Omicidio a Mergellina, l'allarme dei pm: «Il lungomare teatro di sfida tra i clan»

La Procura: «Nella zona degli chalet giovani violenti che si contendono territori neutrali»

Mergellina, il luogo del delitto
Mergellina, il luogo del delitto
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 23 Marzo 2023, 00:04 - Ultimo agg. 24 Marzo, 07:21
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Vodka, Red Bull e pallottole. Nelle notti ad alta gradazione etilica della movida napoletana irrompe la new generation dei rampolli di camorra cresciuti a pane e violenza. Altro che baby gang in cerca di sfoghi proibiti e di emozioni forti: nel clima di delirio collettivo oggi la proiezione maligna è un’ombra nera che si allunga verso le mete del divertimento a costo zero, fino a inquinare persino i quartieri rimasti estranei per decenni a sparatorie, stese, ferimenti, agguati e omicidi.

Accade, in queste ore, sulla pelle di una Mergellina che ha perso lo smalto nobile di un tempo, come succede d’altronde nel quadrilatero dei baretti di Chiaia, oppure al Vomero. A lanciare l’assalto sono loro, i figli dei boss, ras e capibastone di una camorra stracciona ma efferata. Una generazione “Gomorra.2” che fa paura anche nelle piazze apparentemente più protette o sui marciapiedi del lungomare, dove un tempo tirare notte fino all’alba con birre e taralli pareva già la più proibita delle trasgressioni. 

Che su Mergellina, e in particolare nell’area degli chalet, si fosse concentrata l’attenzione di questa generazione perduta e senza futuro lo si era capito bene una settimana prima dell’uccisione di Francesco Pio Maimone. Il raid di camorra messo a segno ai danni di un giovanissimo astro nascente della criminalità organizzata di Pianura - il diciannovenne Antonio Gaetano - era subito apparso come la cartina di tornasole di un attacco plateale, clamoroso, capace di sfidare rischi incalcolabili a cominciare dalla folla, dalla potenziale presenza di una qualche pattuglia di carabinieri o poliziotti. 

I killer non si erano fermati davanti nemmeno all’eventualità di colpire qualche innocente seduto sui dondoli, ai tavolini dei bar. Così i rivali del cartello Calone-Marsicano-Esposito avevano pianificato l’omicidio: non ci sono riusciti per un soffio, Gaetano è sopravvissuto, ma trascorrerà il resto della sua vita paralizzato su una sedia a rotelle. Erano i segnali di fumo, un’anteprima drammatica di ciò che sarebbe successo nella notte tra domenica e lunedì, quando a rimetterci la vita è stato un innocente, un ragazzino che si affacciava alla vita sognando di aprire una rosticceria tutta sua. 

In una mano il drink, nell’altra la pistola.

Oggi scopriamo che in quel grande luna park a buon mercato, sotto le luci psichedeliche degli chalet dove alcol e droghe scorrono a fiumi, tra centinaia di giovanissimi dalla faccia pulita come pulita era quella del povero Francesco Pio Maimone, si confondono ragazzini che sono già criminali temibili, come lo è chiunque esca di casa in una serata del fine settimana portandosi il revolver addosso. Un clima che non è sfuggito all’attenzione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, e ripreso in alcuni passaggi del decreto di fermo emesso contro Francesco Pio Valda, il ventenne che adesso deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla finalità mafiosa. 

«Quanto accaduto a Mergellina - scrive il sostituto procuratore della Dda partenopea, Antonella Fratello - si inserisce, purtroppo, in una lunga scia di episodi di violenza che si ripetono con frequenza quotidiana e dimostrano come vi sia un’allarmante trasposizione delle contrapposizioni tra i gruppi criminali ai quali i protagonisti appartengono, dai territori di origine al centro cittadino. Giovani appartenenti alle famiglie di camorra si incontrano armati in territorio “neutrale” ed assumono atteggiamenti spavaldi e di prevaricazione nei confronti di altri gruppi pronti a raccogliere la sfida lanciata anche per motivi futili». 

 

Analisi limpida che disegna i nuovi terreni di scontro tra nuove generazioni di camorristi. «Il modus operandi adottato nel conflitto armato che ne scaturisce - prosegue il magistrato - è tipico delle organizzazioni camorristiche che, al fine di perseguire i loro scopi criminali, commettono delitti avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, realizzando le loro condotte sanguinarie in contesti nei quali il rischio di coinvolgere persone innocenti viene posto in secondo ordine rispetto ai proponimenti criminali delle medesime organizzazioni». 

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Si perpetua un sogno nero: quello a suo tempo nutrito da Emanuele Sibillo, e che oggi viene rinvigorito da giovani in erba, ragazzini che con ogni probabilità non hanno mai letto un solo libro in vita loro, che hanno disertato la scuola, che si affrontano e si minacciano su Tik Tok, e che - in fondo - restano imbevuti di modelli parentali improntati alla violenza pura, fine a se stessa. Con l’arrivo della bella stagione questi fronti di guerra andranno ad aumentare: la riapertura delle discoteche di Coroglio fa già tremare i polsi a molti. 

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