Napoli, la beffa del boss che torna libero e scappa: «A vuoto l’ultimo blitz»

Va avanti da mesi la caccia all’uomo, irreperibile il braccio destro di Contini

Il Tribunale di Napoli
Il Tribunale di Napoli
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 26 Ottobre 2023, 23:46 - Ultimo agg. 27 Ottobre, 17:39
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Sparito, introvabile. Non ha lasciato tracce, tanto da risultare formalmente irreperibile. Strana storia quella di Nicola Rullo, per anni ritenuto ai vertici della sistema criminale targato clan Contini: è tornato libero dopo un lungo periodo di detenzione per fatti di camorra, finendo subito nell’elenco degli irriperibili. Scarcerato e subito in fuga? Possibile, amara, conclusione che fa i conti con un dato di fatto: pochi giorni dopo essere stato scarcerato, è arrivato dal Tribunale un ordine di esecuzione per quattro anni e mezzo di cella, frutto di un cumulo di anni per vecchie vicende. Una notifica non propriamente tempestiva, dal momento che il nuovo ordine di arresto è scattato quando il boss aveva già lasciato la cella. E aveva anche fatto perdere le proprie tracce. Sarebbe bastato giocare d’anticipo e Nicola Rullo oggi sarebbe ancora in cella, a scontare il cumulo di condanne al termine dei processi imbastiti in questi in anni, a proposito di fatti di equilibri criminali. 

Fatto sta che negli ultimi giorni, il pressing investigativo si è fatto particolarmente intenso nella zona delle Case nuove, dove Rullo avrebbe radicato il proprio potere. Parliamo di un territorio controllato dall’Alleanza di Secondigliano, che da anni mantiene una sorta di leadership criminale nell’area metropolitana. Da sempre, vige una sorta di tregua con quelli dei Mazzarella, in uno scenario di equilibri malavitosi che rischiano di saltare all’improvviso proprio sulla scorta di scarcerazioni eccellenti. E quella di Nicola Rullo non è l’unica novità degno di una certa rilevanza investigativa, secondo quanto osservano gli inquirenti. In questi mesi è tornato libero anche un altro soggetto ritenuto in passato ai vertici del sistema criminale cittadino: parliamo di Egidio Annunziata (difeso dall’avvocato Claudio Davino), che ha di fatto onorato il proprio debito con la giustizia. Ha scontato oltre venti anni di cella, per una serie di omicidi legati alla faida tra i Contini e i Mazzarella nell’ormai lontano 1998.

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Una stagione criminale che sembra lontana nel tempo, che si spera che sia destinata a rimanere negli annali della cronaca giudiziaria. Ma torniamo al caso di Nicola Rullo. Indicato dal pool anticamorra come un boss, ha trascorso diversi anni in cella. È assistito dall’avvocato Alfredo Durante e dallo scorso tre luglio non è più detenuto. Fine pena, scarcerazione doverosa per chi non ha più pendenze con la giustizia italiana. E invece la sorpresa è arrivata dopo qualche giorno. C’è un ordine di esecuzione che deve essere notificato, ma che va a vuoto. Si tratta di un cumulo di condanne, che riguardano ancora storie passate che - messe insieme - vanno abbattute con un altro periodo di detenzione. In tutto, Rullo deve scontare un sequel di quattro anni e mezzo, ma al momento l’ordine di esecuzione non è stato notificato. Missing, Rullo è un fantasma. Con l’inevitabile attenzione che monta in una zona da sempre crocevia di traffici criminali.

Un contesto criminale ritenuto impermeabile al fenomeno del pentitismo, con la sola eccezione di una famiglia di imprenditori che hanno raccontato il loro ruolo nella gestione della ex bouvette del San Giovanni Bosco, l’ospedale di via Briganti ritenuto da sempre al centro del pressing della camorra locale. Sono stati gli imprenditori (un tempo collusi) a raccontare le presunte infiltrazioni criminali nell’ospedale, in una frontiera investigativa non del tutto collusa. Il resto, è storia di grandi silenzi. Stando agli ultimi report, la zona di Vasto-Arenaccia è attraversata da particolare dinamismo criminale, in una sorta di mutazione camorra.

Sempre meno piazze di spaccio, sempre più intestazioni fittizie, riciclaggio e usura. Negli anni si sono registrati episodi drammatici, come il suicidio di un paio di imprenditori strozzati dall’usura e lo smantellamento di interi comparti aziendali, ma di denuncia neanche l’ombra.

Chiara la strategia di questa nuova camorra: pochi delitti di sangue, ma infiltrazione di capitali illeciti nei settori apparentemente pulite dell’economia cittadina. Food e ricezione alberghiera, capitali sporchi che rivitalizzano imprese puntualmente affidate a prestanome. Uno scenario da sempre al centro delle verifiche della Dda di Napoli, grazie al lavoro condotto in questi anni dai pm Alessandra Converso e Ida Teresi (quest’ultima oggi al pool reati contro la pubblica amministrazione), che oggi fa i conti con un ordine di arresto a vuoto e una strana caccia all’uomo. 
 

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