«Napoli, ospedali senza medici: non si sa dove trovarli», l'intervista a Ciro Verdoliva

«Napoli, ospedali senza medici: non si sa dove trovarli», l'intervista a Ciro Verdoliva
di Maria Chiara Aulisio
Lunedì 20 Settembre 2021, 23:57 - Ultimo agg. 22 Settembre, 09:27
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La sua giornata comincia presto e finisce tardi quando, con i collaboratori più stretti, si fa la conta del numero di vaccini somministrati e si pianifica il lavoro per l’indomani. Tra riunioni, sopralluoghi e emergenze - l’ultima è quella della grave carenza di medici - Ciro Verdoliva, manager della Asl Napoli 1, ha appena messo a punto il programma per le “terze dosi” alle quali - da ieri - può sottoporsi la categoria dei “fragili” così come stabilito dal ministero della Salute.

Come è andato il primo giorno?
«La partenza come al solito è sempre un po’ lenta, ma sono fiducioso.

Andiamo avanti senza prenotazione sperando di rendere tutto più facile e raccogliere il maggior numero di persone».  

La macchina vaccinale ormai sembra rodata e tutto procede al meglio. Il problema oggi è un altro: la mancanza di camici bianchi nell’area dell’emergenza-urgenza.
«Sì, è così. Abbiamo difficoltà a far quadrare i turni. Facciamo uno sforzo immenso con risultati assai scarsi e - dico purtroppo - possiamo farci ben poco». 

Che cosa significa?
«Abbiamo promosso concorsi che sono andati deserti, inviato comunicazioni alle aziende sanitarie per reclutare personale medico disponibile a lavorare nei settori più sguarniti, ci stiamo muovendo in ogni direzione nel tentativo di arginare la fuga e coprire i vuoti che abbiamo in organico: significa questo». 

Altri undici medici hanno appena abbandonato il “118”. Più volte il direttore del servizio, Giueppe Galano, ha lanciato l’allarme. Se si va avanti così di ambulanze in circolazione ne resteranno molto poche o comunque non con un medico a bordo.
«Da parte nostra c’è il massimo impegno ma vi assicuro che non è un problema di facile soluzione. La questione è di domanda e offerta. A fronte di una grande richiesta di camici bianchi, il mercato purtroppo non risponde come dovrebbe». 

In altre parole sta dicendo che non c’è niente da fare?
«Non ho detto questo. Tant’è che abbiamo messo in campo anche una equipe di professionisti che si sta occupando di esplorare il mercato al fine di rintracciare nuovo personale, con qualsiasi forma contrattuale: a noi, di medici, ne servirebbero subito almeno sessanta». 

Secondo lei qual è ragione della grande fuga? Troppi sacrifici a fronte di un guadagno inadeguato?
«La verità è che questi professionisti - anche a parità di compenso - hanno a disposizione diverse possibilità di occupazione, molte delle quali richiedono minore impegno e minore responsabilità. Senza contare che è impossibile reggere i ritmi dell’emergenza per troppi anni. Ritengo comunque che sia necessaria una maggiore attenzione verso i medici dell’area emergenza-urgenza individuando soluzioni che possano rendere maggiormente attrattivo questo ruolo».

Torniamo alla campagna vaccinale. Hub al lavoro con le terze dosi, dunque. 
«Non ci siamo mai fermati e andiamo avanti a oltranza così come siamo abituati a fare. Dal primo ottobre chiuderà il punto vaccinale alla Stazione Marittima».

Come mai?
«Dobbiamo tener conto anche dei costi a fronte delle prestazioni: analizzando i dati abbiamo verificato che i luoghi a nostra disposizione sono più che sufficienti per fronteggiare le richieste dei cittadini. E la gestione economica di hub così grandi è assai dispendiosa anche in termini di risorse umane. Chiudiamo il punto vaccinale al Porto ma lavoreranno a pieno regime la Mostra d’Oltremare, la Fagianeria e l’hangar Atitech di Capodichino». 

Poi ci sono anche le farmacie.
«Certo. E non solo. Restano operativi tutti i Distretti sanitari di base, e anche lì non è necessaria alcuna prenotazione, e i medici di medicina generale che pure sono a disposizione dei pazienti che chiedono la terza dose. Insomma, basta decidere e scegliere il giorno, l’ora e il luogo che risultano raggiungibili più facilmente».

Gli ultimi dati parlano di un aumento del 20 per cento di richieste di prime dosi. Effetto Green pass?
«Almeno in questi primi giorni dai nostri dati non emerge un grande “effetto Green pass” ma ci auguriamo che Napoli risponda al meglio permettendoci di superare il 72% di vaccinazioni ad oggi raggiunto».

Un auspicio, perché restano ancora tanti i napoletani senza nemmeno la prima dose.
«Sì, nonostante un’offerta capillare su tutto il territorio, ma questo è un fenomeno che va analizzato sotto vari aspetti. Per quanto ci riguarda rimaniamo concentrati sulla chiusura dei cicli vaccinali e continuiamo a lavorare con un solo grande obiettivo: portare tutti negli hub, fino all’ultimo indeciso».  

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