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Napoli: lettere “sospette” ai boss in carcere, indagato il nipote di Patrizio Bosti

Sotto esame la corrispondenza tra Patrizio Bosti jr e il padre e il nonno, detenuti al 41bis

L'arrivo in Italia del boss Patrizio Bosti, catturato in Spagna
L'arrivo in Italia del boss Patrizio Bosti, catturato in Spagna
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 20 Novembre 2022, 23:01 - Ultimo agg. : 21 Novembre, 17:27
4 Minuti di Lettura

Lettere dal carcere e verso il carcere, in una strana triangolazione generazionale: quella che vede uniti Patrizio Bosti, boss storico della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, da tempo recluso a Parma in regime di 41 bis; ma anche il figlio Ettore, anch’egli detenuto in regime di carcere duro, oltre al figlio di quest’ultimo, che si chiama Patrizio Bosti jr, cittadino a piede libero, discendente omonimo del boss fondatore della ormai famigerata holding criminale che governa l’area metropolitana di Napoli.

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Un blitz messo a segno dalle forze dell’ordine, su mandato della Dda di Napoli (inchiesta coordinata dai pm Alessandra Converso e Ida Teresi), in una sorta di staffetta familiare: perquisiti nonno, figlio e nipote, nel tentativo di sequestrare tutte le missive trasmesse da Patrizio Bosti jr (il più giovane, non ancora ventenne), al padre e al nonno. 

Chiaro l’obiettivo della Procura: verificare l’esistenza di lettere o documenti finalizzati alla trasmissione di informazioni (messaggi, consigli o direttive) legate alla gestione di un clan bollato dalla Dda di Napoli come una sorta di dynasty criminale ancora egemone in città. Un blitz sotto traccia, messo a segno alla fine della scorsa settimana, con il quale si punta a ottenere conferme investigative rispetto a quanto emerso un anno fa, sempre a proposito di presunti messaggi veicolati dal carcere al mondo di fuori. 

Associazione per delinquere di stampo camorristico e riciclaggio sono le accuse battute dalla Procura guidata dalla procuratrice Rosa Volpe, chiaro l’obiettivo delle verifiche affidate agli esponenti delle forze dell’ordine: si punta a stabilire quali sono i circuiti del denaro sporco - provento di attività illecite - dal presunto sistema camorristico a realtà imprenditoriali apparentemente pulite, perfettamente inserite nel tessuto economico cittadino. Una vicenda che ora fa i conti con l’analisi - e la eventuale decrittazione - del contenuto delle lettere segnalate. Due sono le lettere destinate a muovere l’inchiesta, entrambe porterebbero la firma del giovane Patrizio Bosti jr. 

Una è stata spedita al nonno lo scorso 9 luglio a Parma; l’altra a metà ottobre al padre Ettore, immediatamente censurata dal carcere di Cuneo. Di cosa si tratta? Spiegano i pm anticamorra, nel corso del provvedimento di sequestro: «Va rivelato che già in precedenza gli indagati, tra loro e con i loro parenti (in alcuni casi anch’essi detenuti) hanno intrattenuto copiosa corrispondenza, il cui contenuto era finalizzato a impartire disposizioni in merito alla gestione degli affari criminali. Un precedente che spinge gli inquirenti ad accendere i riflettori sulla comunicazione a mezzo posta inaugurata in questi mesi dal più giovane di famiglia. In cosa consistono le lettere spedite? Si tratta di missive animate da una semplice esigenza affettiva o c’è dell’altro dietro le due lettere “censurate” dagli uffici dei penitenziari di Cuneo e di Parma?

Video

Intanto, proprio mentre la Dda sta procedendo al lavoro di screening sul materiale sequestrato, si sta per concludere un processo a carico del personaggio indicato come vertice del cartello chiamato Alleanza di Secondigliano. È il caso che vede imputata Maria Licciardi, detenuta anch’essa in regime di carcere duro, nel corso delle indagini condotte dal Ros dei carabinieri agli ordini del comandante Andrea Manti. Per la presunta madrina, il pm Giuseppina Loreto ha chiesto una condanna a 18 anni di reclusione, indicandola come esponente di vertice della camorra napoletana. Agosto 2021, Maria Licciardi stava andando in Spagna dalla figlia, quando venne bloccata dal Ros a Roma. Difesa dai penalisti Edoardo Cardillo e Bruno Larosa, deve difendersi anche dall’accusa di riciclaggio e di turbativa d’asta. A fine mese si attende la sentenza.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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