Napoli, fidanzati morti a Secondigliano; il dolore del padre del giovane: «Voglio salutarlo per l’ultima volta»

La zia esclude l’ipotesi del suicidio: era sempre allegro non l’avrebbe mai fatto

Lacrime a Secondigliano
Lacrime a Secondigliano
di Giuliana Covella
Domenica 17 Marzo 2024, 00:00 - Ultimo agg. 18 Marzo, 07:34
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«Fatemelo vedere, voglio salutarlo per l’ultima volta». Così Alfredo Nocerino ha urlato ai carabinieri, quando ha visto i corpi senza vita di suo figlio Vincenzo e della fidanzata Vida Shahvalad, abbandonati all’interno di un’auto nel garage di famiglia. Quelle urla e quel via vai di auto delle forze dell’ordine e, successivamente, dei mezzi di soccorso del 118 hanno interrotto il sonno di chi, nel quartiere, di sabato mattina poltriva ancora a letto. Erano le 8.30, quando le grida di papà Alfredo, che è uscito in strada a chiedere aiuto dopo aver scoperto i cadaveri dei due giovani nella Panda rossa, hanno svegliato gli abitanti di I Traversa Fossa del Lupo. Una strada tranquilla, a cui si accede da corso Secondigliano, dove ci sono palazzine di edilizia privata. Ma dove ieri mattina la quiete è stata disturbata da una tragedia: quella di due ventenni che hanno perso la vita per cause che sono ancora da accertare. Sono due infatti le piste sulle quali stanno lavorando gli investigatori: se si sia trattato di suicidio oppure di una tragica fatalità dovuta a un errore umano commesso dalla coppia per scaldare l’abitacolo. Le stesse ipotesi sulle quali s’interroga un intero quartiere, che da ieri è sotto choc per la morte di due ragazzi di 24 e 20anni.

«Posso vederlo mio figlio prima che lo portate via?». La voce è straziante, mista a lacrime e disperazione per aver visto quella scena terribile davanti agli occhi, appena ha sollevato la saracinesca del box. Alfredo Nocerino era palesemente scosso, quando ha rinvenuto i cadaveri del figlio e della sua fidanzata accasciati all’interno della vettura. L’immagine di un padre devastato dal dolore, come raccontano vicini, familiari e residenti che per tutta la giornata di ieri sono rimasti in quella traversa di corso Secondigliano. Appollaiati in ogni angolo, su entrambi i lati della strada in tanti si sono detti sconvolti da quella morte senza motivo.

«Nessuno riesce a farsene una ragione - commenta una donna sulla sessantina mentre osserva da lontano i rilievi della Scientifica - In un primo momento avevamo pensato si trattasse di un omicidio di camorra, data la modalità del rinvenimento. Poi la notizia della morte di due ragazzi di vent’anni. Ma come si fa, mi domando?». Se nelle prime ore del mattino sembrava farsi strada l’ipotesi del suicidio anche tra la gente, ora pare invece sfumare. L’opinione comune del rione è infatti che due ragazzi poco più che ventenni non si sarebbero mai tolti la vita assieme. Resta tuttavia lo sconforto per due fidanzati di appena 24 e 21 anni, che avevano un futuro davanti.

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«Una tragedia immane perché si tratta di due giovani vite spezzate, tutto il Consiglio è vicino alla famiglia», ha commentato il presidente della VII Municipalità Antonio Troiano, che abita a 200 metri di distanza e racconta di aver sentito «il rumore delle auto e le sirene dei mezzi di soccorso sin da ieri mattina». Il rione Kennedy, che non è popolare ma di edilizia privata, è sconvolto. In molti hanno visto Vincenzo uscire la sera prima «gioioso» mentre andava alla festa di compleanno della fidanzata, come ricorda una vecchietta: «Poveri ragazzi, mia nipote lo conosceva, ma non glielo dico ora se no si dispera».

 

«Un bravo ragazzo», è il coro unanime della gente che si è intrattenuta tutto il giorno sui marciapiedi e davanti ai pochi negozi rimasti aperti a due passi da quel box dove si è consumata la tragedia. «Per me è stata una fatalità, Vincenzo non era il tipo da togliersi la vita», dice una zia che preferisce mantenere l’anonimato. Sconvolto il papà Alfredo, che in tarda mattinata si è allontanato per essere ascoltato dagli inquirenti, è arrivato verso le 8.30 e alzando la serranda del garage perché il giovane non era rincasato, ha visto una scena da incubo. In quel momento davanti ai carabinieri l’uomo ha esternato tutta la sua sofferenza. «I genitori di Vincenzo erano separati e lui viveva col padre, che lo ha cresciuto facendogli anche da mamma», raccontano i residenti. «Ma sono fatti privati», si affretta a dire un parente. Sul posto anche il consigliere comunale Pasquale Esposito, che abita in zona: «Conosco bene il papà e la famiglia, sono onesti lavoratori e il figlio era un ragazzo perbene. Attendiamo l’esito delle indagini, ma mi ha sconvolto sia accaduto a poche centinaia di metri da casa mia. Sono corso subito attirato dal caos delle ambulanze. Una comunità scossa, è triste vedere due vite finire in quel modo».