Giovani e inoperosi, uno su tre è “neet”: senza studi e lavoro

In aumento l’esercito di inoccupati, sos del Comune: ora progetti in campo

Giovani
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di Gennaro Di Biase
Venerdì 30 Giugno 2023, 23:45 - Ultimo agg. 1 Luglio, 17:59
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Tre under 35 su 10, a Napoli, non studiano e non lavorano. Questa la fotografia dei dati Anpal 2023. Uno scenario che assume ancor più rilevanza se lo si incrocia con i dati aggiornati dell’anagrafe forniti da Palazzo San Giacomo: i residenti tra i 16 e i 35 anni, nel Comune di Napoli, sono 121mila. In altri termini, i Neet (acronimo anglofono di “not engaged in Education, employment or training”, cioè “non impegnato nell’istruzione, nel lavoro o nella formazione”), sono 36600. Uno dei dati più alti del Paese.

Le limitazioni sul reddito di cittadinanza hanno fatto decrescere, ma non di molto, le percentuali del giovane esercito partenopeo degli inattivi.

E cioè nella città metropolitana «più giovane d’Italia», per età media degli abitanti. Il dato dei Neet si incrocia ovviamente con quello del lavoro nero e della dispersione scolastica, specialmente se si considera la fascia d’età compresa tra i 16 e i 18 anni, in cui gli inattivi in città sono circa «10mila», secondo le stime di Giovanni Laino, vicepresidente dell’associazione Quartieri Spagnoli e responsabile nazionale e partenopeo del progetto Se.Po.Pas (Sentieri, ponti, passerelle), nato proprio per combattere il fenomeno dei Neet. Gli esiti di Se.Po.Pas sono stati presentati ieri, al Parco dei Quartieri Spagnoli. 

Dopo due anni con 75 neet dai 16 ai 19 anni di Napoli, Reggio Calabria e Messina, il progetto (finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini) li ha aiutati a trovare una strada nel lavoro e nella vita. «Che farei oggi senza questo progetto? – sospira Christian, 18 anni – Non lo so, è la domanda che mi faccio anche io».

Ed è servito proprio a questo, Se.Po.Pas: a dare una motivazione ai giovani. «I neet sono un mondo di mondi – prosegue Laino – perché coprono età diverse. Tra i 16 e i 18 anni ci sono circa 10mila ragazzi napoletani che non studiano e non lavorano, secondo le nostre stime. Nelle succursali di diversi istituti tecnici, su 25 iscritti, in aula si trovano 5 studenti che frequentano stabilmente. Per combattere la dispersione servono pene più severe, oggi sono irrisorie. Lo Stato potrebbe intervenire con una sospensione del reddito di cittadinanza e altre misure assistenziali per i genitori che non mandano i figli a scuola.

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C’è una variabile territoriale che incide sulla percentuale dei Neet: chiaro che a San Giovanni se ne trovino più che in quartieri meno difficili, ma ci sono anche giovani di famiglie del ceto medio che sono in difficoltà. Ai ragazzi serve un mentore». «I dati anagrafici del Comune dicono che i residenti tra i 16 e i 35 anni sono 121mila – aggiunge l’assessore al Lavoro Chiara Marciani – I dati percentuali aggiornati dell’Anpal ci dicono che il 30% di loro appartiene alla categoria dei Neet.Un numero altissimo. A livello demografico, secondo i dati Istat degli ultimi mesi, siamo la città metropolitana più giovane d’Italia. Ma non è detto che servano 80milioni di follower su Tik-Tok per riuscire nella vita».

Le segnalazioni di dispersione scolastica da inizio anno raccontano di 2004 studenti assenti dai banchi (distribuiti nelle 10 municipalità, tra cui 392 da Ponticelli-Barra-San Giovanni, 359 da Miano-Secondigliano, 20 dal Vomero e 70 da Chiaia-Posillipo). Su questo, le risorse messe in campo sono ingenti. 14,85 milioni distribuiti su 78 istituti scolastici partenopei che dovranno presentare progetti per «interventi straordinari finalizzati alla riduzione nella scuola secondaria della dispersione scolastica» per il Patto educativo per Napoli. «I dati acquisiti attraverso la piattaforma comunale ci hanno consentito di individuare le famiglie da sostenere con l’intervento degli assistenti sociali, e di avere una mappa dell’evasione dall’obbligo scolastico – argomenta l’assessore all’Istruzione Maura Striano – Nei prossimi giorni incontreremo i presidenti delle municipalità e i dirigenti delle scuole da cui è pervenuto il maggior numero di segnalazioni per programmare azioni ed interventi integrati».

Tornando a Se.Po.Pas., selezionato nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, il presidente di “Con i Bambini” Marco Rossi Doria spiega: «Abbiamo sostenuto 600 progetti in Italia e coinvolto oltre 500 mila minori e le loro famiglie».

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