Alessandro, ucciso in Messico come un boss: la pista dei magliari

Alessandro, ucciso in Messico come un boss: la pista dei magliari
di Nico Falco
Martedì 6 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:23
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Gli hanno sparato alla pancia e lo hanno lasciato morire in strada. La sua automobile era a qualche centinaio di metri, abbandonata. Il corpo di Alessandro De Fabbio, 32 anni, del quartiere Mercato, è stato rinvenuto sabato mattina nello stato messicano di Zacatecas. È il sesto napoletano scomparso in Messico negli ultimi 5 anni. E, ancora una volta, il filo conduttore sembra il loro lavoro: anche De Fabbio era un comerciante di herramientas, venditore ambulante di attrezzi da lavoro.

Il cadavere è stato ritrovato dalla Policia Municipal di Tepechitlan alle 11 dello scorso 3 novembre, sulla statale che collega Rancho Nuevo a Llano Frio, a circa 8,3 chilometri dalla federale 45. Il corpo aveva una grossa ferita al lato destro dell'addome, probabilmente un colpo di arma da fuoco. È stato riconosciuto grazie ai documenti trovati in una automobile Honda, abbandonata lungo la stessa strada circa 350 metri più avanti, in una zona disabitata. La vettura è risultata immatricolata a Città del Messico e presa a noleggio, dentro c'erano i dati della persona che l'aveva affittata: Alessandro De Fabbio, italiano. La descrizione riportata sui documenti corrispondeva a quella dell'uomo trovato senza vita. Inizialmente i media messicani hanno diffuso la notizia del ritrovamento senza dare le generalità complete, in attesa della conferma, che è arrivata poche ore dopo: le forze dell'ordine hanno contattato il Consolato Italiano, quindi la Farnesina, e infine sono stati ascoltati i familiari che hanno confermato la presenza del giovane in Messico. Al momento la dinamica, così come il movente, resta da accertare; il corpo è stato portato all'Istituto di Scienze Forensi di Zacatecas per l'autopsia. De Fabbio lascia la moglie e una figlia piccola.
 
Gli investigatori messicani hanno accertato che il ragazzo era un commerciante di seghe a motore e altri utensili da lavoro. La stessa attività dei tre napoletani scomparsi il 31 gennaio a Tecalitlan, nella regione di Jalisco, che da Zacatecas dista poco meno di 350 chilometri. Antonio Russo, il figlio Raffaele e il nipote Vincenzo Cimmino trattavano gruppi elettrogeni. Secondo le autorità messicane i tre erano coinvolti in un giro di vendite di generatori apparentemente tedeschi ma in realtà prodotti economici cinesi. Gli strumenti arrivavano dalla Cina via nave, in Messico venivano scaricati a Veracruz dall'Atlantico e a Lazaro Cardenas dal Pacifico. Venivano contraffatti con marchi, fatture d'acquisto e sigilli di garanzia, per farli sembrare prodotti Bosch, Yamaha e Caterpillar. E venivano venduti seguendo il copione del finto rappresentante che, dopo una fiera, offre il prodotto prestigioso a un prezzo incredibile: 2mila dollari invece dei 10mila del valore di mercato. Truffatori di questo tipo, con le auto cariche di gruppi elettrogeni e motoseghe, sono stati beccati in tutta Italia e anche in Messico, a Guanajuato, nello stato del Queretaro, a febbraio con questa accusa era finito in manette un giovane napoletano.

«Carlo Alessandro ha scritto ieri su Facebook Francesco Russo, figlio di Raffaele è inaccettabile andare in Messico per cercare di guadagnare qualche soldo per portare avanti la propria famiglia e non fare più ritorno. Io che capisco il dolore spero con tutto il cuore che tu da lassù possa dare tanta forza alla tua famiglia. Ormai il Messico è un posto maledetto, è un viaggio senza ritorno». Ma i tre scomparsi, e ora De Fabbio, non sono gli unici commercianti di attrezzi da lavoro napoletani uccisi o spariti in circostanze misteriose. Nel 2013 era toccato a Ciro Poli, 24 anni, di Ponticelli, che tre anni prima era emigrato in Messico dove aveva sposato una ragazza e aveva trovato un lavoro, vendendo generatori elettrici a Monterrey; il suo corpo era stato ritrovato il 5 novembre nella sua auto, completamente carbonizzato: la versione ufficiale parla di un incidente mentre era alla guida. Un anno dopo, è la volta di un altro giovane napoletano: Roberto Molinaro, scomparso nel nulla il 1 ottobre 2014 da Veracruz, dove si era stabilito dopo aver fatto tappa a Cancun e Città del Messico. Anche lui proveniva dalla zona di piazza Mercato e anche lui era volato in Sudamerica per vendere generatori elettrici.
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