Cumuli di rifiuti in fiamme: il Vesuvio torna a bruciare

Cumuli di rifiuti in fiamme: il Vesuvio torna a bruciare
di Francesca Mari
Mercoledì 30 Maggio 2018, 10:43
3 Minuti di Lettura
Torre del Greco. Il Vesuvio torna a bruciare: cumuli di rifiuti incendiati la scorsa notte nell'area sud della pedemontana. In fumo tonnellate di scarti tessili sversati illegalmente. Ieri mattina all'alba i residenti di via Montagnelle e via Resina Nuova tra Torre del Greco e Trecase si sono svegliati in una nube tossica di fumo tra puzza di bruciato e diossina. Torna l'incubo roghi, oltre al fenomeno sempre più insistente in zona dello sversamento illecito di rifiuti, soprattutto materiali di risulta di aziende tessili e calzaturiere attive a nord e a sud del capoluogo.

I devastanti incendi del 2017 ebbero inizio proprio in questo periodo, partendo da Terzigno e incalzando fino a Torre del Greco, Ercolano, Somma Vesuviana fino al clou di metà luglio che avrebbe ridotto in cenere migliaia di ettari. C'è allarme e allerta. L'Ente Parco anticipa l'avvio del nuovo sistema di videosorveglianza, 35 nuove telecamere che sostituiscono le obsolete, e il via a due presidi fissi di vigili del fuoco tra Terzigno ed Ercolano il 15 giugno. Ma sui rifiuti non ha competenze, che invece sono dei Comuni e delle Regioni.

Sul piede di guerra residenti e attivisti che ieri hanno segnalato il rogo e allertato carabinieri forestali e vigili del fuoco che hanno subito provveduto allo spegnimento.
 
«Lo aspettavamo ed è arrivato tuona Massimo Ginelli, residente e Osservatore Civico per la Regione Campania l'incendio dei rifiuti che stavamo segnalando da mesi alla Sma Campania, ai vigili e alla Forestale. Scarti industriali che vengono a depositare qui, indisturbati, perché senza controlli e senza telecamere. La cosa più assurda è che sono andati a fuoco anche rifiuti abbandonati la scorsa Pasquetta, il 4 aprile: mai più ritirati da chi di dovere. Ci siamo svegliati con la puzza di plastica e l'incubo della diossina».
I RESPONSABILI
Lo sversamento di scarti tessili, soprattutto negli ultimi anni, sarebbe ascrivibile alle famiglie di cinesi che lavorano per grosse aziende e opifici sviluppati sia a Nord di Napoli che all'ombra del Vesuvio. Quei cinesi che hanno sostituito gli italiani che negli anni '80 e '90 lavoravano per le grosse aziende tessili disseminate tra San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Ottaviano oppure a Grumo Nevano e Sant'Antimo; a Ercolano note le aziende di tessili usati. Vista la crisi, secondo recenti indagini, molti cinesi non saprebbero dove sversare tonnellate di tessuti residui perché troppo costoso e quindi li affiderebbero a prsone che - a prezzo anche salato - se ne liberano bruciandoli sul Vesuvio.
L'APPELLO
«Ènecessario incrementare i controlli da parte delle forze dell'ordine - interviene Agostino Casillo, presidente dell'Ente Parco non solo i forestali ma anche la polizia municipale dei Comuni. Inoltre, mi affido al buon senso dei cittadini, secondo un principio di cittadinanza attiva, che segnalino e, soprattutto, denuncino: non solo sui social network ma attraverso denunce formali. Per contrastare l'allarme roghi cercheremo di essere pronti per metà giugno con videosorveglianza e presidi fissi di vigili del fuoco, con mezzi piccoli da noi messi a disposizione, per consentirgli di inoltrarsi anche negli anfratti più stretti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA