Nuove generazioni, anche tra i giovani persistono gli stereotipi di genere

La psicologa Monica Martuccelli: «È importante fare molta psico-educazione con i ragazzi. Aiutarli a capire e rispondere alle loro domande»

Giovani ragazzi
Giovani ragazzi
di Clara Lacorte
Venerdì 15 Marzo 2024, 22:30
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A pochi giorni dalla Giornata internazionale della donna, celebrata in tutto il mondo il giorno 8 marzo, possiamo tristemente affermare che, nonostante si cerchi di ricordare soprattutto ai più giovani l’importanza di rispettare le donne, le nuove generazioni sono purtroppo ancora vittime degli stereotipi di genere.  

Secondo una ricerca pubblicata dal Cnr, il Consiglio Nazionale delle ricerche, esiste un «gap» importante tra maschi e femmine il quale determina una serie di discriminazioni e violenze messe in atto dai ragazzi nei confronti delle ragazze. Tra il 2020 ed il 2019, il Cnr si è rivolto ad un gruppo di giovani ragazzi delle scuole superiori chiedendo di esprimere il proprio accordo o disaccordo in merito ad alcuni temi fondamentali. Il risultato della loro inchiesta è stato particolarmente interessante. Infatti, 4 adolescenti su 10 alla domanda «deve essere ancora solo l'uomo a mantenere la famiglia» la risposta è stata “si”.

E ancora, sempre secondo la ricerca svolta dal Cnr, per 1 ragazzo su 4 è giusto che a comandare in casa sia una figura maschile e, inoltre, 1 ragazzo su 5 ritiene che il tradimento femminile sia da considerarsi ben più grave. In poche domande è già possibile riconoscere la presenza di stereotipi di genere tra le nuove generazioni che, certamente, non si possono considerare solo come frutto della propria fantasia.

Ebbene ad influenzare tali pensieri è la maggior parte delle volte lo stesso contesto familiare. Immaginiamo, infatti, che un ragazzo cresca in un ambiente familiare in cui il padre sia l’unico a poter decidere per la famiglia ma anche per ogni singolo componente della stessa.

Immaginiamo un padre che non tollera di spostare un piatto, lavare un bicchiere o rifare un letto, perché «c’è già la moglie (o la figlia) che lo fa molto meglio». Bene, questa serie di comportanti non può che influenzare negativamente il ragazzo che vive quella situazione famigliare e, di conseguenza, sarà lui stesso ad esigere le stesse cose fuori dal suo nido. Ciò avverrà perché al ragazzo verrà spacciato come «normalità» della vita, perché le cose sono sempre andare così e, quindi, per quale motivo si dovrebbe cambiare?

A pagare il caro prezzo di tali stereotipi sono, più di tutti, le giovani donne. La possibilità di ricevere discriminazioni sul posto di lavoro, di tipo salariale o comportamentale, rimangono ancora oggi molto alte. Si fa ancora fatica a vedere donne ricoprire ruoli apicali in aziende, soprattutto se importanti, così come si ha difficoltà a condere uno stipendio più alto rispetto a quello di un uomo. Ma anche nel mondo della politica, dello spettacolo e dello sport persistono le stesse problematiche. «Io credo che sia importante fare molta psico-educazione con i ragazzi, fermarsi e rispondere alle loro domande. Non dobbiamo dimenticare che, gli adolescenti soprattutto, sono in una fase di costruzione della loro identità adulta. Questa è la fase in cui sono pieni di dubbi, incertezze, sicurezze e domande che riguardano tutto ciò che gli circonda. Per questo motivo hanno bisogno di qualcuno che gli aiuti e gli dedichi del tempo per spiegare loro come ci si deve relazionare con l’altro» spiega la psicologa e psicoterapeuta Monica Martuccelli

Senza dubbio la disparità di genere è resa ancora più evidente nei contenuti che, giornalmente, vengono veicolati attraverso i social media. Ma ancora di più dei contenuti i commenti riservati a donne e ragazze che decidono di comunicare in un modo, ovviamente quasi sempre secondo gli uomini, non convenzionale rispetto a ciò che la società si aspetta da loro. Infatti, sarà capitato tante volte ad ognuno di noi di imbattersi nel post di una ragazza X vestita con un abito corto, scollato oppure in costume da bagno. La maggior parte delle volte i commenti dedicati a questo genere di contenuti sono i più disparati, ma quasi tutti (perlopiù fatti da ragazzi o uomini) sono di tipo discriminatorio. Ciò che è peggio è che determinate volte i commenti possono essere più pesanti di una violenza corporea o, ancora peggio, giustificare una violenza fisica come ad esempio “se ti vesti così è normale che ti possa accadere qualcosa di brutto”. Come se vestirsi in un modo piuttosto che in un altro determini la possibilità di mettersi in pericolo da sole. Come se fosse una scelta che noi donne facciamo prima di uscire di casa e non, al contrario, una scelta di chi decide di ferire un altro essere umano con le proprie azioni. Tu, donna, prima di uscire di casa hai la possibilità di scegliere come vestirsi. Se ti vesti in maniera opportuna per la società non avrai problemi (e non è neanche così sicuro), se invece ti vesti in maniera provocante io, uomo, potrei essere autorizzato a comportarmi male con te perché ti sei vestita in questo modo.

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Messaggi come questi, purtroppo, sono all’ordine del giorno sui social media e quando si tratta di adolescenti le conseguenze sono ancora più pericolose. D’altro canto, le cronache nazionali sono piene, ogni giorno, di femminicidi brutali, di uomini che perdono il controllo e che non riescono ad amare senza ferire. Ancor più sconfortante è vedere che spesso ad ucciedere o stuprare sono giovani ragazzi, piccoli uomini che non rispettano le donne.

«I social media fanno parte del presente e del futuro, il punto è come i ragazzi si approcciano al social. Anche in questo caso, i ragazzi andrebbero maggiormente seguiti soprattutto sui contenuti che guardano e condividono. Qui un ruolo centrale è della famiglia e della scuola. Purtroppo molte dinamiche sbagliate nascono proprio in famiglia. Non è un luogo comune, ma ci viene detto dalla storia, dalla letteratura scientifica. La famiglia deve essere in grado di parlare ai ragazzi, di capire i disagi e di aiutarli. La scuola, d’altro canto, deve aiutare i ragazzi a costruire un'identità adulta sana» chiarisce la dottoressa Martuccelli. Nonostante ci sia ancora molto da migliorare, non bisogna pensare che le nuove generazioni in generale siano ancora piene di stereotipi. Per fortuna, questa condizione non interessa più un gran numero di ragazzi che, al contrario, credono fortemente nella necessità di invertire tale sistema e rendere la società quanto più paritaria possibile. Purtroppo, i ragazzi da soli possono fare poco per cambiare il sistema in cui viviamo. Se è vero che loro proteggeranno l’eredità di questo mondo, allora il compito di consegnare loro un pianeta migliore non può che essere degli adulti, in particolare delle famiglie.

Crescere ragazzi senza rispetto per il prossimo oggi, significa avere degli uomini codardi nel domani.    

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