Meningite, scatta la psicosi a Napoli: «Ma non c’è un’epidemia»

Meningite, scatta la psicosi a Napoli: «Ma non c’è un’epidemia»
di Ettore Mautone
Sabato 7 Aprile 2018, 08:49 - Ultimo agg. 09:32
4 Minuti di Lettura
È del tipo C il batterio killer (la Neisseria della meningite o Meningococco) che ha colpito e ucciso Luigi Passaro, il ragazzo di 16 anni di Marano stroncato in sole 24 ore dalla forma fulminante dell’infezione. L’identificazione e la tipizzazione sono state effettuate nella notte tra giovedì e venerdì presso il laboratorio all’avanguardia del Cotugno, guidato da Giuseppe Sodano, che ha lavorato su campioni di sangue raccolti al Cardarelli prima del decesso.

Al Cotugno è intanto ancora ricoverata la sorella ventenne del ragazzo, giunta dal Cardarelli a distanza di un’ora dalla morte del fratello nella mattinata di giovedì. Gli esami nel suo caso sono risultati tutti negativi ma resta in osservazione. Dal suo racconto e da quello dei familiari emergono i tragici frangenti che hanno condotto alla morte il giovane Luigi. Prima la comparsa della febbre, poi l’aumento della temperatura del ragazzo resistente ai farmaci. Quindi nella notte tra mercoledì e giovedì la scoperta di piccole macchie emorragiche sulla pelle. Proprio la sorella di Luigi ha riconosciuto la gravità della situazione e ha dato l’allarme. Quindi il trasporto al Cardarelli nelle prime ore del mattino di giovedì ma la situazione era già precipitata. Vani tutti i tentativi dei rianimatori di stabilizzare i parametri vitali. Addirittura il Ph del sangue (la misura dell’acidità) in condizioni fisiologiche a 7,4, era sceso a 6,9, valore incompatibile con la vita. «Si è trattato, purtroppo, della forma settica, una delle più gravi e mortali dell’infezione da meningococco - avverte Carlo Tascini, primario dell’unità di emergenze infettivologiche del Cotugno - il batterio può infatti dare luogo a meningiti (che hanno una mortalità del 10%), a meningiti con sepsi (le più letali), a sepsi senza meningiti (come in questo caso, ma evoluta in forma fulminante). Nel 2018 ci siamo imbattuti anche in forme polmonari e intestinali dell’infezione, più rare ma altrettanto fatali come nel caso del ragazzo di Ischia un mese fa».
 
Nei primi 4 mesi del 2018 in Campania si sono registrati 13 casi (5 a Napoli, 2 a Ischia, 1 a Grumo Nevano, 1 a Marano, 1 a Saviano e 1 a Nocera inferiore) di cui 6 mortali (1 del tipo Y ai danni di una donna di 64 anni di Napoli il 23 gennaio scorso), 3 del tipo C (uno registrato alla Befana a Napoli, il secondo a carico di un bambino di 8 mesi al Cotugno e il terzo l’altroieri al Cardarelli). Gli altri 2 casi sono stati del tipo W ed hanno colpito a distanza di un mese nipotina e zio nell’ambito di una stessa famiglia di Ischia. Decessi avvenuti in questo caso rispettivamente al Santobono e al Rizzoli di Ischia.

Dopo l’ultimo episodio è scattata la psicosi ma gli esperti escludono qualsiasi epidemia. «La variabilità dei ceppi che circolano in Campania - aggiunge Tascini, che proviene da Firenze e che ha conosciuto da vicino la piccola epidemia che ha mietuto molte vittime negli anni scorsi - fa capire che per fortuna non siamo di fronte a focolai epidemici bensì a casi sporadici sebbene ad elevata mortalità. Questo perché molte infezioni sono evolute in forme settiche che hanno esito fatale nel 75% dei casi contro il 10% delle forme meningee. Una situazione diversa rispetto a quella cui si assiste in questo periodo a Cagliari - continua Tascini - dove il sierotipo C è addirittura mutato in B, assumendo caratteri aggressivi e virulenti».

Come difendersi dalla meningite dunque? «Bisogna essere attenti e rapidi nelle decisioni - aggiunge l’esperto - tenere d’occhio i sintomi. Se alla febbre si aggiungono segni meningei (rigidità nucale, mal di testa, torpore ndr), se la febbre è alta e non passa con i farmaci e se ci sono i segni della setticemia o sepsi, ossia la comparsa di petecchie emorragiche sulla cute, non va perso nemmeno un secondo. Il mio gruppo di clinici ha una lunga esperienza e la rianimazione infettivologica di cui siamo dotati, guidata da Fiorentino Fragranza, ha messo a punto un protocollo speciale che comprende anche il filtraggio del sangue e ha mostrato negli anni livelli di sopravvivenza di circa il 50% superiori rispetto alla letteratura internazionale. Ma la migliore difesa resta la vaccinazione». Il modello da seguire è quello attuato a Ischia: all’indomani dei due decessi avvenuti un mese fa sull’isola, un gruppo di clinici del Cotugno ha fatto formazione e informazione sul territorio, ai medici e ai cittadini. Nell’arco di un paio di settimane più di 2mila persone si sono vaccinate. A migliaia i cittadini che hanno aderito all’offerta attiva della Asl Napoli 2 nord che ora è pronta a riproporre nel distretto di Marano la stessa strategia. Offrendo gratuitamente la vaccinazione tetravalente (che copre i ceppi A, C, Y e W) mentre quella contro la B, che richiede un richiamo, prevede un ticket di 72 euro.
 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA