va avanti così. Abbiamo costretto i nostri ragazzi a diventare dipendenti dei supporti digitali e pensare che io sono sempre stata contraria a casa non ho neanche il televisore, sono cresciuta così. E vedere mia figlia davanti ad un pc certo non mi fa piacere». Flavia Brescia sempre di «Usciamo dagli schermi» presente alla manifestazione tiene a precisare: «Basta con la divisione tra «No dad» e «sì dad», siamo tutti genitori è un anno che la scuola è chiusa, io sono una educatrice sociale, che resti chiuso ad oltranza un presidio di legalità come la scuola è grave e rende la città più insicura. Questi ragazzi non hanno lo sport se non fanno agonismo, la socialità, tutti davanti ai pc. Il contatto con la natura è vita. Ora non c'è neanche più questo».

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