Maria Licciardi, condannata lady Gomorra: al suo servizio almeno cento affiliati

La madrina della camorra napoletana condannata a 12 anni e otto mesi di reclusione

Maria Licciardi
Maria Licciardi
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 16 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17 Marzo, 07:21
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Interveniva su tutto. Sulle case da acquistare al termine di una asta fallimentare, per arrivare alla merce che alcuni negozi di generi alimentaro potevano esporre sui rispettivi marciapiedi. Parlava di affari, finanche di voti, a proposito della necessità di condizionare il consenso. Eccola Maria Licciardi, da trent'anni indicata come madrina della camorra napoletana, ieri mattina condannata a dodici anni e otto mesi di reclusione, come boss ai vertici del sistema criminale cittadino. È la prima volta che incassa una condanna come capo e reggente del clan che porta il suo nome, come punto di riferimento di una dynasty criminale nata alla fine degli anni Settanta, al termine della contrapposizione armata alla Nco di Cutolo. Venti anni fa, Maria Licciardi venne condannata per associazione camorristica, ma nella veste affiliata all'ombra dei fratelli Gennaro (morto nel 1994), Vincenzo e Pietro (attualmente detenuti). Oggi, a settantrè anni (li compie il prossimo 24 marzo), la Piccolina di Secondigliano dovrà vedersela con una prospettiva di cella prolungata. È stato il gup Antonio Baldassarre ad accogliere la richiesta della Dda di Napoli (pm Carrano, Loreto, Serio), firmando un verdetto che parte da uno sconto di un terzo della pena, come previsto dal rito abbreviato. 

Difesa dai penalisti Edoardo Cardillo e Bruno Larosa, l'imputata è stata condannata sulla scorta delle indagini culminate nel fermo dell'agosto del 2021, grazie al lavoro condotto dai carabinieri del Ros guidato dal comandante Andrea Manti. Decisive microspie e telecamere piazzate all'interno della casa di Secondigliano dalla quale la donna imponeva le regole del gioco. Riceveva boss di Secondigliano, vecchi affiliati, alleati. In una conversazione diceva che «il carcere non la spaventava», che era pronta ad affrontare qualsiasi tipo di detenzione, pur di dimostrare la coerenza della propria condotta con i propri valori. Un profilo criminale sul quale è stato costruito il personaggio di Chanel nella serie televisiva di Gomorra.

Piglio decisionista, atteggiamento da manager, pronta a imporre le regole del gioco. Stando alle indagini coordinate dalla procuratrice Rosa Volpe, il sistema guidato da Maria Licciardi si sarebbe rafforzato nel corso degli ultimi anni. Esiste una mappa, una sorta di geografia criminale, che è stata presentata due anni fa dall'allora procuratore Gianni Melillo. Secondo quest'ultima ricostruzione, la città sarebbe divisa in due: da un lato i Licciardi e dall'altro (anche se in una porzione ridotta) ci sono i Mazzarella. Un potere militare, oltre che affaristico, secondo quanto emerge dalle indagini del Ros. Sarebbero circa cento gli affiliati al clan Licciardi, sempre se rimaniamo fermi ai fedelissimi, anche se lo stesso clan vanta solide alleanze con altri clan anche in altre zone dell'area metropolitana. 

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Donne e uomini pronte a tutto, ma anche una rete di prestanome che, negli ultimi decenni, avrebbero garantito sopravvivenza e rafforzamento della cosca. In che modo? È il capitolo della borghesia mafiosa, degli insospettabili, quelli della terra di mezzo. Soggetti incensurati che si presentano alle aste fallimentari, riuscendo a comprare a prezzi bassi alcuni immobili che poi vengono usati per le attività di riciclaggoo del denaro sporco. Una sorta di assessore alle attività commerciali, se si legge la misura cautelare che la tiene in cella. Sono stati ancora i militari del Ros a scattare alcune foto delle vetrine esterne ai negozi di generi alimentari. A che servono quelle foto? A confermare il contenuto di alcune intercettazioni, nelle quali la donna si sarebbe interessata di piccola distribuzione: «Uno vende le merendine, quell'altro le bevande gasate». E guai a violare quelle regole imposte da chi oggi è alle prese con una condanna come boss in gonnella». 

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