Napoli, le armi dei clan dall'Iran a Scampia: pistole a mille euro, 5mila il kalashnikov

Napoli, le armi dei clan dall'Iran a Scampia: pistole a mille euro, 5mila il kalashnikov
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 22 Settembre 2021, 23:01 - Ultimo agg. 24 Settembre, 07:18
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Una pistola costa mille o millecinquecento euro. Ma il “ferro” (così chiamano un normale revolver) lo tengono in tanti. Ed è logico pensare che i clan acquistino armi in grandi stock e che usino le Beretta o Browing come tessera di fidelizzazione per i propri uomini: ai killer i “ferri” migliori, ai kille o a chi consuma azioni predatorie. Armi a Napoli, è un’emergenza. Arrivano dai canali balcanici, dalle regioni della ex Jugoslavia, dall’Iran, passando soprattutto per i porti adriatici. Sono gli stessi canali del contrabbando che vengono sfruttati per l’approvvigionamento di pistole e kalashnikov, ma anche bombe e proiettili. Qualche esempio: ieri mattina sono stati i carabinieri a far brillare degli ordigni in zona Terzigno, dopo un sequestro di armi e bombe avvenuto poche ore prima a Scampia. Un episodio solitamente destinato a finire in una fascia di brevi, tanto che è diventato ordinario chiudere blitz di questo tipo. 

E invece si tratta di un’emergenza - proprio dalle colonne di questo giornale - dallo stesso prefetto Marco Valentini che ricordava un dato in particolare: mai vista tanta circolazione di armi in una città europea, diceva il primo inquilino del palazzo di governo all’inizio del suo insediamento.

Napoli a mano armata, come è purtroppo confermato da un fenomeno criminale ormai diventato famigerato e ripetitivo: le stese, le scorrerie armate, che producono un enorme volume di fuoco senza un motivo apparente o un obiettivo specifico, se non quello di rimarcare il proprio territorio nella gestione dello spaccio, nel mercato del falso e nel pressing estorsivo. 

Ma proviamo a parlare di soldi, di mercato nero, di economia criminale che spiega meglio di qualsiasi altro riferimento il potere dei clan a Napoli e nell’area vesuviana: una pistola (Beretta e 9per21; browing; altri modelli di fabbricazione russa) costa dalle 500 ai millecinquecento euro, a seconda del modello e dell’efficacia (non è un caso che in tanti agguati le armi si inceppano, perché pagate poco quindi di scarsa qualità ed efficacia); mentre il famigerato Ak47 (il kalashnikov tanto venerato dai minori come emerso dalle indagini sulla paranza dei bambini) può arrivare a costare fino a 5mila euro. 


Ma da dove arrivano? Come sbarcano a Napoli? Come hanno invaso l’area metropolitana? Arrivano in Italia tramite il porto di Gioia Tauro o alcuni porti dell'Adriatico, poi vengono consegnati a destinazione passando attraverso autotreni o auto munite di sistemi ad hoc. Esattamente come accade ed è accaduto in passato con il contrabbando di sigarette. Costi elevatissimi, anche al netto dei blitz che polizia, carabinieri e guardia di finanza mettono a segno in modo massiccio e capillare su tutto il contesto cittadino. Proviamo ad andare indietro di qualche giorno. Sono state decine i sequestri messi a segno in questi mesi. In pieno lockdown sono stati arrestati due rapinatori del nord che venivano ai Quartieri spagnoli per comprare armi da usare per gli assalti ai furgoni porta valori, business numero uno in alcune regioni del nord. 

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Furono intercettati nel pieno delle indagini successive al delitto di Ugo Russo, caddero in una trama investigativa legata all’assalto all’ospedale Vecchio Pellegrini ma anche agli spari all’esterno della caserma Pastrengo. Stesso scenario, medesima dinamica, pochi mesi fa a Bagnoli dove in un negozio di ortofrutticoli venne fuori una vera e propria santabarbara. Termine decisamente abusato ma purtroppo appropriato visto la mole di armi e di bombe, visto il numero di munizioni nascoste tra frutta e ortaggi dai clan di rione Traiano. Ma ogni quartiere ha la sua trama di contatti, ogni clan ha i suoi uomini che trafficano armi entrando in contatto con broker del mercato internazionale. Prima i soldi poi la merce. Non sono affiliati ma broker: portano la merce solo in cambio di soldi, gli stessi soldi prodotti grazie all’uso delle armi stesse. Un brutto circuito vizioso nella città più armata d’Europa, che stacca un primato poco esaltante: quella di metropoli a mano armata, la prima in Europa. 

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