Due sorgenti magmatiche distinte, ciascuna delle quali ha determinato le crisi bradisismiche dell’82-84 e quella attuale iniziata nel 2000. I ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in particolare delle sezioni di Napoli, Bologna e Palermo, hanno individuato la dinamica dei serbatoi magmatici profondi all’origine del bradisismo dei Campi Flegrei.
Lo studio «New insights into the recent magma dynamics under Campi Flegrei caldera (Italy) from petrological and geochemical evidence» è stato pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research: Solid Earth dell’American Geophysical Union e riporta che le variazioni della composizione dei gas fumarolici misurate negli ultimi decenni sono originate dalla depressurizzazione e cristallizzazione di due principali sorgenti magmatiche. Le analisi petrologiche e geochimiche hanno quindi messo in luce nuove visioni sulla dinamica dei Campi Flegrei. In particolare, che il magma profondo ha ricaricato il serbatoio poco profondo sotto il vulcano e ha inondato il sistema idrotermale sovrastante con gas caldo, indebolendo così le rocce superiori consentendo deformazioni (sollevamento del suolo) e fratturazioni (sismicità). Questa informazione è particolarmente importante nel caso della caldera dei Campi Flegrei ad alto rischio, perché può aiutare a migliorare le strategie di difesa in caso di future eruzioni.
La caldera dei Campi Flegrei è considerata il vulcano più pericoloso d’Europa ed è attualmente in una nuova fase dinamica (iniziata nel 2000 e tuttora in corso) che si protrae in modo intermittente per diversi decenni.
Lo studio ha quindi evidenziato che le variazioni della composizione dei gas fumarolici misurate negli ultimi decenni alla caldera dei Campi Flegrei sono originate dalla depressurizzazione e cristallizzazione di due principali sorgenti magmatiche: una profonda, tra 16 e 12 chilometri sotto il livello del suolo, che ha alimentato la crisi bradisismica del 1982-84 trasferendo un significativo volume di magma (3 chilometri cubi) verso la seconda sorgente localizzata a circa 8 chilometri di profondità. Questa è la seconda sorgente che ha invece alimentato i gas fumarolici durante la crisi iniziata nel 2000 e attualmente ancora in corso.
In particolare, il meccanismo di degassamento della porzione profonda sarebbe in grado di invadere il sistema sovrastante con gas caldo, riscaldando e fratturando così la crosta superiore, inducendo sismicità e deformazione poco profonde. Per arrivarci, i ricercatori hanno esaminato le minuscole gocce di magma intrappolate nei cristalli dei prodotti vulcanici emessi nel corso delle eruzioni flegree degli ultimi 15mila anni, ricostruendo in questo modo la dinamica del sistema magmatico profondo dei Campi Flegrei.