Mazzette a Torre Annunziata, la regola del 10%: fari anche sui lavori al porto

Mazzette a Torre Annunziata, la regola del 10%: fari anche sui lavori al porto
di Dario Sautto
Venerdì 8 Gennaio 2021, 09:50
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Altri dipendenti comunali sapevano delle mazzette per gli appalti. E gli investigatori puntano i fari sul maxi progetto da 33 milioni per il porto di Torre Annunziata. Non era un caso isolato, quello riscontrato dai finanzieri del Gruppo e della compagnia di Torre Annunziata lo scorso 28 dicembre, quando le fiamme gialle hanno fermato l'ingegnere Nunzio Ariano in possesso di due mazzette da 5mila euro l'una appena elargite dall'imprenditore Vincenzo Supino. Da quel giorno, il capo dell'Ufficio Tecnico comunale Ariano è in carcere con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità, mentre il titolare della «Supino Group srl» di Napoli è indagato a piede libero.


La mazzetta da 10mila euro, secondo gli investigatori, era solo l'ultima tranche di una corruzione da 40mila euro totali, soldi che servivano per l'aggiudicazione diretta dei lavori di somma urgenza per adeguare le scuole alle normative di sicurezza Covid. Un meccanismo smascherato anche grazie ad un altro dipendente comunale, che ha registrato una conversazione durante un pranzo in un noto locale di Terzigno, al quale erano presenti Supino e vari funzionari del Comune di Torre Annunziata.


L'imprenditore è stato ascoltato nei giorni scorsi dalla pm Giuliana Moccia, titolare del fascicolo.

Tra giustificazioni e incongruenze, sono emersi dettagli molto utili alle indagini, che avevano portato i finanzieri a registrare già un precedente incontro «clandestino» tra Ariano e Supino, sempre sulla spiaggia di Rovigliano. Un vero e proprio sistema, che vedeva Ariano come perno della corruzione. Ma le tangenti andavano divise con altre persone, tuttora in via di identificazione da parte degli investigatori che stanno cercando di incastrare tutti i membri della cricca. E non è escluso che quel sistema possa coinvolgere anche i politici.


IL SISTEMA
L'ipotesi del «sistema» è stata sottolineata anche in sede di convalida dal pubblico ministero, che ha chiesto e ottenuto dal gip Antonio Fiorentino la convalida dell'arresto in flagranza e della misura cautelare in carcere. È forte il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, secondo il giudice, per poter concedere ad Ariano una misura cautelare differente. «Anche ai domiciliari potrebbe farsi consegnare pregresse mazzette» è il sospetto del gip, che evidentemente non ha creduto alla giustificazione di Ariano che aveva parlato della «prima volta». Un'ipotesi alla quale neanche gli inquirenti credono, perché la Procura avrebbe già in mano le prove di un'altra corruzione da oltre 30mila euro che riguarda sempre lo stesso Nunzio Ariano.
Fatti di oltre un anno fa. I lavori sono quelli per il dragaggio del porto, un appalto che ha visto avvicendarsi più responsabili, fino ad arrivare proprio ad Ariano. Un progetto da 33 milioni di euro che serviva a cambiare per sempre il volto e le funzioni del porto di Torre Annunziata. Prima ancora c'è il coinvolgimento di Ariano anche nelle autorizzazioni rilasciate al Cmo, per le quali la Procura ipotizza falsi e abusi edilizi.


La svolta alle indagini è arrivata grazie alla denuncia del super testimone, che ha raccontato come al Comune di Torre Annunziata esista la «regola del 10%» per l'aggiudicazione degli appalti. Con le dovute eccezioni, come nel caso dei lavori per le scuole, per i quali il Miur aveva già versato ad agosto 45mila euro nelle casse comunali. Soldi da spendere subito. A inizio settembre, raccontano le indagini, Ariano contatta Supino per l'appalto con il 7% di ribasso per 203mila euro. I lavori iniziano. A ottobre c'è il pranzo «registrato» dal testimone, mentre un mese dopo l'11 novembre i finanzieri assistono al primo incontro in spiaggia. Il 28 dicembre c'è la firma del contratto e l'ultima doppia mazzetta da 10mila euro divisa in «due documenti uguali».

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