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Napoli, il figlio di Ettore Bosti baby boss contro i turisti: «Se denunci ti ammazzo»

di Valentino Di Giacomo
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 15 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. : 16 Giugno, 18:20
3 Minuti di Lettura

È stato arrestato l'investitore di Veronica Carrasco, la moglie del titolare del ristorante Cala la pasta di via dei Tribunali. Era lo scorso 15 maggio, una domenica sera, quando una motocicletta enduro, a velocità sostenuta, è sfrecciata tra i tavolini all'esterno del ristorante di Forcella travolgendo la donna che stava servendo ai tavoli e un turista argentino che passeggiava nel centro storico di Napoli: la prima - sbalzata a diversi metri dal luogo d'impatto - versa è in ospedale e sarà dimessa solo oggi. Ma gli agenti della squadra mobile, guidata da Alfredo Fabbrocini, sono riusciti a risalire non soltanto all'investitore, il 21enne Gennaro Vitone, ma anche ai suoi complici che con minacce fisiche e verbali avevano cercato di insabbiare l'episodio mettendo a tacere testimoni e parenti delle vittime, oltre a far sparire la motocicletta sulla quale viaggiava Vitone. Tra quanti erano intervenuti minacciando il titolare del locale Cala la pasta e gli amici dell'uomo argentino investito, c'era anche il 19enne Patrizio Bosti, figlio di Ettore e omonimo nipote del vecchio capoclan dell'Alleanza di Secondigliano. Sono quattro gli arresti spiccati dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (indagine coordinate della pm Alessandra Converso): ai domiciliari l'investitore Vitone, accusato di lesioni personali stradali con l'aggravante della fuga. Custodia cautelare in carcere per Bosti (già condannato con sentenza definitiva perché ritenuto organico al clan Contini), il 19enne Giorgio Marasco e il 34enne Luigi Capuano - ancora ricercato e per ora irreperibile - con l'accusa di violenza privata e favoreggiamento personale aggravati dalle modalità mafiose. Nel branco anche altri soggetti ora indagati a piede libero. 

APPROFONDIMENTI
Forcella, arrestato il figlio di Ettore Bosti
Nuovo assalto da Cala la pasta: rapinati due clienti del ristorante
Camorra, il questionario nelle scuole napoletane: Cutolo più noto di don Diana

«Ti veniamo a sparare dentro casa tua, sappiamo dove abiti, non denunciare altrimenti ti facciamo saltare in aria il ristorante». Le minacce sono quelle urlate da Luigi Capuano, indirizzate al fratello del titolare ristorante Cala la pasta, lo chef Danilo Del Gaudio. L'uomo è stato minacciato - secondo la gip Leda Rossetti - perché voleva riprendere le fasi successive all'investimento con il proprio cellulare in modo da poter poi denunciare i responsabili dell'accaduto. «Tu cucini - diceva Capuano dando uno schiaffo a Del Gaudio - e allora vai a cucinare. Io mi sono fatto 15 anni di carcere e non ci metto niente a chiudere il ristorante e non farti aprire domani». I due giovanissimi Bosti e Marasco cercarono invece di minacciare in ogni modo gli amici argentini dell'altro uomo investito, Carlos Daniel Bertossi. Dopo l'arrivo delle due autoambulanze, l'unico obiettivo era evitare una denuncia per il loro amico Vitone. Per questo i due giovani si sono scagliati contro il gruppo di turisti argentini in una lunga colluttazione (durante la quale i sudamericani si sono ben difesi) con tanto di lancio di tavolini e sedie del ristorante. Ma gli argentini proprio non volevano saperne di scendere a patti (ci fu anche un'offerta in danaro), ecco quindi che Marasco li aveva messi in fuga brandendo un coltello. «Noi siamo della camorra - dicevano - ma vi troviamo ovunque andrete».

Video

I giorni successivi all'episodio il quartiere di Forcella era sceso in piazza in sostegno del commerciante. «Mi sento una miracolata - racconta Veronica - ora vorrei solo ritornare a vivere». Sulla stessa scia suo marito, Raffaele Del Gaudio che chiede al Comune di installare al più presto le telecamere». «Sono fiducioso - ha detto il sindaco Manfredi - che il Governo garantirà al più presto più agenti richiesti per dare le risposte che i cittadini legittimamente chiedono». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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