Francesco Pio ucciso a Mergellina, la madre: «Ora condanne esemplari»

La rabbia di Concetta: «I parenti del killer hanno sminuito l’episodio sui social»

Francesco Pio Maimone con la madre Concetta Napoletano
Francesco Pio Maimone con la madre Concetta Napoletano
di Melina Chiapparino
Giovedì 12 Ottobre 2023, 23:34 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 07:42
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«L’arresto dei complici dell’assassino di mio figlio ci ha restituito un filo di speranza». La voce di Concetta Napoletano, mamma di Francesco Pio Maimone, è colma di commozione e dolore ma, ora più che mai, la 52enne rivendica la richiesta di «giustizia e pene esemplari». L’individuazione delle sette persone che avrebbero fiancheggiato l’assassino del 18enne arriva come una boccata di ossigeno per la famiglia di Francesco. Nonostante questo, la vita di Concetta ha oramai solo uno scopo come racconta nell’intervista al Mattino.

Come ha reagito alla notizia dell’arresto dei presunti complici?

«È stato come vedere una piccola luce che ha riacceso un filo di speranza».

Quando lo ha saputo?

«In realtà l’ho appreso leggendo i social e in maniera diretta da mio marito che, ieri, mi ha telefonato riferendomi quanto accaduto. Francesco Pio non me lo ridarà nessuno ma le persone che hanno sbagliato devono essere individuate e devono pagare il loro debito con la giustizia. Per questo, sapere che sono stati fatti altri passi in avanti per bloccare i colpevoli mi ha dato un piccolo sollievo».

Un po’ di speranza, insomma.

«Molta. Sì ammetto che quella di ieri è stata una giornata di speranza per tutta la famiglia ma siamo completamente distrutti dal dolore. Ora il mio unico scopo è quello di ottenere giustizia».

Lei ha chiesto pene esemplari, si riferisce anche ai complici?

«Mi riferisco a tutte le persone coinvolte.

L’assassinio di mio figlio riguarda un ragazzo che era seduto insieme ai suoi amici e, all’improvviso, è caduto a terra dopo essere stato colpito da una pallottola. Non era stato coinvolto in nessuna lite e e non si è neanche reso conto di cosa stesse succedendo. È morto un innocente senza alcun motivo. Per chi lo ha ucciso, pretendo il fine pena mai. Il suo assassino deve rimanere in carcere a vita e chi è stato complice deve avere una pena dura ed esemplare».

Pensa che sarebbe inutile un percorso di riabilitazione per chi sbaglia?

«Francesco Pio è stato ucciso da un ragazzo che già aveva sbagliato e avrebbe dovuto intraprendere un percorso rieducativo ma non l’ha fatto, anzi, andava in giro armato con una pistola. In questi casi non c’è nessuna riabilitazione che possa servire e anche una pena contenuta non farebbe che peggiorare la situazione. Dieci anni di carcere così come venti o trenta servirebbero solo a incattivire una persona che non si può recuperare e deve passare tutta la vita dietro le sbarre. Il giorno in cui è morto mio figlio, quella pallottola ha ucciso anche me e tutta la mia famiglia».

Qualche parente delle persone arrestate le ha chiesto scusa?

«Nessuno mi ha chiesto scusa, né ha mostrato pentimento nei confronti della mia famiglia. Anzi, alcuni parenti dell’assassino hanno sminuito l’episodio sui social riferendosi al fatto che a Napoli queste cose possono capitare. Questo deve far riflettere sull’importanza di infliggere una pena a chi non si rende conto della gravità dell’accaduto. Se la mentalità è di girare armati, allora bisogna andare in guerra e non sparare per strada. In ogni caso, non mi servono le scuse e da mamma non perdonerei mai chi ha ucciso mio figlio o è stato complice dell’assassino. Ora l’unica cosa che possono e devono fare i responsabili è dire la verità».

La verità riguarda anche l’occultamento della pistola?

«Certamente. Chi sa deve parlare a cominciare da dove è stata nascosta la pistola utilizzata per ammazzare mio figlio. I complici devono collaborare con le forze dell’ordine a cui sono grata perché hanno fatto un grande lavoro per individuare subito il responsabile dell’omicidio e stanno continuando a operare senza sosta. L’unico rammarico è pensare che quella sera, sul lungomare di Mergellina, se ci fossero stati presidi delle forze dell’ordine molto probabilmente non sarebbe successo nulla. Napoli ha bisogno di maggiore sicurezza e questo non lo dico solo per la perdita di mio figlio che non sarà il primo né l’ultimo».

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Vuole dire che potrebbero morire altri ragazzi come Francesco Pio?

«Già è successo con l’uccisione di Giò Giò ma potremmo nominare una lista lunga di vittime innocenti. Quello che chiedo per mio figlio, lo chiedo per tutte le vite spezzate senza colpa e senza un motivo. Vorrei creare una rete di mamme per invocare insieme la giustizia a cui hanno diritto le famiglie distrutte da un lutto come il mio. Mi piacerebbe che il giorno della prima udienza, ci fossero tanti cittadini davanti al tribunale pronti a sostenere quello che io e mio marito chiediamo. Dopo il clamore dei primi giorni, siamo soli. Nessuno di noi ha più una vita a cominciare dalle mie figlie».

Cosa la fa andare avanti?

«Ogni giorno ci facciamo forza in famiglia con la speranza di ottenere giustizia per Francesco. La figlia più piccola, di 13 anni, ha persino paura di andare a scuola e soffre di crisi di panico. Nessuno di noi ha più una vita normale. Qualche tempo fa, è arrivato a casa l’attestato di pizzaiolo che Francesco aveva ottenuto senza dirci nulla per farci una sorpresa. Era un ragazzo pieno di valori e voleva aprire una pizzeria tutta sua a Napoli, la città che amava e non voleva lasciare. Il suo nome era in ricordo di padre Pio a cui avevo chiesto la grazia perché non rimanevo incinta ma ho potuto stargli accanto solo 18 anni».
 

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