Napoli, Acri e il Fondo per la Repubblica Digitale: l'incontro «Italia comunità digitale. I Neet e il lavoro»

Per i giovani Neet tra i 15 e i 29 anni c'è rischio di esclusione dal mercato del lavoro

Disoccupazione per i Neet
Disoccupazione per i Neet
Giovedì 11 Aprile 2024, 12:40
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Secondo i dati Istat i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico/formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa, i cosiddetti Neet (Neither in Employment nor in Education and Training), presentano un concreto rischio di esclusione dal mercato del lavoro, che aumenta al crescere del tempo trascorso in tale condizione.

In Italia, la quota di Neet sul totale dei 15-29enni, stimato al 19% per il 2022, ritorna al valore del 2007 (18,8%). In Ue è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12,0%) e tedesco (8,6%). Il gap con l’Europa è massimo per i diplomati (8,3 punti) e scende a sei punti sia per i titoli terziari sia per chi ha al più un titolo secondario inferiore, (nonostante il calo generalizzato dei Neet sia stato leggermente più marcato proprio tra chi ha un titolo secondario superiore).

Il digitale può aiutare a contrastare il fenomeno dei Neet? Quali sono gli strumenti essenziali che le giovani generazioni possono acquisire per non rimanere indietro e cogliere tutte le opportunità della transizione digitale? Su questo tema si confronteranno il 12 aprile, dalle ore 11, a Napoli i partecipanti all’incontro “Italia comunità digitale. I Neet e il lavoro”, un ciclo di otto eventi organizzato dalla Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Sud e promosso da Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio con il Fondo per la Repubblica Digitale. 

Dopo i saluti di Orazio Abbamonte, presidente Fondazione Banco di Napoli e rappresentante delegato per la Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Sud, interverranno: Pier Paolo Baretta, Assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Giovanni Azzone, presidente di Acri, Domenico Credendino, presidente Fondazione Carisal.

Si confronteranno sul tema Clara Morelli, autrice e content creator per Will Media, e Barbara Leda Kenny, esperta di politiche di genere.

L’incontro si concluderà con una tavola rotonda che vedrà come protagonisti Antonio Pescapè, direttore scientifico Digita Academy (Università Federico II di Napoli), Daniela Porpiglia, vicepresidente Italian Institute for the Future, e Giovanni Fosti, presidente Fondo per la Repubblica Digitale Impresa Sociale. L’incontro sarà moderato da Pier Luigi Pisa, giornalista di “La Repubblica”. 

«Anche le Fondazioni di origine bancaria del Sud partecipano convintamente al Fondo per la Repubblica Digitale – ha dichiarato Orazio Abbamonte, presidente Fondazione Banco di Napoli e rappresentante delegato per la Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Sud – Si tratta di una grande iniziativa nazionale che sta mobilitando tutti i territori del Paese e il Mezzogiorno sta rispondendo molto bene: sia in termini di proposte progettuali presentate e selezionate, sia per quanto riguarda i partecipanti ai corsi già attivati. È il segnale che stiamo andando nella direzione giusta. Ma c’è ancora tanta strada fare, perché il fenomeno dei Neet nelle regioni del Sud è molto esteso e preoccupante. Le azioni messe in campo dalle Fondazioni di origine bancaria, anche grazie al Fondo per la Repubblica Digitale, possono permettere di sperimentare nuove pratiche di intervento da diffondere su tutto il territorio nazionale».  

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Per Giovanni Fosti, presidente del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale: «In Italia abbiamo uno tra i più alti tassi di Neet all’interno dell’Unione europea. Come possiamo aiutare queste persone? Può il digitale aiutarci nel contrastare questo fenomeno? Far sì che più ragazzi abbiano accesso al digitale, ai suoi strumenti, impegnarsi per superare il digital divide, significa lavorare affinché il maggior numero di persone abbia l’opportunità di accrescere le proprie conoscenze, di costruire nuove alleanze e ripensare insieme – pubblico, privato, terzo settore, operatori – un modo nuovo per attivare una maggiore coesione sociale e non lasciare indietro nessuno. Impegnarsi in questa direzione è un contributo per realizzare una società più giusta ed è, allo stesso tempo, una strategia per sviluppare delle competenze necessarie per il futuro del Paese».

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