Napoli, baracche e discariche
nei parcheggi del Centro Direzionale

Napoli, baracche e discariche nei parcheggi del Centro Direzionale
di Oscar De Simone
Sabato 15 Febbraio 2020, 10:42 - Ultimo agg. 14:49
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Sono decine le baracche e le discariche accanto alla strada e nei parcheggi del Centro Direzionale. Alloggi di fortuna costruiti con immondizia e materiali di scarto. Un piccolo “quartiere della disperazione” a Napoli a due passi dai palazzi e dalle sedi della Regione Campania, dove cittadini e residenti lamentano scarse condizioni igieniche e di sicurezza.
 



«Registriamo da tempo – affermano il presidente ed il vice presidente della commissione ambiente della IV Municipalità Carmine Meloro e Mario Maggio – le proteste di chi frequenta il centro direzionale. Ci sono scale mobili dismesse o mai entrate in funzione, parcheggi abbandonati ed angoli isolati che nel tempo sono diventati discariche a cielo aperto. Aree di sosta fuori controllo, trasformate in baraccopoli dai senza tetto che hanno costruito tende e ricoveri con i materiali presi dai rifiuti. Insomma un vero incubo che contribuisce a rendere l’area inospitale ed insicura. Tutto questo sotto gli occhi di tutti e dove ogni giorno vengono a lavorare i maggiori rappresentanti della politica regionale. Dove l’attenzione dovrebbe essere maggiore per non rischiare incidenti e complicazioni inutili».

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Tra i problemi maggiori infatti c’è quello delle braci fai da te e dalle bombole di gas, usate per alimentare i fornelli elettrici per riscaldare il cibo. Una vera emergenza che in alcuni casi, mette a rischio l’incolumità di decine di persone.
«Ci sono alcuni clochard – concludono Meloro e Maggio – che adoperano frequentemente bombole del gas accanto ad una centralina elettrica su via Domenico Aulisio. Una consuetudine rischiosa che potrebbe causare danni a persone e cose nelle immediate vicinanze. Adesso è il momento di prendere provvedimenti perché questa situazione non può andare avanti. Bisogna restituire decoro e dignità a questo quartiere ed a tutte le persone che vivono ancora ai margini della nostra società».

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