Dice che è un affare che rende più del commercio dei diamanti, che si avvale della collaborazione di gente nota, al punto tale da citare nomi di calciatori, di gente dello spettacolo, fino a tirare in ballo il presidente di una squadra di calcio di serie A. Parola di Luca Esposito, detenuto al centro di indagini del pool anticamorra, ritenuto esponente della cosiddetta alleanza di Secondigliano (è il genero del boss Patrizio Bosti), da qualche tempo in una condizione amletica: ha deciso di non collaborare con la giustizia, dopo una breve parentesi iniziale, ma le sue dichiarazioni sono finite al vaglio degli inquirenti e - ciò che poi conta di più sotto il profilo processuale - sono state depositate nel corso dell’udienza che si sta celebrando a Napoli, che vede imputati alcuni esponenti della cosiddetta cupola.
Dunque, la storia degli orologi. Funziona in questo modo: vengono acquistati a prezzo di listino, grazie ai rapporti che calciatori e gente dello spettacolo hanno con i grandi brand, che li inseriscono nelle cosiddette short list, per poi essere rivendute a un margine di guadagno altissimo. Ecco le proporzioni: vengono acquistati a 36mila euro per poi essere rivenduti a quattro milioni e mezzo. Prima l’acquisto nominale da parte del vip di turno, poi la rivendita in grandi fiere internazionali (molto gettonate da arabi e magnati di mezzo mondo), come quelle che si tengono a Monaco o a Ginevra.
Ma proviamo a vedere in cosa consistono le accuse rese dal dichiarante. Oltre duecento pagine, spiccano gli omissis che evidenziano la tutela di nomi su cui è logico attendersi verifiche investigative: «L’ultimo calciatore tramite cui ho acquistato orologi è omissis. Ho pagato tramite una mia card sul conto estero lituano, per complessivi 36.500 euro, poi ho dato 500 euro a un altro collaboratore e 2000 euro all’intermediario di Monaco». Già, ma come funziona l’affare? Probabile che i vip entrino in gioco solo da un punto di vista nominale. Firmano acquisti per beni che non pagano e che non ricevono, probabilmente in cambio di soldi, entrando e uscendo da una trattativa che consente incassi milionari. Spiega Luca Esposito: «Ho partecipato di recente alla compravendita di un Patek Philippe Tiffany, il cui valore originario era di 47mila euro, sapete a quanto è stato rivenduto? A quattro milioni e mezzo di euro». Mercato decisamente inafferrabile, che si avvale di una rete di conoscenze da parte di Luca Esposito su cui è logico attendersi delle verifiche a stretto giro. Inchiesta condotta dai pm Alessandra Converso e Ida Teresi, sotto il coordinamento dello stesso procuratore Gianni Melillo, non sono esclusi colpi a sorpresa: come possibili convocazioni da parte della stessa Procura di soggetti tirati in ballo da parte di Luca Esposito. Concessionarie in Lituania e in Albania nel mirino della Procura di Napoli, al vaglio i nomi di soggetti in grado di trattare acquisti “dedicati” e a prezzo di listino, in uno scenario investigativo che tiene (pericolosamente) vicini due mondi, che dovrebbero essere destinati a rimanere separati e distanti: quello del calcio e della cupola camorristica a Napoli.