Aggrappato al treno in corsa per evitare un rimprovero: così è morto Ciro

Aggrappato al treno in corsa per evitare un rimprovero: così è morto Ciro
di Giuseppe Crimaldi e Gigi Di Fiore
Giovedì 25 Gennaio 2018, 06:46 - Ultimo agg. 09:18
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Dieci minuti. Possono essere un soffio o un tempo interminabile. In dieci minuti è rinchiusa l'agghiacciante verità sulla morte di Ciro Ascione, il sedicenne di Arzano ritrovato lunedì senza vita a tre giorni dalla scomparsa denunciata dai genitori. Un fotogramma, ripreso dalle telecamere della stazione di piazza Garibaldi a Napoli, fisserebbe Ciro agganciato al predellino del treno Regionale 24397, con le porte chiuse del vagone in partenza. Se arriveranno altri riscontri, Ciro sarebbe morto per un tragico incidente. Ciro in ritardo, dopo aver trascorso l'intero pomeriggio con la sua fidanzatina. Ciro che al padre racconta una bugia a telefono, dicendogli di essere già in Metropolitana mentre era ancora con la ragazza. Ciro, infine, che arriva trafelato alla Stazione centrale di Napoli a pochi attimi dalla partenza del treno che doveva portarlo a Casoria, dove l'aspettava il padre. Corre - c'è un altro fotogramma che lo ritrae mentre si affretta - sperando di farcela. Frazione di secondi, salta su, ma le porte si chiudono e il treno parte. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, Ciro sarebbe rimasto aggrappato per centinaia di metri prima di cedere e cadere. Morto. Ciro vittima del suo senso di responsabilità da bravo ragazzo, da figlio che vuole mantenere l'impegno di tornare in orario. Ciro che pensa di avere già mancato, rimanendo con la ragazzina quei minuti in più che rischiavano di fargli perdere il treno per tornare a casa.

Ipotesi terribile, su cui il pm Barbara Buonanno della Procura di Napoli nord, guidata da Francesco Greco, lavora ancora. Domani ci sarà l'autopsia sul corpo del ragazzo, affidata al medico legale Massimo Esposito, che potrebbe fornire i decisivi riscontri all'ipotesi dell'incidente, partendo dai graffi visibili sul collo di Ciro.
 
Nel frattempo, la Squadra mobile della polizia, guidata da Luigi Rinella, continua le verifiche sui video registrati dalle telecamere della Stazione, per escludere l'ipotesi dell'omicidio che era in piedi dall'inizio. Sabato sera, Ciro tornava a casa dopo aver trascorso il pomeriggio con la fidanzatina napoletana. I due si erano salutati all'ingresso della Metropolitana in via Toledo. Lei, sentita dagli inquirenti, ha riferito che Ciro si era attardato tanto da entrare nella Metropolitana alle 20,50 per dirigersi a piazza Garibaldi dove il Regionale partiva alle 21,22. Le telecamere della stazione lo fissano mentre passa dinanzi la libreria Feltrinelli. Un'altra immagine lo riprende in corsa verso il treno in partenza. Una corsa affannosa, nel timore di non farcela. Infine, il fotogramma agghiacciante preludio di una morte che apparirebbe banale nelle cause, ma proprio per questo ancora più difficile da accettare.

Il Regionale è arrivato puntuale, alla stazione di Casoria, dove Ciro è stato inutilmente atteso dal padre, dieci minuti dopo la partenza da Napoli. «Sto prendendo il treno» aveva avvisato Ciro, chiamando il padre con il telefonino. Sul Regionale c'è una scatola nera che registra eventuali malfunzionamenti delle porte a bordo. È stata sequestrata dalla polizia, che ha avuto conferma dell'assenza di aperture improvvise delle porte. Il treno è partito e, come prevedeva il programma, è arrivato senza altre fermate alla stazione di Casoria. Puntuale, con quel ragazzo aggrappato, che ha perso la presa a poco più di 600 metri dall'arrivo. Terribile.
Le sette carrozze del Regionale, che restano a disposizione degli inquirenti, sono state esaminate con scrupolo dagli agenti della Scientifica. Hanno finestrini che si aprono completamente, eppure farvi passare una persona viva per lanciarla fuori è operazione possibile ma estremamente difficile. Per farlo, occorre che la vittima non faccia resistenza e, soprattutto, che non vi siano testimoni non complici degli aggressori.

La morte di Ciro è rimasta per due giorni un giallo. Il corpo è stato ritrovato in una scarpata parallela ai binari ferroviari, a 600 metri dalla stazione di Casoria. Poco distante è stato rinvenuto il suo cellulare e non invece, come era stato detto in un primo momento alimentando il giallo, sul treno giunto a Caserta. Infatti, il cadavere è stato individuato proprio attraverso le celle di aggancio della scheda del telefonino. E proprio il tracciato delle degli agganci del cellulare conferma che Ciro era sul treno.

«Abbiamo dall'inizio ritenuta inverosimile l'ipotesi del suicidio» dice il procuratore capo Francesco Greco. L'autopsia darà chiarimenti. Alla prima ispezione del corpo, il medico legale Massimo Esposito non ha trovato segni di investimenti da treno. Ora gli inquirenti si concentrano sull'incidente partendo dal fotogramma decisivo del video che ritrae Ciro agganciato al predellino del treno in partenza. Gli inquirenti lavorano sempre sulle celle di aggancio del cellulare di Ciro, su tutti fotogrammi video delle telecamere della stazione, su possibili tracce individuate sul treno dagli agenti della Scientifica.

Sull'indagine, ancora aperta, restano in piedi degli interrogativi cui dare risposta.
Il primo: è possibile che il corpo senza vita di Ciro sia rimasto lì - al di là di una massicciata ferroviaria - senza essere notato (anche di giorno) da nessuno? Secondo: è ipotizzabile che nessuno, tantomeno un controllore o il macchinista, a bordo dell'affollato Regionale 24327 non si sia accorto che Ciro era rimasto fuori dalle porte chiuse e non abbia dato l'allarme? Su questo, potrebbe anche essere avviata un'indagine per omicidio colposo.

Terzo: il giorno dopo la scomparsa di Ciro, un anonimo ha telefonato alla zia del 16enne, dicendo: «C'è stato un omicidio, ieri sera...».

L'anonimo è stato identificato e denunciato per procurato allarme dalla polizia. Ma perché ha contattato la zia di Ciro?

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