Dal Cardarelli al San Gennaro: le mani dei clan sugli ospedali

Dal Cardarelli al San Gennaro: le mani dei clan sugli ospedali
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 28 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:42
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Una spartizione avvenuta qualche anno fa, che ha sempre retto, anche nei periodi di frizione criminale o di guerra aperta (come la faida tra i Contini e i Mazzarella). È la spartizione degli ospedali, veri e propri bancomat per la camorra napoletana, secondo quanto ha raccontato un ex boss della camorra, da qualche anno passato dalla parte dello Stato. Si chiama Mario Lo Russo, le sue parole sono quasi del tutto omissate, segno di indagini in corso. In sintesi, ad ognuno il suo ospedale. Ad ogni gruppo o cartello di clan, la sua cittadella, il suo nosocomio.
 
Anno 2016, sentiamo cosa ci racconta Mario Lo Russo: «L'ospedale San Giovanni Bosco è in mano ai Contini, come impresa di pulizia, forniture, lavanderia; come lo facevamo noi nelle nostre zone, al (secondo) Policlinico». E poi? Finita la spartizione? Niente affatto: «Il clan Cimmino del Vomero era al Cardarelli», mentre da altre indagini risultano tentativi di infiltrazione al San Gennaro da parte dei clan della Sanità, oltre alla penetrazione dell'ormai ex clan Lo Russo (e dell'azienda Kuadra) al San Paolo di Fuorigrotta. Ed è ancora Mario Lo Russo a chiarire un concetto su tutti: «Se noi avevamo bisogno di qualcosa al San Giovanni Bosco, bastava chiamare Ettore Bosti e lui chiamava chi di dovere e tutti si mettevano a disposizione».

Scenario da brividi, che ha spinto il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica dedicato alla Anno 2016, sentiamo cosa ci racconta Mario Lo Russo: «L'ospedale San Giovanni Bosco è in mano ai Contini, come impresa di pulizia, forniture, lavanderia; come lo facevamo noi nelle nostre zone, al (secondo) Policlinico». E poi? Finita la spartizione? Niente affatto: «Il clan Cimmino del Vomero era al Cardarelli», mentre da altre indagini risultano tentativi di infiltrazione al San Gennaro da parte dei clan della Sanità, oltre alla penetrazione dell'ormai ex clan Lo Russo (e dell'azienda Kuadra) al San Paolo di Fuorigrotta. Ed è ancora Mario Lo Russo a chiarire un concetto su tutti: «Se noi avevamo bisogno di qualcosa al San Giovanni Bosco, bastava chiamare Ettore Bosti e lui chiamava chi di dovere e tutti si mettevano a disposizione».

Campania ad affrontare proprio la questione degli ospedali della camorra. Si legge in una nota del Viminale diramata ieri pomeriggio, che la storia degli ospedali targati gomorra è balzata al primo posto dell'agenda dell'Interno sulla Campania: «Sono state analizzate fra le altre cose la presenza camorristica all'interno degli ospedali e nella gestione dei rifiuti; poi le criticità nelle carceri di Poggioreale e Secondigliano, compreso l'uso illegale di telefonini dei carcerati».

Ma torniamo al San Giovanni Bosco, all'ospedale diventato tristemente noto per le invasioni di formiche, alla luce di quanto emerge dal blitz di due giorni fa. Inchiesta condotta dal pm Ida Teresi, coadiuvata dal lavoro delle colleghe Alessandra Converso e Maria Sepe, sempre e comunque sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, l'ospedale della camorra veniva controllato in primo luogo da personaggi del calibro di Salvatore Botta, uno che «la comandava lui», sia fuori che dentro i padiglioni del nosocomio. Spiega ancora il pentito Mario Lo Russo: «Interveniva, con la sua caratura criminale, anche per gestire decisioni riguardanti ad esempio aperture di reparti dell'ospedale e cose simili, nelle quali poteva servire la sua capacità decisionale, intervenendo ad esempio sui sindacati che potevano tra loro essere su posizioni opposte e ostacolare le decisioni della dirigenza. Se qualche sindacalista non obbediva, lui lo mandava a picchiare, come nel caso di Gianfranco De Vita e Giulio Castaldi (quest'ultimo ora è deceduto». Ed è lo stesso pentito a promettere di fare i nomi di tutti i sindacalisti coinvolti o invischiati nelle trame messe in piedi dagli uomini del calibro di Bosti e Contini.

Indagini in corso, sono diversi i settori da approfondire: gli appalti interni per la pulizia, per il catering, ma i ricoveri facili e le prenotazioni facili (grazie all'immancabile gruppo dei Botta), senza pagare ticket e senza liste di attesa; il capitolo delle dimissioni dei pazienti morti - alla modica cifra di 500 euro, con tanto di strizzata d'occhio al medico che rilascia il via libera - pazienti deceduti ma fatti passare per vivi. E non è tutto.

Spicca anche un capitolo legato alla presenza della ditta di pompe funebri nella sala mortuaria del San Giovanni Bosco, che - stando a un'ambientale tra Alfredo De Feo e Antonio Aieta - sarebbe stata imposta non da uno qualsiasi, ma dal boss in persona, come scrive il gip Roberto D'Auria: «La ditta era stata scelta personalmente da Eduardo Contini in persona e per questa ragione era da considerarsi una intoccabile sotto ogni aspetto».
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