Movida a Napoli, in coma etilico a dodici anni: «Era priva di conoscenza, l’abbiamo rianimata»

Movida a Napoli, in coma etilico a dodici anni: «Era priva di conoscenza, l’abbiamo rianimata»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 2 Novembre 2021, 23:50 - Ultimo agg. 3 Novembre, 15:16
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Il direttore dell’Unità operativa di Pronto soccorso del Santobono, Vincenzo Tipo, lancia l’allarme e accende i riflettori su un fenomeno sempre più dilagante: alcol, droga e minori. È della scorsa settimana l’ultimo drammatico caso: una bambina di appena 12 anni è arrivata in ospedale in condizioni molto gravi dopo aver bevuto e assunto sostanze stupefacenti. 

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Chi l’ha portata da voi?
«L’ambulanza. È stata raccolta in uno stato di sopore nei pressi di piazza Garibaldi.

Qualche passante vedendola a terra ha allertato una volante che a sua volta ha chiamato subito il 118». 

In che condizioni è arrivata?
«Era priva di conoscenza. L’abbiamo rianimata e sottoposta ai test antidroga. I sintomi ci avevano insospettito».

Che cosa è venuto fuori dalle analisi?
«Una positività ai cannabinoidi. Ovvero quelle sostanze psicoattive che si ottengono dalla cannabis. Quando poi vengono associate all’alcol, come probabilmente in questo caso, gli effetti si amplificano e il rischio di finire molto male è assai frequente». 

Dodici anni sono davvero pochi per cominciare a bere e a fare uso di droga.
«Purtroppo si tratta di un fenomeno in crescita. Una crescita lenta ma regolare. E dobbiamo considerare che qui al Santobono arrivavano solo pazienti con meno di quattordici anni. Se questa è la tendenza non voglio neanche immaginare che cosa accade tra sedici e diciotto anni».

Qual è la procedura che seguite quando vi trovate davanti a casi come questo?
«Convochiamo i genitori e inviamo il referto all’autorità giudiziaria che dovrà occuparsi di capire dove, e chi, ha venduto le sostanze stupefacenti a quei minori». 

Un fenomeno in crescita, diceva. 
«Con danni irreversibili. I ragazzini, che sarebbe più giusto definire bambini quando parliamo di undici e dodici anni, non hanno idea di quanto possano far male le droghe e, ovviamente, l’alcol».

Di quali danni parla?
«Tra gli effetti a lungo termine dei cannabinoidi negli adolescenti,- ma si tratta solo di un esempio - c’è lo sviluppo in età adulta, assolutamente documentato, di gravi sindromi depressive e disturbi della personalità. Oltre a problemi di attenzione, memoria e riduzione delle capacità di apprendimento».

E tra gli effetti più immediati?
«Seri danni dal punto di vista neurologico. Anche perché rispetto al passato, la “resina” prodotta oggi in Europa è molto più aggressiva. Il principio attivo presente nella cannabis è quasi doppio rispetto a quello di dieci anni fa».

Rischio altissimo, dunque.
«Certo. Si tratta di un aspetto che preoccupa non poco: non è infatti possibile immaginare le possibili conseguenze per chi l’assume. Si va dallo sviluppo di una dipendenza al maggior rischio di rimanere vittime di disturbi psicotici». 

L’alcol, invece, quali danni può provocare?
«L’uso di bevande alcoliche durante l’adolescenza rischia di cristallizzare lo sviluppo cerebrale, impedendo - nei casi più gravi - quella maturazione necessaria al completamento dello sviluppo». 

Nel fine settimana in tanti iniziano la serata con aperitivi, birre e cocktail, per poi passare ai superalcolici: vodka, rum, gin.
«È fin troppo chiaro che la facilità con la quale riescono a reperire l’alcol non aiuta. Dal supermarket ai bar dove, con pochi euro, possono bere tutto quel vogliono. E meno costa, peggiore è la qualità con danni, se è possibile, ancora più gravi».

Che fare?
«Provare a spiegare ai giovani quali sono i rischi reali ai quali vanno incontro con la speranza di essere ascoltati. So bene che non è facile ma abbiamo il dovere di provarci». 

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