Coca, terrore e tavoli riservati: la movida pulp dei fratelli Esposito

Coca, terrore e tavoli riservati: la movida pulp dei fratelli Esposito
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 24 Maggio 2018, 07:01 - Ultimo agg. 20:19
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Nella vita ha raggiunto una certezza su tutte: «Quando sono venuto con Reina e Higuain mi avete messo a disposizione trenta braccialetti (pass esclusivi in locali alla moda), quando poi vengo con l'amico di Barcellona (leggi boss Ettore Bosti) non mi fate problemi per entrare. E mi date il migliore tavolino, quello al centro della sala, che ti guardano tutti...».

Eccolo Gabriele Esposito, imprenditore nel campo dei giocattoli con il pallino per la movida notturna (gli hanno sequestrato il Club partenopeo a Coroglio), alla luce di intercettazioni che risalgono all'autunno del 2014: su di lui, sul suo modo di essere «protagonista» della movida napoletana c'è un intero capitolo firmato dalla Dia del capocentro Giuseppe Linares.

Alcol, droga e terrore. Già, terrore: quello imposto a «pr» e buttafuori, quando per Gabriele Esposito non si spalancavano le porte delle discoteche (le sue preferite a Posillipo, Coroglio e a Chiaia), ma c'era addirittura chi si metteva di traverso per impedirgli di entrare. Ed è così che una notte di ottobre di quattro anni fa, Gabriele Esposito avrebbe preso a morsi il viso del direttore artistico di un teatro adibito a discoteca, di fronte a un richiamo per un comportamento poco consono allo spessore del locale. Schiaffi, pugni e lo «sfregio», un morso al volto di S.V., costretto alle cure mediche, costretto anche - sette giorni dopo il ferimento - ad incontrare il suo aggressore, per non sporgere denuncia. Un incubo per «pr» e buttafuori - scrivono oggi gli investigatori della Dia -, preso da una sola ossessione: «'O tavolo», quello al centro della sala, dove ti guardano tutti.
 
Ma non va sempre bene nelle notti di Gabriele Esposito, a giudicare dai litigi che si ripetono - copione sempre identico - contro buttafuori (a Coroglio come a Posillipo, si tratta di agenti di polizia che fanno abusivamente un doppio lavoro), contro manager dello spettacolo, insomma contro chi non è disposto ad assecondare le sue richieste. Non si muove mai solo, Gabriele Esposito. Secondo la Dia, in quel periodo il suo gruppo era costituito da Carlo Molinaro, Gennaro De Martino, Alfredo Palmentieri, Gianmarco Vinaccia (tutti estranei all'inchiesta in corso, che vede Gabriele Esposito in cella per interposizione fittizia di beni), ma anche altri soggetti che di tanto in tanto fanno la loro comparsa. Parliamo «dell'amico di Barcellona» o del «compare» (noto anche come l'amico che tiene per compagna tutta Napoli, che per gli inquirenti ha un solo nome: Ettore Bosti, figlio del boss Patrizio, a sua volta a capo della potente consorteria dei Bosti-Contini del Vasto, sempre e comunque legati ai clan di Secondigliano. Insomma, cosa raccontano le intercettazioni sulle notti di Gabriele Esposito? Siamo tra il 26 e il 27 settembre del 2014, quando il sedicente re della notte non ha dubbi: «Io glielo incendio il locale!!! Gli vado a buttare le molotov là fuori, non ho paura di venti anni di carcere: devono capire che non esiste che ci fermano sotto i locali». Immediata la risposta del suo interlocutore, che gli consiglia di mettere in atto una rappresaglia: «Cercagli l'estorsione, digli che ti deve dare 15-20mila euro, appena fa la prossima festa». E Gabriele va avanti, seguendo sempre e comunque la sua ossessione, quella di entrare nel locale che gli ha sbarrato l'ingresso: «Io ora li minaccio tutti... non faccio prendere il tavolo a nessuno», urla in un'auto imbottita di cimici, mentre annuncia ritorsioni anche contro un noto imprenditore nel campo degli occhiali, che evidentemente entra nei locali «in» di Napoli senza alcun impedimento.

È il 30 settembre successivo, c'è ancora tanta rabbia nelle parole di Gabriele Esposito, mentre racconta tutto al fratello Esposito: «Non mi ha fatto entrare (riferendosi a un agente di polizia che fa il buttafuori), e ho minacciato uno che fa le serate, gli ho detto: vabbè Mario non mi vuole fare entrare il venerdì? Allora io ti dico una cosa... il giovedì... che è la serata tua... i cinque tavoli più importanti che spendono venticinquemila euro io me li porto a mangiare a tutti e cinque i tavoli e nessuno viene alla tua serata...».

Tanta rabbia, tanta violenza, ma anche droga, secondo le conclusioni della Dia di Napoli. Inchiesta condotta dai pm Francesco De Falco, Enrica Parascandolo, Ida Teresi (sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Filippo Beatrice), non ci sono accuse di traffici di droga a carico dei tre fratelli imprenditori arrestati (al momento Francesco è stato scarcerato dal Riesame, oggi udienza per Gabriele e Giuseppe), anche se gli stupefacenti sembrano caratterizzare le notti del gruppo di Gabriele. Ma sentiamo le intercettazioni. Parla Gianluca Amato: «Già stiamo a 25, 26 e tengo altre tre bustine!!!; «stasera ci uccidiamo Gabriele... l'ho messi in un pacchettino di profumo perché non c'entrano nelle sigarette».

E poi c'è il capitolo Ettore Bosti.

Quattro anni fa, il figlio del boss del Vasto era libero, dopo l'assoluzione come mandante di un omicidio, quando era a Napoli frequentava proprio Gabriele Esposito. Stessa passione per il Napoli e per la bella vita, sembra di capire. Dice Gabriele Esposito, sempre a proposito della storia dei tavolini: «Il compare si è lamentato perché il suo tavolino non stava in una buona posizione... poi gli spiego tutto». Passa qualche giorno, siamo tra l'undici e il 14 ottobre, quando la situazione degenera dentro e fuori la discoteca presa di mira da Gabriele Esposito. Ancora qualche diniego, i gestori del locale cercano di impedire l'ingresso al gruppo di Gabriele Esposito, scoppia il finimondo. Prima le minacce: «Quando tornerà l'amico da Barcellona (riferimento a Ettore Bosti), ha già detto che starà tutte le sere fuori al locale, proprio per fare casino se non lo fanno entrare». E ancora: «Ora vengo con Ettoruccio, voglio vedere chi mi caccia». Sono le tre del mattino, ormai Gabriele ha il suo tavolo al centro della sala, quando gli si avvicina il direttore S.V. per richiamarlo a un contegno diverso. Poche parole scatenano la rissa, come chiarirà il giorno dopo lo stesso Gabriele Esposito: «Hai capito che ha detto? Mi ha detto che è già molto che ero seduto a quel tavolino, mi ha detto che stavo facendo bordello... l'ho aggredito e gli ho detto che io caccio i soldi per stare seduto al tavolo». Il resto è raccontato da un referto ospedaliero: Gabriele Esposito ha aggredito a morsi il viso del direttore artistico, fino a sfregiarlo per la rabbia di essere stato redarguito nel locale...». Ovviamente nessuna denuncia, dal momento che lo stesso manager è stato convocato giorni dopo in un noto ristorante di Chiaia, per chiudere «questa tarantella». Tutto per quei tavolini, insiste Gabriele Esposito, incapace di spiegarsi una cosa: «Perché quando arrivo con Reina e Higuain nessun problema ad entrare, mentre in altre occasioni fanno le tarantelle fuori al locale?».

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