Napoli ​capitale dello sport 2026, intervista a Sergio Roncelli: «Impianti e appalti, tavolo ristretto per bruciare i tempi»

Napoli capitale dello sport 2026, intervista a Sergio Roncelli: «Impianti e appalti, tavolo ristretto per bruciare i tempi»
di Gianluca Agata
Mercoledì 25 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 14:15
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Una città per lo sport. È il sogno del presidente regionale del Coni Sergio Roncelli.

Un sogno?
«Bisogna lavorarci. Ci sono città che hanno capito che lo sport può essere un volano che genera economia. Nella nostra regione dobbiamo arrivarci, qualcuno ancora lo deve comprendere».

Il protocollo Comune-Coni è un primo passo?
«Certamente perché l'Amministrazione ha capito che ci vuole un interlocutore privilegiato che ha lo sport come sua mission. Le Universiadi lo hanno insegnato. Appena la cabina di regia si è spostata su Napoli il successo è stato garantito».

Da dove partiamo?
«Da un tavolo di concertazione.

Due-tre persone ai massimi livelli decisionali. Qualsiasi tema affrontato deve avere una decisione finale e non va rimandato».

I temi?
«Impianti, sport di base, società sportive, bandi di gara».

Primo tema scottante, il Collana.
«Nel merito non entro. Dopo la sentenza del Tar ci sarà sicuramente un ricorso al Consiglio di Stato. Ma è l'emblema di come già nell'impostazione di un bando si possano porre delle insidie. Il nostro tavolo vuole servire anche a questo. Che tutto sia lineare. Cosa si vuol fare di un impianto, sport sociale o deve diventare un centro commerciale? Basta che tutto sia chiaro. Io penso che per gestire un impianto bisogna interagire con le federazioni. Tutti gli impianti della 219 fin quando sono stati gestiti attraverso il Coni non hanno mai avuto problemi».

E proprio le piscine della 219 e non solo ora hanno grossi problemi di gestione con le società sportive in attesa di un contratto e praticamente abusive.
«Questo sarà oggetto di discussione del tavolo».

E gli impianti delle Universiadi?
«È un patrimonio enorme che va assolutamente salvaguardato. Regione-Coni-Comune lavorano nella stessa direzione. Poi pensiamo alla gestione dello sport nelle zone di disagio giovanile. Troppe volte ci si riempie la bocca ma si fa poco in concreto».

Napoli 2026. Quattro anni in cui accadrà cosa?
«Siamo molto ottimisti. Questa candidatura diventerà certamente assegnazione. Innanzitutto partiremo dagli Stati Generali per lo sport a Napoli. Riuniremo tutti: base, vertice, alto livello, organizzatori, sociale per parlare di come si fa sport e come si può puntare sullo sport. Poi avremo un calendario fittissimo di eventi di preparazione e nel 2026 mi auguro che tutte le federazioni sportive del Coni svolgano a Napoli i loro campionati Nazionali».

America's Cup, Tennis, Giro d'Italia. Napoli risponde sempre presente.
«È la magia dei grandi eventi. Napoli 2026 e questa cabina di regia serviranno anche ad attrarre eventi di alto livello che significano indotto e ricaduta sulla città».

Ma lei si fida del Comune?
«Assolutamente sì perché il sindaco Manfredi e l'assessore Ferrante sono partner con i quali lavoreremo benissimo insieme».

Eppure dalla regione arrivano anche episodi sconcertanti nel rapporto tra i Comuni e lo sport.
«Le amministrazioni devono capire che con lo sport non si deve fare cassa. Lo sport è un veicolo per generare indotto economico ma l'attore principale, vale a dire la società sportiva che organizza, non lo fa per lucro, piuttosto per passione. Non si possono pensare di risolvere i problemi di dissesto sullo sport. I grandi eventi devono avere corsie preferenziali, non impantanarsi nella burocrazia».

Cosa prova parlando del Parco dello Sport a Bagnoli?
«È un monito. In fase di progettazione nessuno ci ha chiamato, contattato, chiesto un parere e questo è il risultato. Un parco che non ha né capo né coda. E a chi dice costruiamo altri impianti rispondo. Ne abbiamo già tanti. Mettiamoli in sesto e facciamoli lavorare». 

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