Napoli, morto durante il raid: ora la Procura indaga sui 40 minuti di follia al Cardarelli

Napoli, morto durante il raid: ora la Procura indaga sui 40 minuti di follia al Cardarelli
di Melina Chiapparino e Leandro Del Gaudio
Lunedì 7 Giugno 2021, 23:09 - Ultimo agg. 8 Giugno, 19:46
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Non ce l’hanno fatta. Non sono riusciti a salvarlo: non per mancanza di tempo o di volontà, ma perché costretti a difendersi dall’assalto improvviso - a colpi di mazze da scopa - consumato in piena notte. Donne, in prevalenza, qualche uomo: tutti pronti a vendicare la morte della loro congiunta (si chiamava Maria S., aveva 68 anni), sferrando colpi violenti contro un’intera equipe medica che si trovava a presidiare il reparto di medicina d’urgenza del Cardarelli

Quarto piano, qualche minuto dopo la mezzanotte tra sabato e domenica, siamo nel nosocomio più grande del sud Italia: scoppia l’inferno. Una decina di persone si scagliano contro il personale sanitario (due medici e otto infermieri), dopo aver appreso la notizia della morte della propria congiunta. Un episodio grave, purtroppo non inedito, che diventa drammatico in quei quaranta minuti in cui si consuma il raid: durante la rappresaglia muore un paziente, rimasto inevitabilmente senza assistenza. Si chiamava Tammaro M., classe 1945, versava in condizioni critiche per un problema oncologico.

Pare sia stato colpito da una crisi respiratoria - condizionale doveroso, verifiche ancora in corso -, ma nulla è stato possibile di fronte all’improvviso aggravamento delle sue condizioni cliniche. 

Nulla è stato fatto, perché niente era possibile fare, secondo quanto emerso in questa primissima fase delle indagini. Una morte che ricorda un episodio analogo avvenuto il primo marzo dello scorso anno, in una corsia dell’ospedale Pellegrini, quando una donna venne lasciata morire, mentre un’altra orda di teppisti (amici e parenti di un babyrapinatore ucciso) devastavano il pronto soccorso. Morti invisibili, senza neppure la possibilità di ottenere uno sguardo di compassione o una carezza da parte di un essere umano, di un medico o di un infermiere. Morti in una trincea di guerra, quella del caos e della rabbia animalesca, che si è abbattuta a pochi metri dalla loro lettiga.  

Indagini lampo, il caso Cardarelli è in Procura, sul tavolo del procuratore aggiunto Sergio Ferrigno (che coordina un pool specializzato nei casi di interruzione di pubblico servizio negli ospedali). Sono stati sentiti medici e infermieri, che non hanno fatto altro che attestare il proprio senso di impotenza: «Ci avevano aggrediti, non si fermavano più. Abbiamo cercato di mettere a riparo un macchinario decisivo per il nostro lavoro, una sorta di strumento salvavita, abbiamo cercato di fronteggiare quei colpi...».  

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C’era chi è stato costretto ad indietreggiare verso uno sgabuzzino o verso la toilette, la situazione è degenerata. Minuti interminabili, un’eternità: quaranta minuti di follia che hanno provocato la morte del 76enne. Impossibile stabilire se quell’aggressione sia stata la causa o una concausa della morte di Tammaro M., impossibile - allo stato delle indagini - sostenere che la colpa della morte dell’uomo sia da ascrivere interamente ai protagonisti di quell’inferno notturno. Di certo, quel raid è al centro delle indagini condotte dalla Procura di Napoli, forti del lavoro condotto sin da domenica notte dai carabinieri della compagnia Vomero. Testimonianze agli atti, ora si attende gli esiti dell’autopsia, l’analisi delle cartelle cliniche, nel tentativo di cristallizzare l’orario del decesso, ma anche degli interventi avvenuti nella notte orribile al Cardarelli. Stesso zelo investigativo nel corso dell’indagine sul primo decesso (quello della 68enne Maria, pochi) e su un terzo evento luttuoso, accaduto la notte tra domenica e lunedì.

Siamo ancora al Cardarelli, quando si è verificato il decesso di Rosaria C. (classe 1964), provocando la rabbiosa reazione del figlio: un pugno contro una vetrata, che va in frantumi (ma ne parliamo più diffusamente nella pagina a fianco), a conferma di uno scenario di violenza seriale. Due aggressioni, tre morti in due giorni: con il sospetto che una persona sia rimasta lì in attesa di cure, rantolando nella speranza di un soccorso che non è arrivato. Che non poteva arrivare, in quei minuti di caos e paura. Indagini in corso, subito identificati gli aggressori: sono accusati di danneggiamento, violenza, minacce, interruzione di pubblico servizio. Sono gli stessi che hanno sporto denuncia per avere chiarezza sulla morte della propria parente (parliamo sempre di Maria), ritenendosi vittime di un caso di malasanità. Una notte, tre fascicoli, tanta rabbia, la parola al pm.  

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