Materazzo, 12 avvocati per Luca
Scontro in aula, il pm: troppi rinvii

Materazzo, 12 avvocati per Luca Scontro in aula, il pm: troppi rinvii
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Dicembre 2018, 11:25
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Luca litiga con l'avvocato durante un colloquio in cella, fino a rendere necessario l'intervento della polizia penitenziaria; Luchino sta invece lì a meditare sul primo Natale («ingiustamente») in cella; Luca taglia i ponti con l'avvocato Nicola Saetta, rompendo con il suo dodicesimo legale di fiducia; Luchino va in aula e chiede di spiegare tutto al giudice: «Presidente, non vorrei disorientare la Corte e le parti, mi dia la possibilità di spiegare quali sono le ragioni del cambio di tanti avvocati». Alt del giudice («guardi che non è tenuto a farlo»), ma si torna in aula a gennaio.

Luca Materazzo torna in gabbia, portando dentro di sé una boccata di ossigeno, grazie a un altro rinvio - l'ennesimo - per consentire al nuovo legale di fiducia (la penalista Silvia Buonanno) di leggere le carte in un fascicolo che gronda sangue: quello sul delitto di Vittorio Materazzo, l'ingegnere ucciso il 28 novembre del 2016 in viale Maria Cristina di Savoia, a due passi dal portone di casa. Aula 115, colpo di scena annunciato, Luca Materazzo ha un nuovo avvocato e chiede tempo. Non ci stanno il pm Francesca De Renzis e gli avvocati della vedova Elena Grande, che chiedono di non concedere i «termini a difesa» all'ultimo penalista nominato.

 

Tocca a Enrico Frojo (che assiste i figli del professionista ucciso) parlare esplicitamente di «abuso di processo», di «comportamento lucidamente ostruzionistico», di strategia processuale volta «a difendersi dal processo e non nel processo»; mentre l'avvocato Arturo Frojo (che assiste la vedova dell'ingegnere) ricorda alla Corte che fino a questo momento, in pochi mesi di dibattimento, «sono cambiati dodici colleghi». Ma cosa dicono i giudici? Passa la linea del rinvio, il presidente Antonio Provitera ricorda che «il processo si sta celebrando in modo spedito», l'udienza viene aggiornata al 10 gennaio prossimo, mentre per il 24 gennaio è prevista l'escussione dell'ex comandante del Ris Luciano Garofano, chiamato come consulente della parte civile ad affrontare uno dei punti centrali dell'intera istruttoria: la prova biologica, per le tracce trovate sull'arma del delitto, sul casco e su alcuni indumenti indossati dall'assassino e riposti in un paio di buste nella parte alta (e chiusa al traffico) di vico Santa Maria della Neve. Secondo la Procura, forte degli accertamenti della polizia scientifica, non ci sono dubbi: sono tracce di Luca, indicato come unico responsabile del delitto di Vittorio. Diversa la versione dell'imputato, che ha invece puntato l'indice contro la mancanza di indagini alternative («è stata battuta una sola pista, sono stato dato in pasto all'opinione pubblica come se fossi un mostro»), e che ha criticato le indagini della Procura di Napoli («possibile che si è proceduto ad acquisire il cellulare di mio fratello solo quindici giorni dopo il suo delitto?).

Difese dai penalisti Simona Lai e Gennaro Pecoraro, due delle tre sorelle di vittima e imputato sono costituite parte civile e anche ieri mattina hanno assistito all'ennesimo cambio di difensore. Volti perplessi, in un processo che ruota attorno a un dato su tutti: l'odio covato da Luca verso il fratello per le condizioni economiche in cui viveva, negli anni successivi alla morte del padre Lucio e di fronte a un lungo contenzioso per la ripartizione dell'eredità di famiglia. Un odio esploso in un delitto premeditato, ricostruito in questi mesi grazie al racconto di alcuni testimoni, che hanno riassunto i dissapori interni al domicilio di viale Maria Cristina di Savoia, ma anche la condizione di indigenza lamentata dal più piccolo di casa Materazzo. Si torna in aula a gennaio, dunque, un tempo «congruo» per consentire al nuovo legale di studiare le migliaia di pagine del processo, mentre l'aula si svuota. Luca (l'imputato) e «Luchino» (il piccolo di famiglia), di fronte alla prova biologica, la prova regina.
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