Napoli, aggrediti gli operatori dei carroattrezzi: «Vanno equiparati a pubblici ufficiali»

Napoli, aggrediti gli operatori dei carroattrezzi: «Vanno equiparati a pubblici ufficiali»
di Emiliano Caliendo
Venerdì 9 Settembre 2022, 17:03 - Ultimo agg. 10 Settembre, 07:03
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A Napoli anche un normale servizio di civiltà, come quello della rimozione veicoli in divieto di sosta, diventa un lavoro di trincea. Lo dimostra il fatto che esattamente una settimana fa, in data 2 settembre, due dipendenti della Bourelly Health Service Srl - azienda concessionaria del servizio rimozione auto con carroattrezzi per il Comune di Napoli - sono stati aggrediti e feriti da un uomo al quale era stata sequestrata l’autovettura. Quest’ultimo si è presentato presso il deposito giudiziale di via Santa Maria del Pianto con la pretesa di ritirare l’automobile, in barba al mancato pagamento del verbale e dunque della relativa pratica di svincolo.

L’automobilista in questione, pur di riappropriarsi del mezzo, essendo ancora in possesso delle chiavi, ha investito i due dipendenti della “Bourelly” che hanno tentato invano di fermarlo. Il risultato dell’accaduto è che i due lavoratori sono finiti direttamente in ospedale, riportando una prognosi di qualche giorno. Si sente quindi obbligato a lanciare un appello Guido Bourelly, amministratore delegato della ditta: «Chiediamo a gran voce alle istituzioni di intervenire, non solo per la nostra incolumità, ma anche per assicurare che servizi pubblici e indispensabili non vengano interrotti a causa delle continue aggressioni che subiamo».

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Presidente Bourelly, cosa chiedete per far sì che possiate svolgere in tranquillità il vostro lavoro?
«In meno di 48 ore abbiamo subito un’aggressione dove sono stati coinvolti due nostri operatori su Napoli all’interno di un nostro deposito adibito al servizio di rimozione forzata.

Un utente è entrato nell’auto che è stata prelevata e, mettendo in moto, ha investito i due nostri operatori che sono poi stati portati in ospedale. È dovuto intervenire sia il 118 che la polizia. Solo 24 ore prima, invece, un altro nostro operatore che svolgere il servizio d’emergenza 118 sulla città di Caserta è stato  vittima di un’altra aggressione da parte di una persona in stato confusionale, venendo colpito da una bottiglia di vetro. Anche lui ha avuto una prognosi di dieci giorni. Questi episodi ci sono sempre stati ma erano in qualche modo contenuti. Stiamo vedendo che, da qualche mese a questa parte, questi episodi stanno sfociando in vere e proprie aggressioni fisiche che comportano il ricovero e la necessità di cure mediche dei dipendenti. Ciò che chiediamo alle istituzioni non è certo un’operazione spot ma servirebbe una cabina di regia, coordinata in qualche modo dalla Prefettura, per cercare di dare un contributo serio, oltre che alle forze dell’ordine, anche agli operatori che svolgono un servizio di pubblica utilità: gli operatori della rimozione auto, del 118 e i lavoratori dei pronto soccorso».

Mi sembra di capire che propone l’equiparazione delle attività di chi conduce servizi di pubblica utilità a quella di un pubblico ufficiale…
«Sì, così si cercherebbe almeno di limitare il problema. L’aggressione a un pubblico ufficiale prevede un’aggravante. In qualche modo potrebbe fungere da deterrente. Immagino, però, anche un potenziamento degli uomini delle forze dell’ordine su strada. Quella è l’operazione fondamentale da intraprendere».

Può ricostruire la dinamica dell’aggressione avvenuta in uno dei vostri depositi?
«Una macchina rimossa nel quartiere Vomero è stata portata al deposito di via Santa Maria del Pianto. Alle 14.00 del pomeriggio circa, vediamo entrare questa persona, qualificatasi come utente, con le chiavi dell’auto. È stato invitato a recarsi negli uffici adiacenti per l’espletamento di tutte le attività amministrative del caso per svincolare la macchina. Nonostante ciò, si infila nell’auto e mette in moto. A quel punto i nostri operatori gli spiegano che deve prima svincolare l’auto. Lui poi a velocità sostenuta è scappato via dal deposito investendo i due operatori. Fatto curioso è che questo soggetto era accompagnato dal padre, che è stato identificato per primo dalla polizia che poi ha rintracciato la persona fuggita con l’auto via telefono».

Come stanno i due operatori?
«Adesso sono stati dimessi dall’ospedale. Sono molto frastornati. La cosa che più mi preoccupa è che abbiano paura di continuare a lavorare senza fare, non so, i turni di notte, tenendo conto che noi rendiamo un servizio 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. C’è molta paura e tensione».

Si sente di fare un appello ai cittadini che non rispettando il codice della strada, e magari vedendosi rimossa l’auto, vanno in escandescenza?
«Parlo anche io da cittadino: al di là del fatto che in ogni città c’è questo servizio, bisogna pensare che si tratta di servizi che salvano vite. Immaginiamo una vettura che blocca il flusso di un’ambulanza o il flusso di un mezzo di soccorso. Oppure un disabile: molto spesso troviamo vetture parcheggiate sugli stalli riservati ai disabili. Non guardiamo il lucro da parte del Comune o del concessionario, piuttosto guardiamo al servizio di pubblica utilità che viene dato alla città».

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