Buche killer a Napoli: 3.800 cause, ma il Comune non paga i danni

Buche killer a Napoli: 3.800 cause, ma il Comune non paga i danni
di Paolo Barbuto
Giovedì 31 Ottobre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 1 Novembre, 14:44
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Una turista di Reggio Emilia a luglio è inciampata in un marciapiede sconnesso di Napoli, si è spezzata entrambe le caviglie ed è stata costretta a rinunciare al matrimonio programmato qualche settimana dopo: anche lei è andata a sbattere contro il degrado di questa città. La notizia della turista infortunata segue di qualche settimana quella ben più grave dell’incidente occorso ad un uomo anziano il quale per i postumi di una caduta su marciapiede sconnesso di Napoli ha trascorso giorni di agonia prima di morire.

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Ma quanto è pericolosa la nostra città? La risposta può venire, anche se in forma asettica, dai numeri. Circa 3800 cause di risarcimento sono state affrontate dal Comune di Napoli proprio per i danni subiti dalle auto, ma soprattutto dalle persone, per via delle disconnessioni ataviche di Napoli, anche se il dato è riferito all’ultimo report disponibile che risale alla fine dello scorso gennaio. I numeri sono stati presentati direttamente dall’avvocatura di Palazzo San Giacomo al presidente della commissione infrastrutture, Nino Simeone, che ha poi convocato in commissione i dirigenti competenti. In quel documento l’avvocatura del Comune ha spiegato, tramite i pochi numeri a disposizione, quello che sta accadendo. I numeri sono pochi perché non c’è una memoria storica legata alle vicende dei risarcimenti: gli unici dati ufficiali partono solo dal 2015, anno in cui si è riusciti finalmente ad informatizzare il sistema.

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Per rispondere alle richieste di risarcimento dei cittadini non esiste altro mezzo che affrontare una causa legale. L’amministrazione Infatti non è dotata di una assicurazione che la tuteli. Una richiesta di attivare una polizza per difendere il Comune da queste richieste risarcitorie è stata più volte portata avanti dall’avvocatura di Palazzo San Giacomo, senza però ottenere alcuna risposta. Niente assicurazione contro i danni provocati da una città malridotta. Del resto anche gli avvocati della turista Emiliana che si è infortunata ad entrambe le caviglie, hanno ottenuto come unica risposta da parte del Comune di Napoli un laconico riferimento alla totale mancanza di polizze, pertanto l’unica possibilità è quella di adire le vie legali.
 


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Abbiamo già chiarito che sono circa 3800 le cause che il Comune di Napoli è stato costretto ad affrontare, a partire dal 2015, per difendersi dai danni procurati dalle buche su strade e marciapiedi nella nostra città, ma qual è l’esito di queste cause che il comune è costretto ad affrontare? Lo ha chiarito la stessa avvocatura dividendo le cause tra quelle che sono state presentate al cospetto del giudice di pace e quelle che finiscono dinanzi al tribunale ordinario. Secondo l’attenta relazione inviata alla commissione consiliare le cause che finiscono dinanzi al Giudice di Pace vedono soccombere il Comune di Napoli nella stragrande maggioranza dei casi: il Comune perde tra l’80 e il 90% delle cause intentate in quella sede. Il dato è leggermente, ma solo leggermente, più favorevole al Comune quando la vicenda legale finisce dinanzi al tribunale: vince il 40% delle cause mantenendo un considerevole 60% di sconfitte con conseguenti richieste di rimborso da parte dei cittadini.

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Di fronte a una mole così consistente di sconfitte legali il comune è chiamato evidentemente a sborsare un sacco di quattrini per risarcire le persone infortunate o le auto messe a dura prova dalle strade napoletane Ma da dove vengono fuori i soldi da destinare alle richieste risarcitorie dei cittadini? Qui è più difficile ottenere certezze ma, un lavoro di ricognizione empirico, stabilisce che questa voce, nei conti malandati del Comune di Napoli si aggira intorno ai 5 milioni.
 

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