Napoli, crisi Covid: famiglie sul lastrico e raddoppiati i debiti; intervengono i giudici

Napoli, crisi Covid: famiglie sul lastrico e raddoppiati i debiti; intervengono i giudici
di Leandro Del Gaudio
Domenica 3 Gennaio 2021, 09:58 - Ultimo agg. 16:27
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Si sono rivolti al giudice civile, hanno chiesto un intervento del Tribunale per far fronte a un crac familiare provocato da eventi imprevedibili. Situazioni catastrofiche che hanno mandato all'aria programmi familiari, progetti e strategie originariamente concreti e vincenti, poi naufragati nelle secche economiche della crisi napoletana. Sono i primi sovraindebitati napoletani dell'era Covid. Non sono avventurieri, capitani di impresa spregiudicati, azionisti senza scrupoli.

Tutt'altro. Sono professionisti. Dipendenti. O coniugi impiegati che non hanno mai violato una regola, né si sarebbero mai sognati di fare ricorso a un Tribunale a cui raccontare la difficoltà delle proprie condizioni di lavoro. Padri di famiglia che per anni hanno investito le proprie risorse per accendere e rifinanziare un mutuo o un prestito per comprare casa ai figli o mandarli a studiare all'estero. È il ceto medio che si sta rivolgendo ai piani alti del Palazzo di giustizia napoletano, persone messe in ginocchio dallo stallo delle loro professioni o dalla precarietà di cig e indennizzi vari.

Torre A del Palazzo di giustizia di Napoli, cresce il numero dei «falliti civili» o «debitori meritevoli», tanto per usare le parole del Legislatore.

Non sono aziende, non sono imprese. Ma soggetti singoli costretti a chiedere un intervento giuridico sulle proprie condizioni di vita, facendo leva su una legge che basta da sola a spiegare di cosa stiamo parlando: è la numero tre del 2012, nata per fronteggiare la crisi economica che si è abbattuta sull'Europa a partire dal 2008 e che è tornata drammaticamente di attualità. Colpa del Covid, sembra di capire, c'è un boom di istanze al giudice per fare ricorso a questo istituto. Fatto sta che negli ultimi due mesi, il numero di napoletani che si sono rivolti alla legge sul sovraindebitamento è raddoppiato rispetto all'ultimo bimestre del 2019. Sono circa una ottantina i napoletani che provano a sfruttare questo tipo di possibilità, dichiarando le proprie condizioni di difficoltà, ovviamente sulla scorta di uno scenario imprevisto e imprevedibile come quello provocato dal Covid.


L'IDENTIKIT
Chi sono? Che storia hanno alle spalle? A leggere le carte giunte ai piani alti della Torre A, ci sono soprattutto storie molto simili: professionisti quaranta-cinquantenni che avevano acceso un mutuo per i lavori in casa e per l'acquisto dello studio in cui esercitare la propria attività; impiegati che avevano acquistato l'auto al figlio; agricoltori che avevano comprato nuovi attrezzi per concimare la terra o scavare nei propri fondi. Sono le prime vittime economiche del covid. Un anno fa, di questi tempi, avevano il vento in poppa grazie a incassi certi, dichiarati, trasparenti, alla luce del sole. Oggi hanno visto abbattere i propri incassi dell'ottanta per cento. Commercialisti che curavano clienti legati alla ristorazione, avvocati che seguivano società alberghiere; semplici coniugi che si sono ritrovati ad attendere la cassa integrazione, perché entrambi in organico ad aziende ferme (come il caso di moglie e marito che gestivano servizio bus per bambini delle elementari). Hanno visto il mondo che avevano costruito sciogliersi dal giorno alla notte. E sono rimasti debiti con banche, finanziarie, privati cittadini, soggetti erogatori, finanche con Equitalia e Agenzia delle entrate. Per loro, tecnicamente, bussare alla porta di un giudice civile è stato un poco come quando vengono portati i libri in Tribunale per un'azienda costretta alla bancarotta.

Una sorta di fallimento familiare (sotto il profilo economico), che rappresenta il primo campanello d'allarme di quanto sta accadendo nell'area metropolitana napoletana nei giorni del grande stallo economico. Siamo a una ottantina di casi in pochi mesi e il trend viene ritenuto in crescita, al netto di tutti i tentativi di mediazione che vengono messi in campo nel chiuso di uno studio di commercialista o di avvocato, prima ancora di coinvolgere il Tribunale. Basta portare le carte al giudice, un accordo con il 60 per cento dei creditori (o in grado di abbattere più della metà del debito), per ottenere un'altra opportunità: la seconda chance, quella post Covid, con il timbro di un magistrato.
 

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