Ha fatto perdere le tracce, lasciando alcuni giorni fa la comunità di recupero a cui era stato affidato in un progetto di messa alla prova. Non è stato trovato a casa di parenti, né dagli amici. Sparito, nascosto da qualche parte, in una protesta tanto illogica quanto velleitaria. È una storia che vede protagonista un minorenne finito agli arresti per tentato omicidio. Lo scorso gennaio, si è macchiato di un reato grave ai danni di un suo coetaneo, suo compagno di scuola. Un tentato omicidio, con una pugnalata che solo per miracolo non ha provocato conseguenze irrimediabili. Motivi di gelosia, questioni legate a una ragazzina contesa. Una brutta storia che si è consumata in piazza Carlo III, la zona frequentata dai due ragazzini che risultavano iscritti nello stesso istituto scolastico.
Un episodio circoscritto, che ha fatto scattare indagini lampo, con tanto di intervento da parte delle forze dell’ordine. Fatto sta che lo studente aggressore è stato arrestato. Davanti al giudice, il minore ha chiesto scusa, tanto da stringere la mano alla vittima. Anzi: i due si sono abbracciati. Poi la messa alla prova, l’ingresso in una comunità di recupero nel casertano, per dare seguito a un progetto di recupero basato su scuola, lavoro, formazione sportiva. Difeso dall’avvocato napoletano Domenico Dello Iacono, lo studente sembrava pronto al riscatto.
Non è l’unico caso legato al pianeta giovanile. In questi giorni sono stati arrestati, sempre per tentato omicidio, due minorenni accusati di aver sferrato coltellate contro un bagnino di Marechiaro - in zona Scoglione -, che aveva osato chiedere loro di lasciare le sdraio, per la chiusura del lido. Agli atti le chat tra uno degli aggressori e la fidanzata, subito dopo aver messo a segno il ferimento: «Mi è salito il sangue alla testa... mi ha provocato in modo esagerato... comunque gliene ho date due in petto... il mio amico gliene ha data una».
Parlano di coltellate, quanto basta a spingere il giudice a convalidare il fermo scattato al termine delle indagini condotte dalla Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Non hanno dubbio gli inquirenti sull’azione dolosa, che avrebbe potuto provocare conseguenze drammatiche, nel corso di una lite scatenata - si legge agli atti - dall’atteggiamento burbero della vittima del ferimento. E sono gli inquirenti di Napoli a parlare di «insana cultura predelinquenziale», che spinge i più giovani a portare armi bianche nel corredo da spiaggia: «Questi minori - scrivono i pm della Procura dei Colli Aminei - sono figli di sottosviluppo culturale, che agiscono senza pensare alle conseguenze». Un passaggio, quest’ultimo, che fa i conti con una delle frasi estrapolate sempre dalle chat immediatamente successive all’aggressione sanguinaria: «Non posso tornare indietro...», scrive uno dei due, quando prende consapevolezza delle condizioni del bagnino, raggiunto da almeno tre coltellate. Sangue e coltelli, minori e violenza. Come quanto accaduto a gennaio in piazza Carlo III, protagonista un ragazzino in fuga dalla comunità, di fronte al no di un giudice all’ennesimo permesso premio.