Crisi da Covid a Napoli: consumi dimezzati, l'economia è ferma

Crisi da Covid a Napoli: consumi dimezzati, l'economia è ferma
di Valerio Iuliano
Sabato 19 Dicembre 2020, 10:30 - Ultimo agg. 14:14
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Le restrizioni imposte alle attività commerciali producono effetti disastrosi a Napoli e in Campania. Dal report sui consumi delle famiglie italiane, elaborato dall'Osservatorio permanente Confimprese-EY, emergono valori inquietanti per il mese di novembre.

Il calo dei consumi sul territorio regionale, nel confronto con novembre 2019, è del 75,6%. Mentre a Napoli città si attesta al -51%. «Nei trend per regioni - spiegano dall'Osservatorio - la Campania si conferma per il secondo mese consecutivo maglia nera». Ma questa volta i dati sui consumi assumono ben altre dimensioni, rispetto al -31% del mese precedente. «Quella di novembre - rileva Confimprese - è una situazione drammatica, come conseguenza della stretta governativa sulle chiusure dei negozi nei centri commerciali e degli orari ridotti nei centri storici. Gravano l'arresto dei consumi e le aspettative di un futuro a tinte fosche». A questi fattori si sono aggiunte in Campania le severe limitazioni determinate dall'introduzione della zona rossa. I dati sul mese scorso sono di gran lunga peggiori rispetto al periodo del lockdown primaverile. Per analizzare compiutamente il fenomeno, è necessario passare dai dati globali a quelli relativi ai singoli settori merceologici. 

«L'andamento peggiore è quello dell'abbigliamento con -71,7%, seguito dalla ristorazione con -65%. In netto peggioramento a -40,1% anche il non food, che nei mesi precedenti, complici le moderate restrizioni sul settore, dava segni di migliore tenuta rispetto ad abbigliamento e ristorazione». Nel non food sono inclusi i consumi culturali, quelli per la cura della persona e per l'arredamento della casa. Per il travel i dati di novembre rispecchiano ancora il tracollo del settore, con un -77%. «È allarmante la situazione di centri commerciali e outlet - spiega l'Osservatorio - C'è una profonda crisi, con un complessivo -74,5%, a testimonianza che le chiusure nel week end hanno affondato i consumi. Solo ad aprile era andata peggio con -98,4%. Il dato riferito al calo per tutto il 2020 si attesta a -39,6%, con l'ovvia conclusione che nemmeno in dicembre si potrà sperare in un'inversione di tendenza, stante il perdurare delle chiusure nei week end». L'attività fortemente ridotta dei centri commerciali ha inciso in modo rilevante sui pessimi dati globali. «I provvedimenti per il weekend - sottolinea Gianmarco Nicelli, amministratore delegato di Vulcano Spa, la società di gestione del Centro Commerciale Vulcano Buono - rappresentano un rischio per la stabilità sistemica del settore in quanto dal fine settimana, tradizionalmente, deriva poco meno del 50% del fatturato totale. La chiusura in tale periodo mette a rischio la presenza degli operatori con potenziali riflessi occupazionali. Si pensi che in un centro di grandi dimensioni, fra i principali in Italia, come Vulcano Buono, l'indotto complessivo è di oltre 1000 occupati». Il blocco degli outlet nei fine settimana ha determinato anche un altro fenomeno. «A novembre i centri storici cittadini - spiega Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese - hanno fatto registrare migliori risultati rispetto alla media di tutte le zone del Paese, mentre in tutto il 2020 sono sullo stesso piano.

Quest'anomalia può essere attribuita solo alle forzate chiusure dei centri commerciali durante i week end».

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Per Carlo Casillo, presidente della Sezione Moda dell'Unione Industriali, si tratta di provvedimenti illogici, «che hanno spostato i consumatori dai centri commerciali - luoghi sottoposti a rigorose misure di controllo - alle strade cittadine e perciò una riapertura dei centri commerciali servirebbe ad evitare gli assembramenti presso i negozi dislocati nei centri urbani».

In città i consumi a novembre sono calati del 51,3%, rispetto al -32 di ottobre. Anche in questo caso si tratta di un vero e proprio crollo, seppure simile a quelli di altre grandi città. Abbigliamento, ristorazione e travel, in particolare, sono alla deriva, con percentuali disastrose, ma anche il mondo della cultura e degli spettacoli arranca. La differenza con i dati regionali deriva dalla scarsa presenza sul territorio cittadino dei centri commerciali. Nella graduatoria per province, invece, nell'area metropolitana di Napoli si registra un -69%. E la maglia nera tra le province spetta a Caserta. 

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